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Storia della Venezia Giulia - Associazione Giuliani nel Mondo

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elazione umana tra le diverse etnie, che si erano inaspriti durante il conflitto.<br />

L’avvento del fascismo impedì le iniziative di mediazione e ostacolò un rientro alla<br />

normalità: le richieste degli sloveni di ottenere alcune autonomie vennero respinte, le<br />

loro scuole chiuse, i loro cognomi e in molti casi anche i nomi di battesimo italianizzati.<br />

Negli anni Venti i fascisti incendiarono varie sedi delle attività culturali e artistiche<br />

slovene: a Trieste e a Pola il Narodni dom e a Gorizia il Trgovski dom, costruito <strong>nel</strong> 1904<br />

su progetto dell’architetto Max Fabiani. Si voleva assimilare con la forza la comunità<br />

slovena e quella croata bloccando il corso <strong>della</strong> storia, <strong>nel</strong>la convinzione che per farlo<br />

bastasse sciogliere tutte le organizzazioni, i partiti politici, i circoli culturali, le associazioni<br />

sportive, le banche slovene o croate. Militanti politici ed intellettuali vennero<br />

arrestati o espulsi,altri furono licenziati e perseguitati in vari modi. Gli squadristi furono<br />

protagonisti di vari episodi di violenza, come <strong>nel</strong> caso di Alojz Bratuzˇ, che fu<br />

costretto a bere olio lubrificante e morì tra atroci sofferenze soltanto perché aveva<br />

organizzato un coro natalizio in lingua slovena. Per un complesso di cause politiche ed<br />

economiche alcune decine di migliaia di sloveni e croati decisero quindi di emigrare.<br />

Altri cercarono di opporsi clandestinamente al fascismo aderendo al TIGR - dalle iniziali<br />

di Trieste, Istria, Gorizia e Rijeka (Fiume) - oppure al movimento Borba, “lotta”.<br />

Incendiarono asili, scuole e ricreatori italiani, organizzarono un attentato al Faro <strong>della</strong><br />

Vittoria a Trieste e ad una sede di un giornale fascista triestino, provocando la morte di<br />

un redattore. Le autorità risposero arrestando una sessantina di membri dell’organizzazione<br />

e fucilando quattro di essi <strong>nel</strong> 1930 presso Basovizza.<br />

I provvedimenti presi dal fascismo erano in linea del resto con la prassi utilizzata<br />

a quel tempo da tutte le nazioni europee nei confronti delle proprie minoranze (il<br />

rispetto delle minoranze non era un valore a quell’epoca), ma innescarono una spirale<br />

di odio che ebbe ripercussioni nefaste durante e dopo la seconda guerra mondiale.<br />

Eppure anche gli jugoslavi si stavano comportando <strong>nel</strong>lo stesso modo nei confronti<br />

delle minoranze del loro Paese: coloni provenienti dalla <strong>Venezia</strong> <strong>Giulia</strong> vennero<br />

inviati in territori appartenuti all’Ungheria e all’Austria, in Kossovo e in Macedonia,<br />

<strong>nel</strong>l’ambito di una politica di snazionalizzazione. Tra Italia e Jugoslavia i rapporti si<br />

fecero meno tesi quando fu firmato un patto di amicizia e poi un accordo, <strong>nel</strong> 1937,per<br />

reprimere nei rispettivi territori le attività dei terroristi volte contro l’altro stato. In<br />

questo modo il governo italiano bloccò i terroristi croati ustascia addestrati in Italia,<br />

che <strong>nel</strong> 1934 avevano ucciso a Marsiglia il re Alessandro di Jugoslavia, mentre la<br />

Jugoslavia sciolse associazioni di emigranti dalla <strong>Venezia</strong> <strong>Giulia</strong> e il TIGR, <strong>nel</strong> tentativo<br />

di far cessare l’attività terroristica. Ancora <strong>nel</strong> 1940 saranno arrestati a Trieste altri<br />

300 tigoristi, cinque dei quali saranno fucilati.<br />

Il 18 gennaio 1923 con un provvedimento che risultò traumatico per le genti <strong>della</strong><br />

zona la Provincia di Gorizia fu soppressa, con lo scopo di ridurre il peso <strong>della</strong><br />

minoranza slovena <strong>della</strong> provincia, che venne inserita <strong>nel</strong>la grande Provincia del Friuli,<br />

con capoluogo Udine. Solo pochi anni più tardi però, <strong>nel</strong> 1927, a seguito delle proteste<br />

delle popolazioni e delle difficoltà incontrate <strong>nel</strong>l’amministrazione di aree provenienti<br />

da due diversi ordinamenti giuridici, il governo di Mussolini fu costretto a ripri-<br />

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