Storia della Venezia Giulia - Associazione Giuliani nel Mondo
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ta la civiltà micenea, soffocata intorno al 1150 dai Dori, che si impadronirono di quasi<br />
tutto il Peloponneso, dando inizio al cosiddetto “Medioevo ellenico”.<br />
Nell’Europa centro-settentrionale sorsero culture megalitiche, mentre in alcune zone<br />
<strong>della</strong> Germania, in Svizzera e in Italia settentrionale si diffusero i villaggi su palafitte.<br />
In Italia fiorì a partire dal terzo millennio a.C. la cultura nuragica (Sardegna), a cui<br />
fece seguito un migliaio di anni dopo quella villanoviana (Toscana ed Emilia), finché<br />
non arrivarono all’inizio del secondo millennio i popoli indoeuropei, di cui parleremo<br />
diffusamente fra poco, tra i quali quelli più importanti per la storia <strong>della</strong> nostra regione<br />
furono i Veneti e i Latini.<br />
Nell’area da noi studiata in quest’epoca venivano eretti tumuli di pietra e i defunti<br />
venivano deposti in tombe come quelle scoperte a Tolmino, sul monte Calvario e a San<br />
Pietro. Risalgono a questo periodo i primi insediamenti stabili, difesi da mura di cui<br />
possiamo ancora oggi vedere i resti, collocati su alture, come i castellieri di<br />
Monfalcone, Redipuglia, Polazzo, Castellazzo, Doberdò, ma anche di Trieste e gran<br />
parte dell’Istria, dove se ne contano non meno di cinquecento. Queste strutture di<br />
difesa proteggevano comunità che lavoravano la pietra e forgiavano oggetti in bronzo,<br />
ed erano dedite all’agricoltura, all’allevamento di bestiame, alla caccia e alla pesca.<br />
Anche su vari colli che circondano la pianura goriziana sono stati rinvenuti i resti delle<br />
mura perimetrali di castellieri dell’età del bronzo, il che lascia supporre che sul colle<br />
<strong>della</strong> città ve ne potesse essere uno, le cui pietre potrebbero essere state utilizzate in<br />
epoca posteriore per altre costruzioni. Non mancano però anche tracce <strong>della</strong> cultura<br />
veneta che ad Este aveva il suo centro vitale e che allargò la sua influenza fino a queste<br />
zone.<br />
Appartengono all’età del ferro invece sia le ottomila tombe e i resti di un insediamento<br />
di capanne ritrovate a Santa Lucia (Most na Soči), sia i resti sull’altura di Santa<br />
Caterina sopra Nuova Gorizia (Nova Gorica) che avevano suggerito <strong>nel</strong> Seicento ai<br />
primi studiosi goriziani di identificare la località con l’antica città di Noreia, citata<br />
dallo storico Strabone.<br />
Fin dagli inizi l’area, che costituiva un punto di passaggio tra le zone montane del<br />
Carso e del Collio e la pianura veneto-friulana, fu caratterizzata dalla compresenza di<br />
lingue e culture differenti, in quanto si insediarono qui diversi popoli: Protoilliri,<br />
Veneti, Istri e Galli Carni.<br />
Essi appartenevano tutti al gruppo indoeuropeo, termine con cui si indicano le genti<br />
che si presume abitassero intorno al quinto millennio a.C. <strong>nel</strong>le steppe dell’attuale<br />
Russia meridionale a nord del mar Nero e del Mar Caspio. Questi gruppi umani, che<br />
parlavano lingue molto simili, <strong>nel</strong> corso di successive migrazioni avvenute a distanza<br />
anche di molti secoli l’una dall’altra si stanziarono in un’area molto vasta, occupando<br />
l’India (Arii), gli attuali Iran e Afghanistan, l’Anatolia (Ittiti) e l’Europa (Celti, Achei,<br />
Dori, Italici,Veneti, Latini, Osci, Umbri, Sabelli e Siculi, Germani e Slavi).<br />
Quasi tutte le lingue parlate oggi in Europa sono indoeuropee: il russo e tutte le lingue<br />
slave, il greco, le lingue neolatine, il tedesco e l’inglese.<br />
Nella nostra regione, <strong>nel</strong>l’età del bronzo giunsero in Istria risalendo la penisola bal-