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Storia della Venezia Giulia - Associazione Giuliani nel Mondo

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l’inno di Mameli, agitando con entusiasmo e commozione bandiere tricolori che per<br />

mesi avevano dovuto nascondere, e compresero la volontà del popolo goriziano.<br />

Grandi preoccupazioni si diffusero però quando in un articolo pubblicato dall’ ”Unità”<br />

il 7 novembre 1946, il leader del Partito Comunista Italiano, Palmiro Togliatti, affermò<br />

che il maresciallo Tito gli aveva dichiarato di essere disposto a lasciare Trieste all’Italia<br />

purché l’Italia accettasse di cedere Gorizia. In realtà il maresciallo intendeva lasciare<br />

all’Italia soltanto la città, isolata <strong>nel</strong> mezzo di un territorio jugoslavo che comprendesse<br />

tutta la fascia costiera di circa 20 chilometri fra il centro e il confine italiano. Tito<br />

sperava di ottenere maggiori concessioni, visto che Stalin aveva più volte espresso il<br />

suo consenso nei confronti delle aspirazioni jugoslave sulla <strong>Venezia</strong> <strong>Giulia</strong>, anche se<br />

era perplesso riguardo alle rivendicazioni nei confronti di altri Paesi vicini: la<br />

Jugoslavia infatti avanzava pretese su territori dell’Austria, dell’Ungheria, <strong>della</strong><br />

Romania, <strong>della</strong> Grecia e <strong>della</strong> Bulgaria, puntando anche ad annettersi l’Albania.<br />

La mattina del 10 ottobre 1946 arrivò da Parigi la notizia tanto attesa: gli alleati avevano<br />

deciso di lasciare Gorizia all’Italia. Il trattato di pace del 10 febbraio 1947 stabilì<br />

però che la maggior parte <strong>della</strong> <strong>Venezia</strong> <strong>Giulia</strong> e dell’Istria venissero assegnate alla<br />

Jugoslavia. Venne costituito provvisoriamente un Territorio libero di Trieste, posto<br />

sotto l’egida dell’ONU e diviso in due zone: la zona A, la più settentrionale, comprendente<br />

il centro cittadino, sotto il controllo alleato, e la zona B, da Capodistria a<br />

Cittanova, amministrata dagli Jugoslavi.<br />

A Trieste si verificarono tra il ’52 e il ’53 diversi episodi allarmanti e la tensione salì<br />

alle stelle. Durante una manifestazione a favore del ritorno di Trieste all’Italia la Polizia<br />

Civile del Governo Militare Alleato, al comando di ufficiali inglesi, uccise sei innocenti<br />

cittadini. Nel 1954 gli accordi italo-jugoslavi mantennero la spartizione del 1946,<br />

con lievi aggiustamenti. Finalmente la città potè tornare all’Italia, ma l’Istria restava<br />

jugoslava. Il trattato di Osimo del 1975 avrebbe ratificato la sovranità jugoslava<br />

sulla zona B.<br />

Dopo aver delineato il quadro dei principali avvenimenti succedutisi <strong>nel</strong> secondo dopoguerra<br />

<strong>nel</strong>la <strong>Venezia</strong> <strong>Giulia</strong> e <strong>nel</strong>l’Istria, viene naturale chiedersi perché a differenza<br />

di quanto è stato fatto a Norimberga per i crimini di guerra commessi dai nazisti non<br />

sia stato intrapreso nessun procedimento giudiziario nei confronti dei responsabili<br />

<strong>della</strong> morte di tante migliaia di cittadini inermi.<br />

Questo è avvenuto per diversi fattori. Innanzitutto il governo jugoslavo per decenni<br />

negò ufficialmente qualsiasi deportazione o uccisione, e gli Alleati non erano interessati<br />

ad azioni contro Tito, prezioso alleato, protetto dall’URSS prima e dalle stesse<br />

potenze occidentali dopo il 1948. In secondo luogo le proteste dell’ Italia, che aveva<br />

perso la guerra, rimasero inascoltate anche perché sul piano internazionale le indagini<br />

sui crimini commessi contro le genti <strong>della</strong> <strong>Venezia</strong> <strong>Giulia</strong>, dell’Istria e <strong>della</strong> Dalmazia<br />

dai partigiani jugoslavi avrebbe obbligato ad accogliere le richieste jugoslave e greche<br />

a proposito dei crimini attribuiti alle truppe italiane in quei Paesi tra il 1941 e<br />

il 1943. Questo comunque avrebbe avuto ripercussioni negative sull’opinione pubblica<br />

e non era desiderato né dagli Alleati né dagli italiani. I governi che guidarono l’Italia<br />

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