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Storia della Venezia Giulia - Associazione Giuliani nel Mondo

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vescovo di Como, il cui casato aveva la signoria di Milano ma era stato vinto dai<br />

Visconti. Nel secolo successivo le lotte e le vicende politiche che travagliarono la<br />

Lombardia e il Veneto spinsero altri gruppi di Lombardi e di Veneti a cercare rifugio in<br />

Friuli: arrivarono così in città i Coronini, originari di Bergamo, che acquisirono sempre<br />

maggiore importanza <strong>nel</strong>la vita <strong>della</strong> Contea e dell’Impero, ottenendo importanti cariche<br />

e titoli onorifici. Nel Trecento, esiliati da Firenze, giunsero i Rabatta, i quali fecero<br />

erigere <strong>nel</strong> borgo castello la chiesetta di Santo Spirito.<br />

L’estensione e la collocazione dei possedimenti dei conti di Gorizia, anche molto distanti<br />

tra loro, comportò una serie di logoranti scontri e costituì un ostacolo ad un’efficiente<br />

azione politica e militare, tanto che <strong>nel</strong> 1272 il conte Alberto decise di dividere i<br />

possedimenti con il fratello Mainardo, tenendo per sé la contea di Gorizia. Alberto riuscì<br />

anche ad impadronirsi delle città istriane di Albona, Fianona, Pinguente e Tolmino,<br />

togliendole al patriarca Raimondo <strong>della</strong> Torre. Intanto negli stessi anni Parenzo, Umago,<br />

Cittanova e Capodistria aprirono come abbiamo visto i loro porti a <strong>Venezia</strong>. Il ramo di<br />

Mainardo si estinse verso la metà del Trecento, mentre quello goriziano raggiunse il<br />

suo massimo splendore <strong>nel</strong> 1300, con Enrico II, figlio di Alberto, che dopo essersi<br />

alleato con Cangrande <strong>della</strong> Scala si impadronì <strong>nel</strong> 1319 <strong>della</strong> città di Treviso, <strong>nel</strong>la prospettiva<br />

<strong>della</strong> conquista del territorio scaligero e <strong>della</strong> creazione di uno stato unitario<br />

dall’Adige all’Arsa, dalle Alpi al mare. Con molta astuzia mantenne buoni rapporti con<br />

<strong>Venezia</strong>, al punto che ottenne la cittadinanza veneziana, ed ebbe anche il merito di<br />

concedere <strong>nel</strong> 1307 le libertà comunali a Gorizia, cioè il diritto di tenere adunanze, di<br />

eleggere un gastaldo e di riscuotere alcuni tributi. Egli divenne anche capitano generale<br />

a vita del patriarcato aquileiese e vicario imperiale in Italia. La sua morte improvvisa,<br />

il 23 aprile 1323, a 57 anni, e il fatto che il suo erede, figlio <strong>della</strong> principessa<br />

Beatrice di Baviera, sua seconda moglie, fosse ancora un bambino, impedì che i suoi<br />

progetti fossero portati a compimento e causò la perdita di Padova e di Treviso e il passaggio<br />

dell’eredità dei possedimenti dell’estinto ramo tirolese agli Asburgo.<br />

Approfittando del momento difficile per i goriziani il Patriarca di Aquileia Bertrando di<br />

San Genesio (1334-1350) <strong>nel</strong> 1340 tolse ai conti Venzone e la notte di Natale assediò<br />

il castello di Gorizia. I conti non dimenticarono l’affronto e risultarono tra i sospetti<br />

mandanti dell’assassinio del prelato.<br />

Nel 1374 un’altra tappa <strong>della</strong> graduale ma inarrestabile decadenza fu la cessione per<br />

eredità agli Asburgo dell’Istria interna e <strong>della</strong> Carniola.<br />

Intanto l’abitato continuava ad estendersi: tra il 1398 e il 1414 fu eretta <strong>nel</strong> borgo<br />

castello dai nobili Rabatta la già citata chiesetta di Santo Spirito, mentre in piazza<br />

Sant’Antonio venne costruito <strong>nel</strong> 1481 il palazzo dei nobili Strassoldo, che oggi ospita<br />

un elegante albergo. Molte nobili famiglie, che avevano scelto di risiedere in città<br />

stabilmente o di trascorrervi almeno qualche periodo dell’anno come i Formentini, i<br />

Tasso – che mantennero per quasi tre secoli il monopolio dei servizi postali in tutto<br />

l’impero -, i Dornberg, gli Strassoldo, costruirono i loro palazzi <strong>nel</strong>l’area del borgo<br />

castello. Quando venne a mancare lo spazio, si iniziò ad utilizzare la zona sotto il colle,<br />

oltre la “grapa” (dal tedesco Graben, era un fossato di circa otto metri che raccoglie-<br />

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