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Storia della Venezia Giulia - Associazione Giuliani nel Mondo

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fica e valenza didattica. Non si può, ad ogni modo, concludere questo rapido excursus di<br />

storia <strong>della</strong> storiografia regionale prescindendo dal volume Friuli <strong>Venezia</strong> <strong>Giulia</strong>, <strong>nel</strong> 2002<br />

uscito <strong>nel</strong>l’einaudiana collana dedicata alla <strong>Storia</strong> d’Italia. Le regioni dall’Unità a oggi, il<br />

cui referente ideale sul piano metodologico è il classico Geografia e storia <strong>della</strong> letteratura<br />

italiana di Carlo Dionisotti, sempre per i tipi di Einaudi, del 1967, che rimarcava la centralità<br />

<strong>della</strong> dimensione regionale <strong>della</strong> storia civile, e non solo letteraria, nazionale almeno<br />

fino agli esordi del XX secolo, quando venne imponendosi un processo d’integrazione<br />

e omogeneizzazione dell’Italia postunitaria.<br />

È in questa così qualificata tradizione che si collocano le pagine che seguono, progettate<br />

per far conoscere ai giovani, e non solo a loro - esse, infatti, per la chiarezza espositiva<br />

e l’organicità dell’impianto si prestano a essere utilizzate altresì in chiave divulgativa,<br />

per raggiungere pure un più ampio pubblico, potendo costituire una fruttuosa lettura<br />

anche per chi le aule scolastiche non frequenta più da tempo -, la storia <strong>della</strong> città,<br />

vista, però, <strong>nel</strong> contesto <strong>della</strong> complessiva storia <strong>della</strong> <strong>Venezia</strong> <strong>Giulia</strong> dalle origini ai giorni<br />

nostri, con frequenti aperture anche sul Friuli e sull’Italia, a parte poi i riquadri sui<br />

principali eventi contemporaneamente svolgentisi in Europa, onde sprovincializzare<br />

l’analisi, liberandola da ogni angusta impostazione localistica, rischio frequente, ma qui<br />

evitato, in pubblicazioni di tale genere. L’autrice, attiva <strong>nel</strong>l’insegnamento da una vita,<br />

con questa fatica - che, per ora, a quanto ci risulta, non ha molti riscontri né in regione<br />

né fuori dai suoi confini - s’aggiunge a quella meritoria schiera di docenti isontini impegnati<br />

anche <strong>nel</strong>la divulgazione storica e negli studi di storia patria, che può vantare, ad<br />

esempio, un nome prestigioso quale quello dell’indimenticabile maestro Camillo Medeot,<br />

a parte collocandosi il tuttora valido e stimolante volumetto di Biagio Marin, del 1940,<br />

su Gorizia, che andrebbe recuperato e riletto con attenzione per i pregi non solo letterari,<br />

ma anche per i molteplici spunti e suggerimenti di ricerca e per l’originale chiave<br />

interpretativa che lo caratterizzano e <strong>nel</strong> quale traspare la sottesa memoria <strong>della</strong> giovanile<br />

e feconda esperienza magistrale goriziana, interrotta solo dall’intollerante e fazioso<br />

bigottismo clericale.<br />

Non che negli ultimi anni sul capoluogo isontino e sulla sua storia, anche in qualche<br />

misura tenendo conto delle esigenze <strong>della</strong> scuola, non siano comparsi lavori seri, come i<br />

Contributi alla storia di Gorizia moderna, cui è dedicato il n. 1 dei “Quaderni <strong>Giulia</strong>ni di<br />

storia” del 1998, e taluni interventi del locale Istituto di storia sociale e religiosa, ma ne<br />

mancava uno stringato ed essenziale, scritto con un linguaggio piano e accessibile anche<br />

alle nuove generazioni, ormai disabituate da una televisione sempre più immemore dei<br />

propri compiti formativi e dalla devastante moda degli sms dei cellulari a confrontarsi con<br />

un periodare anche di minima complessità, <strong>nel</strong> quale fossero indicati con chiarezza i<br />

momenti e i fenomeni centrali <strong>della</strong> storia regionale, colta in tutta la sua complessità<br />

etnica, linguistica, culturale e sociale. Perché, anche se il saggio in questione è patrocinato<br />

da un’<strong>Associazione</strong> Nazionale quale la “<strong>Venezia</strong> <strong>Giulia</strong> e Dalmazia”, va detto che in esso<br />

non v’è alcuna venatura nazionalistica, bensì solo e soltanto il desiderio di far conoscere<br />

la propria peculiare storia a studenti che, trovandosi a vivere in un mondo globalizzato,<br />

<strong>nel</strong> quale le distinzioni e le diversità tendono a essere cancellate per sostituirle con<br />

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