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Storia della Venezia Giulia - Associazione Giuliani nel Mondo

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dere in base alla presenza di persone anziane <strong>nel</strong> nucleo familiare o alle prospettive<br />

economiche.<br />

Coloro che rimasero dovettero far fronte a numerose difficoltà, come per esempio<br />

per molti la lingua, o l’interruzione dei contatti e dei rapporti personali al di là del confine,<br />

impediti dalle autorità iugoslave,o l’emarginazione dovuta alla proibizione di diffondere<br />

giornali, pubblicazioni,libri o film di provenienza italiana. Un ulteriore problema<br />

sorse quando, come abbiamo visto, <strong>nel</strong> 1948 il Cominform espulse Tito accusandolo<br />

di deviazionismo: molti comunisti italiani rimasti fedeli alle linee politiche<br />

del Partito Comunista Italiano e quindi a Stalin, rimasti in Jugoslavia o trasferitisi <strong>nel</strong><br />

Paese per motivi ideologici, furono dichiarati dissidenti e perseguitati. Tra di essi<br />

ricordiamo le circa duemila persone arrivate dall’Isontino, da Trieste, dal Friuli, ma<br />

anche dalla Lombardia, dall’Emilia Romagna e dal Meridione. Tra di essi vi erano intellettuali<br />

e artisti ma soprattutto operai del cantiere navale di Monfalcone che si trasferirono<br />

con le loro famiglie a Fiume e a Pola, dove c’era estremo bisogno di manodopera<br />

qualificata nei cantieri rimasti vuoti dopo l’esodo degli italiani. Circa quattrocento<br />

comunisti italiani, colpevoli di non allinearsi con Tito, vennero incarcerati,<br />

sottoposti a pestaggi e deportati nei campi di concentramento, come quello tristemente<br />

famoso di Goli Otok, l’Isola Calva, <strong>nel</strong>la Dalmazia settentrionale, oppure<br />

costretti a lavorare <strong>nel</strong>le miniere, nei boschi o <strong>nel</strong>la costruzione di strade. Altri ancora<br />

furono licenziati, sfrattati dalle abitazioni, minacciati e umiliati oppure deportati<br />

con le loro famiglie in Bosnia-Erzegovina. È comprensibile quindi che ben l’80-90% di<br />

questo gruppo di immigrati comunisti italiani, inizialmente protagonisti di un “controesodo”,<br />

seppure di proporzioni limitate, abbia fatto ritorno in patria.<br />

In Istria l’avvento del comunismo di Tito ebbe serie conseguenze anche a livello<br />

economico. L’interruzione dei traffici con l’Italia ritardò enormemente la ripresa <strong>nel</strong>la<br />

penisola istriana, dove le scorte di viveri e di materie prime erano praticamente finite,<br />

mancavano i mezzi di trasporto e il commercio era quasi azzerato dalla mancanza di<br />

beni da scambiare. L’esodo di buona parte delle forze di lavoro contribuì ad aggravare<br />

la situazione, perché non esisteva manodopera preparata per sostituire coloro che se<br />

ne erano andati. Ancora negli anni Cinquanta la situazione appariva precaria <strong>nel</strong>l’industria,<br />

<strong>nel</strong>l’agricoltura, nei servizi sociali e <strong>nel</strong>le infrastrutture. Molte attività furono<br />

nazionalizzate e i fondi eccedenti i dieci ettari di terreno coltivabile furono espropriati<br />

senza indennizzo per i proprietari, restando a volte incolti per anni. Le zadrughe, cioè<br />

le cooperative agrarie, si rivelarono fallimentari al punto che già <strong>nel</strong> 1953 si cominciò<br />

ad ipotizzarne lo scioglimento, <strong>nel</strong>l’ottica di trasformarle in Kombinat, aziende statali<br />

con attività sia in campo industriale che commerciale ed agricolo, per migliorare non<br />

solo l’aspetto produttivo ma anche quello distributivo. Soltanto le piccole proprietà<br />

restarono in mano a privati, che comunque dovevano consegnare allo stato il prodotto<br />

eccedente alle quote previste per le necessità familiari. In varie zone i pascoli vennero<br />

riconquistati dalla boscaglia, il legname non venne più tagliato e vasti terreni rimasero<br />

incolti e inutilizzati. Le miniere di carbone dell’Arsa invece vennero subito riattivate<br />

e fruttarono discretamente fino al 1967, quando iniziarono a declinare a causa <strong>della</strong><br />

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