Storia della Venezia Giulia - Associazione Giuliani nel Mondo
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A cavallo del Millennio<br />
di Rodolfo Ziberna<br />
Ormai siamo giunti quasi all’attualità, che forse gli studenti non conoscono, ma che<br />
per gran parte dei goriziani è costituita da fatti noti.<br />
Dopo la morte di Tito, <strong>nel</strong> 1980, la crisi del vicino stato jugoslavo si aggravò rapidamente.<br />
Nonostante crediti agevolati ed aiuti economici da parte di vari Paesi occidentali,<br />
tra cui anche l’Italia, si giunse al razionamento <strong>della</strong> benzina, alla tessera per<br />
caffé, detersivi e olio (1983), mentre il debito estero superava i venti miliardi di dollari<br />
e la svalutazione del dinaro arrivava al 250 % (1988). Intanto proseguiva la repressione<br />
del dissenso attraverso arresti e condanne a vari anni di carcere per chi protestava<br />
contro la politica del governo o denunciava la repressione e le torture attuate<br />
dal regime. Iniziò un’inarrestabile ondata di scioperi, che portarono <strong>nel</strong> 1988 ad un<br />
emendamento <strong>della</strong> Costituzione jugoslava per riconoscere il diritto di sciopero e la<br />
libertà d’impresa. La Slovenia e la Croazia <strong>nel</strong> giugno 1991 proclamarono l’indipendenza<br />
e per questo dovettero affrontare l’esercito federale jugoslavo, ma dopo<br />
brevi scontri ottennero il pieno riconoscimento <strong>della</strong> loro autonomia. Il 15 gennaio<br />
1992 anche la CEE riconobbe l’indipendenza di Slovenia e <strong>della</strong> Croazia. Ottenuta l’indipendenza,<br />
restavano ancora molti problemi da risolvere.<br />
La costa istriana continuò a vivere di turismo ma ben diversa fu la situazione delle<br />
zone più interne, perché dopo il 1991 la dissoluzione <strong>della</strong> Jugoslavia precluse buona<br />
parte degli sbocchi interni per merci che non erano competitive sul mercato internazionale.<br />
Molte aziende fallirono, anche per la cronica mancanza di finanziamenti e<br />
per la scarsa produttività dovuta agli impianti ormai obsoleti. Migliaia di lavoratori<br />
vennero licenziati, la disoccupazione aumentò fino ad arrivare <strong>nel</strong> Duemila al 21% in<br />
Croazia e al 13% in Slovenia. La situazione di molte famiglie divenne drammatica. La<br />
Slovenia orientò rapidamente le proprie esportazioni verso i mercati comunitari, che<br />
rappresentano oggi circa i due terzi dell’export, ma riaprì l’interscambio con i Paesi<br />
balcanici operando lentamente delle grandi riforme strutturali. L’industria venne privatizzata,<br />
l’inflazione portata al 5%, la disoccupazione al 10%. Dopo molte resistenze,<br />
soltanto <strong>nel</strong> 1997 la nuova democrazia slovena accettò di abrogare l’art. 68 <strong>della</strong><br />
Costituzione, che impediva agli stranieri di acquistare proprietà immobiliari in<br />
Slovenia, e potè così essere ratificato l’accordo per la sua associazione all’Unione<br />
Europea. Per il Friuli <strong>Venezia</strong> <strong>Giulia</strong> l’ingresso <strong>della</strong> Slovenia <strong>nel</strong>l’Unione Europea fu un<br />
evento importante, perché sanciva la riconciliazione con il passato e la riacquisizione<br />
di una centralità geopolitica simile a quella che già possedeva nei secoli precedenti.<br />
Verso la fine degli anni Ottanta la caduta del comunismo in Europa e i segnali dell’aggravarsi<br />
<strong>della</strong> crisi economica, politica ed istituzionale all’interno <strong>della</strong> Jugoslavia<br />
portò ad un calo <strong>della</strong> pressione verso la minoranza italiana in Istria, fino ad allora<br />
periodicamente oggetto di accuse di irredentismo e di attività contro lo stato. Il<br />
censimento del 1991 registrò così una netta ripresa <strong>della</strong> comunità italiana in<br />
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