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Storia della Venezia Giulia - Associazione Giuliani nel Mondo

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ni, venne internato in un collegio austriaco. L’edificio venne requisito dal Comando<br />

militare austriaco e gli allievi vennero dispersi. Finita la guerra i Salesiani poterono<br />

seguire annualmente quasi 200 alunni dei paesi <strong>della</strong> provincia di Gorizia, <strong>della</strong> zona<br />

di Trieste e dell’Istria, che sceglievano il convitto salesiano per la sua valenza educativa<br />

e per poter frequentare le scuole cittadine, visto che non vi erano né scuole medie<br />

né tantomeno scuole superiori <strong>nel</strong>le loro zone d’origine. In città c’erano anche altri<br />

collegi, che ospitavano per la maggior parte giovani provenienti dai paesi, come il<br />

“Dante Alighieri”, e quelli femminili delle suore di Notre Dame, delle Orsoline e il<br />

“Santa Gorizia”. Il ruolo di questi convitti cambierà soltanto dopo il 1960, quando sorgeranno<br />

in tutta la provincia scuole medie statali .<br />

Intanto la politica governativa di istituire corsi di sloveno per italiani e di italiano per<br />

gli sloveni ebbe come effetto un’italianizzazione di una certa percentuale di sloveni,<br />

che per motivi socioeconomici erano più propensi a frequentarli, mentre gli italiani<br />

furono poco interessati a fare imparare lo sloveno ai propri figli.<br />

Il Novecento<br />

Al patriottismo e all’idea di nazione di stampo ottocentesco, intesa come espressione<br />

<strong>della</strong> volontà comune di un popolo, <strong>nel</strong> corso del XX sec. si affiancò il nazionalismo,<br />

basato sull’identificazione tra nazione e razza, che comportava il disprezzo per gli altri<br />

popoli. Queste ideologie si inserirono in un clima di forti tensioni internazionali dovute<br />

prima di tutto alla competizione industriale e coloniale delle potenze europee,<br />

come Germania, Francia e Gran Bretagna, a cui si aggiungevano le rivendicazioni territoriali<br />

sull’Alsazia e la Lorena da parte <strong>della</strong> Francia e sulla penisola balcanica da<br />

parte dell’impero asburgico e dell’impero zarista. A questi motivi di contrasto si<br />

aggiunse l’assassinio da parte di nazionalisti serbi dell’erede al trono d’Austria<br />

Francesco Ferdinando, avvenuto il 28 giugno 1914 a Sarajevo, e si scatenò quindi il<br />

primo conflitto mondiale.<br />

L’Italia, che non era intervenuta a fianco dell’Austria e <strong>della</strong> Germania perché la<br />

Triplice Alleanza aveva un carattere difensivo, partecipò al conflitto a fianco delle<br />

forze dell’Intesa. Venne infatti stipulato <strong>nel</strong>l’aprile del 1915 il patto di Londra, che<br />

prevedeva, in caso di vittoria, la cessione al nostro Paese del Trentino e del Tirolo meridionale<br />

fino al Brennero (Alto Adige), di Trieste, dell’Istria e <strong>della</strong> Dalmazia eccetto<br />

Fiume, <strong>della</strong> base di Valona in Albania, e il protettorato sul Paese ed altri vantaggi<br />

dopo lo smembramento dell’Impero coloniale tedesco.<br />

Il 24 maggio 1915 l’esercito italiano, guidato dal generale Luigi Cadorna, passò il confine<br />

per fronteggiare le forze austriache lungo la frontiera nord-orientale, in Trentino,<br />

sull’Isonzo e sul Carso.<br />

Dalla fine del mese di maggio del 1915 alla fine dell’ ottobre 1917 il territorio goriziano<br />

fu trasformato in un campo di battaglia e retrovia del fronte. Tra il giugno<br />

e il novembre del 1915, <strong>nel</strong>le prime quattro battaglie sull’Isonzo, nonostante la scar-<br />

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