Storia della Venezia Giulia - Associazione Giuliani nel Mondo
Storia della Venezia Giulia - Associazione Giuliani nel Mondo
Storia della Venezia Giulia - Associazione Giuliani nel Mondo
You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
36<br />
senti come già sappiamo fin dalla metà del Duecento: i Cappuccini, i Gesuiti, i<br />
Carmelitani, le Clarisse, i Fatebenefratelli ed infine le Orsoline. Vennero anche eretti<br />
la chiesa dedicata a sant’ Ignazio di Loyola, fondatore dell’ordine dei Gesuiti, ed un<br />
Seminario, in ottemperanza a quanto era stato stabilito dal Concilio di Trento, per<br />
l’istruzione dei giovani che sceglievano di diventare sacerdoti. Si potè aprirlo <strong>nel</strong> 1629,<br />
grazie all’impegno dei Gesuiti e alla generosità del conte Werdenberg, marito <strong>della</strong><br />
contessa Caterina Coronini, utilizzando il palazzo che oggi è sede <strong>della</strong> Biblioteca<br />
Civica <strong>nel</strong>l’odierna via Mameli, acquistato e ingrandito dai Gesuiti per trovare spazio<br />
per i 60 studenti dai 12 ai 19 anni che lo frequentavano a quell’epoca. La fondazione<br />
Werdenbergica ebbe vita fiorente fino alla soppressione <strong>della</strong> Compagnia di Gesù, che<br />
comportò la chiusura delle scuole e del Seminario e una grave perdita per la cultura<br />
goriziana. Intanto in borgo Piazzutta grazie al barone Vito Delmestri erano stati<br />
costruiti un piccolo ospedale, affidato ai Fatebenefratelli, un convento ed una cappella<br />
che divenne poi la chiesa dei Santi Vito e Modesto.<br />
La cultura beneficiò notevolmente dell’opera educativa degli ordini religiosi presenti<br />
in città, poiché i giovani goriziani poterono avvalersi di ottimi insegnanti che,<br />
provenendo dai collegi e dalle accademie romane, divennero anche diffusori <strong>della</strong> cultura<br />
e <strong>della</strong> lingua italiana. In particolare il collegio dei Gesuiti, attivo dal 1621, grazie<br />
al livello di preparazione che offriva richiamò studenti non solo dalla Contea ma<br />
anche dal vicino Veneto e dal Friuli. L’attività svolta dai Gesuiti fu di importanza fondamentale<br />
per la cultura <strong>della</strong> Contea: grazie a loro si registrò un miglioramento<br />
non solo <strong>nel</strong>l’educazione dei giovani, ma anche nei loro costumi di vita. Per tutto il<br />
Seicento ed il Settecento la vita culturale ebbe come suo centro le scuole gesuitiche,<br />
dove l’attività veniva organizzata con molta serietà, secondo le regole dettate<br />
dall’ordine e i metodi <strong>della</strong> scienza educativa del tempo. I quattrocento scolari, inseriti<br />
in classi di 70/80 allievi, frequentavano le lezioni per undici mesi all’anno e sottostavano<br />
ad una disciplina severa. La scuola venne prima ospitata in via Mameli e successivamente,<br />
<strong>nel</strong> Settecento, in un nuovo grande fabbricato a fianco <strong>della</strong> chiesa di<br />
Sant’Ignazio, dedicata al fondatore dell’ordine. L’edificio fu demolito tra le due guerre,<br />
<strong>nel</strong>l’intenzione di ampliare la piazza <strong>della</strong> Vittoria, ma al suo posto venne costruito<br />
il palazzo dell’INPS.<br />
Un’altra istituzione importante per la vita <strong>della</strong> città fu quella <strong>della</strong> Scuola delle<br />
Madri Orsoline, tuttora esistente, che operando a partire dal 1672 ebbe anch’essa un<br />
ruolo fondamentale per l’educazione e l’istruzione di decine di migliaia di ragazze. Le<br />
suore grazie a varie elargizioni di nobildonne goriziane poterono acquistare alcuni edifici<br />
che collegarono in un grande complesso tra l’odierna via Morelli, via Crispi e piazza<br />
<strong>della</strong> Vittoria, <strong>nel</strong>l’attuale via delle Monache. Qui trovarono posto <strong>nel</strong> 1672 la scuola<br />
esterna gratuita, il collegio per le allieve paganti, il convento ed una chiesa. Oggi<br />
non rimane quasi traccia di queste costruzioni a causa delle distruzioni provocate<br />
dalla Prima guerra mondiale. Nel 1922 fu necessario acquistare la villa di Giacomo<br />
Ceconi, (costruttore <strong>della</strong> ferrovia Transalpina), <strong>nel</strong>la zona di Montesanto, oggi via<br />
Palladio, dove le suore si trasferirono <strong>nel</strong> 1928. L’architetto Max Fabiani elaborò il pro-