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Storia della Venezia Giulia - Associazione Giuliani nel Mondo

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tore originario del luogo per collocare al suo posto un veneto, ad imporre che le cause<br />

venissero trattate da avvocati tedeschi e che tutta la documentazione fosse in lingua<br />

tedesca. Mentre l’alta valle dell’Isonzo subiva una consistente pressione slovena <strong>nel</strong>la<br />

seconda metà del Cinquecento, <strong>nel</strong>la zona del Goriziano furono inviati alti funzionari<br />

appartenenti alla nobiltà tedesca, che indussero le grandi famiglie locali ad entrare<br />

<strong>nel</strong>la sfera <strong>della</strong> cultura tedesca, adottandone lingua e costumi. Come in ogni regione<br />

dell’Impero fu imposto l’uso del tedesco in tutti gli uffici dello stato, dove a partire<br />

dal 1556 furono rifiutati documenti redatti in latino per ribadire la preminenza <strong>della</strong><br />

lingua tedesca.<br />

Ai margini <strong>della</strong> Piazza Grande ai piedi del castello – oggi Piazza <strong>della</strong> Vittoria - fu edificato<br />

<strong>nel</strong> 1540 il palazzo dei conti <strong>della</strong> Torre, oggi Palazzo del Governo (Prefettura),<br />

che <strong>nel</strong> corso dei secoli ospitò i rappresentanti dell’imperatore, i Capitani di Gorizia,<br />

ma anche Giacomo Casanova e l’imperatore Francesco Giuseppe. Il palazzo <strong>della</strong><br />

famiglia Cobenzl, costruito poco più avanti, in fondo alla piazza, divenne <strong>nel</strong> 1749 la<br />

sede dell’Arcivescovado. Sempre ai piedi del castello, ma <strong>nel</strong>l’odierna piazza Cavour,<br />

era stata abbattuta la casa dove il gastaldo svolgeva le sue funzioni e al suo posto era<br />

stato costruito il palazzo degli Stati Provinciali, che oggi è sede <strong>della</strong> Questura.<br />

Nel 1593 venne anche costruita quella che oggi chiamiamo villa Coronini, dal nome<br />

dell’illustre famiglia che è stata la sua ultima proprietaria e di cui spesso avremo<br />

modo di parlare <strong>nel</strong>le prossime pagine. Il palazzo fu proprietà inizialmente di Carlo<br />

Zingraf, commissario imperiale per l’esazione dei tributi fiscali <strong>nel</strong>la Contea, appartenente<br />

ad una delle famiglie più potenti <strong>della</strong> città. Quando la famiglia si estinse la<br />

villa e le terre passarono ai conti Strassoldo, che restaurarono il palazzo e verso la<br />

metà del Seicento costruirono la cappella di Sant’Anna, in cui sono oggi sepolti i<br />

membri delle famiglie Strassoldo e Coronini. La villa passò nuovamente di proprietà<br />

<strong>nel</strong> 1820, quando gli Strassoldo la vendettero all’asta al conte Michele Coronini<br />

Cronberg, barone di Dornberg e Gradiscutta, filantropo, intelligente e potente uomo<br />

politico. Alla villa sono legati momenti particolari <strong>della</strong> storia goriziana: pare che qui<br />

Radetzky abbia conosciuto la contessa Francesca Strassoldo, che divenne sua moglie,<br />

e qui fu ospitato <strong>nel</strong> 1836 il re di Francia in esilio Carlo X, di cui parleremo più avanti.<br />

Grazie ad Alfredo Coronini e ai suoi discendenti fu quindi realizzato in un arco di<br />

parecchi decenni uno splendido parco di 46.000 metri quadrati secondo i criteri del<br />

parco romantico. Nel 1990 l’illustre casata si è estinta con il colto e raffinato<br />

Guglielmo, che dopo aver raccolto mobili, ceramiche, monete antiche, gioielli, manoscritti<br />

e quadri di grande pregio ha donato la villa, i suoi arredi e il parco che la circonda<br />

ai cittadini goriziani, affidandone la cura ad una Fondazione, affinché tutti i<br />

cittadini possano fruirne.<br />

Il Cinquecento rappresentò in Europa anche il secolo <strong>della</strong> diffusione del pensiero<br />

di Lutero, che <strong>nel</strong>la Contea trovò numerosi proseliti sia tra la popolazione rurale<br />

slovena sia tra la nobiltà, sostenuta da alcune famiglie nobili come i Lantieri, gli Eck,<br />

gli Attimis e i <strong>della</strong> Torre. Nel 1563 arrivò in città Primozˇ Trubar. Egli era un sacerdote<br />

sloveno che era stato scomunicato e considerato ribelle nei confronti dell’impera-

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