Storia della Venezia Giulia - Associazione Giuliani nel Mondo
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Una proposta di storia regionale per le scuole secondarie<br />
Fulvio Salimbeni<br />
Leggendo il libretto di Maria Grazia Ziberna, ideato per le scuole secondarie e dato alle<br />
stampe dal Comitato Provinciale di Gorizia dell’ANVGD, è venuto naturale pensare a<br />
un’opera ad analoga finalità didattica e civile, pubblicata centotrent’anni fa dal Municipio<br />
di Trieste (1877), La storia di Trieste raccontata ai giovanetti, dell’abate Jacopo Cavalli,<br />
che, sintetizzando i più ampi e impegnativi contributi eruditi dello studioso, si prefiggeva<br />
lo scopo di fornire un utile sussidio specifico per quella che si riteneva una corretta conoscenza<br />
<strong>della</strong> storia patria all’interno del più ampio programma di storia generale, che<br />
doveva, oltre tutto, tenere <strong>nel</strong> debito conto le direttive non solo didattiche ma anche in<br />
senso lato politiche del governo imperiale, orientate in una direzione ideologicamente del<br />
tutto diversa. E, del resto, non a caso l’anno prima, <strong>nel</strong> 1876, appena di là dal confine con<br />
il Regno d’Italia, era apparso il Compendio di storia friulana del conte Francesco di<br />
Manzano, con evidenti finalità patriottiche dedicato alla “studiosa gioventù friulana” e<br />
che costituiva una pregevole sintesi <strong>della</strong> monumentale impresa degli Annali del Friuli,<br />
ovviamente improponibile per un uso scolastico. Nel momento in cui l’idea di Nazione<br />
veniva esplicitamente fondata su lingua, storia e religione comuni e sul confine orientale<br />
d’Italia stava sviluppandosi un movimento irredentista che sul piano culturale avrebbe<br />
investito tutte le sue energie in indagini linguistiche e storiografiche per attestare con le<br />
ragioni <strong>della</strong> scienza, ritenute inoppugnabili, l’italianità dei territori allora appartenenti al<br />
Litorale Austriaco (dal 1918 <strong>Venezia</strong> <strong>Giulia</strong>), era ovvio che si mettessero in cantiere, a<br />
fronte delle più impegnative opere d’erudizione e d’impianto scientifico, destinate al pubblico<br />
dotto e degli specialisti, più agili testi e strumenti, indirizzati ai futuri cittadini e al<br />
mondo <strong>della</strong> scuola. Questo processo, comune a tutta l’Europa d’allora, all’aprirsi del<br />
Novecento avrebbe trovato ulteriore incremento <strong>nel</strong> rinnovamento pedagogico promosso<br />
dal Gentile, che <strong>nel</strong>la riforma scolastica del 1923 prevedeva in maniera esplicita uno spazio<br />
specifico per la storia regionale come tappa preliminare e propedeutica a quella nazionale<br />
- così come l’insegnamento del dialetto doveva esserlo per quello dell’italiano -,<br />
donde il varo di molteplici iniziative editoriali in tale senso, che, per quel che riguarda<br />
l’area altoadriatica, sfociarono tempestivamente <strong>nel</strong>la Breve storia del Friuli di Pier Silverio<br />
Leicht (1923) e <strong>nel</strong>l’agile introduzione alla <strong>Storia</strong> letteraria di Trieste e dell’Istria di Baccio<br />
Ziliotto (1924), entrambe aggiornate sintesi delle più vaste ricerche da tempo condotte in<br />
materia dai due autori. Poi questa valida indicazione metodologica venne perdendosi<br />
all’interno delle controriforme che di fatto svuotarono o stravolsero il progetto gentiliano,<br />
cancellando dai programmi scolastici la storia locale, cui un ulteriore colpo venne