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Storia della Venezia Giulia - Associazione Giuliani nel Mondo

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I disaccordi tra l’Austria e la Serenissima continuarono, finché l’imperatore Carlo V,<br />

passato da Gorizia dopo una spedizione contro i Turchi, firmò <strong>nel</strong> 1521 il trattato di<br />

Worms, che pose fine al conflitto tra gli Asburgo e <strong>Venezia</strong>. Non vi furono altre occasioni<br />

di scontri, se non la guerra gradiscana, e la situazione politica rimase immodificata<br />

fino alla discesa di Napoleone e alla cessione dei territori <strong>della</strong> Repubblica di<br />

<strong>Venezia</strong> all’Austria, con il trattato di Campoformido. Tale trattato fu sottoscritto per<br />

l’Austria <strong>nel</strong> 1797 proprio dall’ultimo esponente di una delle più importanti ed autorevoli<br />

famiglie nobili goriziane, il ministro plenipotenziario Ludovico Cobenzl. Con esso<br />

si stabiliva che anche l’Istria e la Dalmazia fossero cedute all’Austria.<br />

Nell’arco di questi tre secoli sul piano istituzionale e politico in apparenza non mutò<br />

nulla, perché la Casa d’Austria approvò e confermò gli antichi diritti. Con il passaggio<br />

all’Austria la città perse l’antica indipendenza ma ottenne un consolidamento politico<br />

ed economico e guadagnò un vasto retroterra. La Contea si ingrandì sia come<br />

estensione territoriale sia come numero di abitanti, dato che furono comprese <strong>nel</strong>la<br />

sua giurisdizione Aquileia, Gradisca, Tolmezzo e Plezzo e poiché un gran numero di<br />

veneti, friulani e sloveni fu attratto in quest’area.<br />

Nel corso del Cinquecento la città quadruplicò il numero dei suoi abitanti, che passò<br />

da poco più di un migliaio a circa quattromila, secondo i dati forniti dallo storico Carlo<br />

Morelli di Schönfeld <strong>nel</strong>la sua “Istoria <strong>della</strong> Contea di Gorizia”, pubblicata <strong>nel</strong> 1855. I<br />

nobili che vivevano in città erano in percentuale numerosi, perchè da una rilevazione<br />

del 1566 risultava la presenza di 300 persone tra uomini, donne e bambini. Molte di<br />

queste famiglie erano in rapporti di parentela con membri importanti dell’aristocrazia<br />

tedesca. A partire dal Cinquecento numerosi nobili goriziani (i Della Torre, i Dornberg,<br />

i Cobenzl, i Lantieri, gli Edling, gli Attems, gli Orzoni, i Rabatta) furono al servizio<br />

dell’Impero, e rivestirono cariche di grande rilievo in campo civile ed ecclesiastico ricevendo<br />

riconoscimenti ed onori, impegnandosi <strong>nel</strong> contempo in continue dispute con le<br />

varie famiglie nobili a causa di interessi contrastanti.<br />

A partire da quest’epoca cominciano ad essere reperibili notizie attendibili sulla componente<br />

etnica <strong>della</strong> popolazione cittadina, che indicano la prevalenza <strong>della</strong> componente<br />

e <strong>della</strong> cultura italiana pur <strong>nel</strong>la pacifica compresenza delle diverse culture, che<br />

anzi davano a Gorizia una sua peculiarità. Se all’inizio del secolo la popolazione era<br />

costituita in gran parte da friulani e sloveni, dediti questi ultimi soprattutto alle attività<br />

rurali, ma con una forte presenza di nobili e funzionari tedeschi, grazie ad una<br />

notevole immigrazione dal vicino Veneto si determinò una rapida affermazione del<br />

carattere italiano <strong>della</strong> città. Come avevamo anticipato, i mercanti, gli artigiani e gli<br />

imprenditori veneti e friulani furono attratti dalle possibilità di far affari <strong>nel</strong> centro<br />

isontino e vi si trasferirono, costituendo così il nucleo di un ceto piccolo e medio borghese<br />

italiano. Tutto ciò portò notevoli cambiamenti a livello culturale e sociale tanto<br />

che, per esempio, si possono notare modificazioni significative anche nei dialetti <strong>nel</strong><br />

corso di un solo secolo. La lingua italiana e quella friulana divennero ben presto <strong>nel</strong>la<br />

Contea il linguaggio dei giudici, degli avvocati e dei notai. Il governo di Vienna, contrario<br />

a ciò che stava succedendo in città, arrivò a proibire il licenziamento di un lavora-<br />

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