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Storia della Venezia Giulia - Associazione Giuliani nel Mondo

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già citato Graziadio Isaia Ascoli (1829-1907), di origini ebraiche. Insigne glottologo<br />

e studioso, insegnò a Milano storia comparata delle lingue classiche e neolatine,<br />

ottenne importanti attestazioni ed onorificenze e divenne membro del Consiglio<br />

Superiore <strong>della</strong> Pubblica Istruzione e senatore del Regno d’Italia. Fu lui, <strong>nel</strong> 1863, a<br />

coniare il neologismo “<strong>Venezia</strong> <strong>Giulia</strong>”. In suo onore <strong>nel</strong> 1880, quando lo studioso era<br />

ancora vivente, la contrada del Ghetto prese il nome di via Ascoli.<br />

Sempre alla comunità ebraica apparteneva Carlo Michelstaedter (1887-1910), filosofo<br />

dalla personalità poliedrica, che morì suicida a ventitré anni. La famiglia paterna era<br />

di origine tedesca, mentre il bisnonno materno, l’eminente Isacco Samuele<br />

Reggio(1784-1885), era stato un insigne studioso oltre che rabbino <strong>della</strong> comunità<br />

israelita goriziana. Anche Alberto, il padre di Carlo, fu un uomo di grande cultura, sposato<br />

con Emma Luzzatto, sorella di Carolina, direttrice del “Corriere friulano”. Dopo<br />

aver frequentato il Ginnasio a Gorizia, dove conobbe anche Biagio Marin, Carlo, dato<br />

che <strong>nel</strong>la regione non esisteva un’università italiana, decise di trasferirsi a Firenze,<br />

dove studiò filosofia e preparò una tesi di laurea dal titolo “La persuasione e la retorica”<br />

che però non fu mai discussa proprio a causa <strong>della</strong> sua morte. Nella sua breve vita<br />

compose saggi, racconti e poesie oltre a dedicarsi al disegno e alla pittura. La famiglia<br />

visse al n. 8 di Piazza Grande, oggi Piazza <strong>della</strong> Vittoria, finché la madre e l’ultima<br />

sorella di Carlo non furono deportate <strong>nel</strong> 1943 ad Auschwitz.<br />

La vita culturale <strong>della</strong> città risentì in modo positivo anche <strong>della</strong> presenza <strong>della</strong> scuola<br />

civica di musica,diretta dal maestro Frinta. All’ultimo decennio dell’Ottocento risalgono<br />

i primi concerti e le prime composizioni di Augusto Cesare Seghizzi (1873-<br />

1933). Organista, direttore di cori e compositore, ottenne grandi consensi e prestigiosi<br />

riconoscimenti con composizioni sacre e profane, ancora oggi eseguite. Anche sua<br />

figlia Cecilia si distinse in campo musicale: fu violinista, insegnante di musica, compositrice<br />

e direttrice di cori. In quegli anni iniziava la sua attività anche il violinista<br />

Rodolfo Lipizer (1895-1974). Formatosi dapprima alla Civica Scuola di musica di<br />

Gorizia, poi al conservatorio di Trieste e successivamente a Vienna e a Milano, intraprese<br />

la carriera violinistica e vinse il concorso per direttore dell’Orchestra Sinfonica<br />

di Abbazia. Dal 1930 al 1961 ricoprì l’incarico di direttore dell’Istituto di musica di<br />

Gorizia, dedicandosi anche con passione all’insegnamento e alla didattica. Stese infatti<br />

varie opere, tra le quali “La tecnica superiore del violino”, che ottenne un enorme<br />

successo e tali consensi che fu decretata la sua adozione in tutti i Conservatori ed<br />

Istituti di musica del Regno d’Italia. Fondò poi l’Orchestra sinfonica di Gorizia, che<br />

diresse personalmente, e fu presidente del Concorso Internazionale di canto corale<br />

“Seghizzi” e di vari altri concorsi ed associazioni cittadine. Alla sua morte la figlia<br />

Elena ne ha proseguito l’opera educativa e culturale, insegnando e presiedendo i<br />

Concorsi Internazionali di violino. A Seghizzi e Lipizer si aggiunse il goriziano Emil<br />

Komel (1875-1960), che studiò a Vienna e a Roma, dove conobbe Lorenzo Perosi e<br />

Pietro Mascagni. A Gorizia fu organista, direttore di cori e insegnante di pianoforte e<br />

di organo, compositore e autore di trattati didattici.<br />

La cultura slovena espresse autori come il filologo Jernej Kopitar, il poeta France

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