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Storia della Venezia Giulia - Associazione Giuliani nel Mondo

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la città il mercato settimanale. Tra i numerosi conti che si distinsero per le loro imprese<br />

ricordiamo Enghelberto II (1150-1187), crociato, che seguì l’imperatore Federico<br />

Barbarossa quando scese in Italia <strong>nel</strong> 1154, e suo figlio Mainardo II che ebbe la riconoscenza<br />

dell’imperatore Enrico VI di Svevia, figlio del Barbarossa, per aver negato<br />

aiuto <strong>nel</strong> 1192 al re Riccardo Cuor di Leone, il sovrano inglese, che di ritorno dalle<br />

crociate era naufragato presso Aquileia.<br />

Un altro conte legato in qualche modo alla storia europea fu Mainardo IV, che sposò<br />

la vedova dell’imperatore Corrado, figlio del già citato imperatore Federico II di<br />

Svevia, divenendo così il patrigno di Corradino – ultimo erede degli Svevi – e ricevendo<br />

il titolo di principe del Sacro Romano Impero. Sua figlia Elisabetta sposò Alberto I<br />

(1248-1308), il figlio dell’imperatore Rodolfo d’Asburgo, contro il quale Dante scagliò<br />

la celeberrima invettiva <strong>nel</strong> canto VI del Purgatorio, accusandolo di trascurare l’Italia<br />

e di aver permesso che vi dilagassero il disordine e la corruzione.<br />

Intanto, probabilmente agli inizi del Duecento, ai piedi del colle di Gorizia sorse una<br />

cappella, successivamente incorporata <strong>nel</strong> Duomo, dedicata ai patroni <strong>della</strong> città, il<br />

vescovo di Aquileia Ilario e il suo diacono Taziano, martirizzati <strong>nel</strong> 283 d.C. Proprio<br />

vicino alla cappella, in quella che oggi è piazza Sant’Antonio, i frati francescani fondarono<br />

un convento di frati Minori. Abbiamo varie fonti a partire dal XVI sec. che<br />

riferiscono che fu lo stesso Sant’Antonio da Padova ad erigere una cappella da cui <strong>nel</strong><br />

1225-1230 prese origine il convento. Accanto alla chiesa la nobiltà goriziana seppellì<br />

i suoi defunti, come era del resto consuetudine a quel tempo, fino al 1781, quando<br />

venne benedetto il cimitero civico in via <strong>della</strong> Cappella.<br />

La città iniziò a svilupparsi intorno al castello, in quello che rappresenta il centro storico<br />

<strong>della</strong> città: il borgo castello e l’area <strong>nel</strong>le sue immediate vicinanze, lungo quelle<br />

vie che attualmente sono viale D’Annunzio, via Cocevia, via Rabatta, via Rastello - al<br />

cui termine c’era un portone che segnava il limite <strong>della</strong> città bassa-, via delle Monache<br />

e le piazze Cavour e Sant’Antonio.<br />

L’edificio più antico in queste piazze è sicuramente il Palazzo Schönhaus (Casa bella),<br />

dove i conti alloggiavano i loro ospiti. Dopo la morte di Leonardo, l’ultimo conte di<br />

Gorizia, fu acquisito dai Lantieri, una nobile famiglia di origini bresciane, ivi ancora<br />

residente.<br />

Per tutto il Medioevo l’aristocrazia locale, in larga misura tedesca o germanizzata, a<br />

differenza dei contadini, prevalentemente friulani e sloveni, subì una forte influenza a<br />

livello culturale e artistico da parte dell’area danubiana, benché non mancassero tracce<br />

di influenze padane. L’avanzata di <strong>Venezia</strong> attrasse progressivamente a sé la regione,<br />

favorendone l’orientamento verso l’Italia nei secoli del Rinascimento, quando vi fu<br />

un flusso di mercanti, di artigiani e di imprenditori veneti e friulani che si sistemarono<br />

in città, attirati dalla possibilità di buoni affari. Essi costituirono l’ossatura di un<br />

ceto piccolo e medio borghese italiano di una società cittadina che resterà sostanzialmente<br />

inalterata fino all’Ottocento. Già a partire dal tredicesimo secolo vi fu una<br />

costante immigrazione di famiglie provenienti dalla Toscana e dalla Lombardia,<br />

come quelle venute in Friuli <strong>nel</strong> 1273 al seguito del patriarca Raimondo <strong>della</strong> Torre,

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