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Storia della Venezia Giulia - Associazione Giuliani nel Mondo

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caute riforme liberali, che trovarono per esempio espressione <strong>nel</strong> “Giornale di Gorizia”,<br />

fondato e diretto da Carlo Favetti, che influenzò la politica dell’amministrazione<br />

comunale e divenne l’esponente più rappresentativo del movimento liberalnazionale<br />

goriziano. E’ di questi anni anche un opuscolo giovanile dell’allora diciannovenne<br />

Graziadio Isaia Ascoli, che <strong>nel</strong> suo saggio ”Gorizia italiana, tollerante, concorde” chiarì<br />

il rapporto tra il contado sloveno e la città di Gorizia.<br />

A partire dal 1848 sorsero le prime associazioni slovene che si occupavano sia di<br />

attività politica che di quella culturale e vennero stampati i primi periodici, che influirono<br />

sul rafforzamento di una coscienza nazionale e sulla trasformazione di una massa<br />

non ancora sensibilizzata in un cosciente gruppo che si sarebbe battuto per la “causa<br />

slovena”. Iniziarono così gli anni dei “tabor”, cioè dei grandi comizi di massa che presentavano<br />

il programma nazionale sloveno ad un popolo sempre più vasto, con il consenso<br />

delle autorità imperiali che avevano l’obiettivo di neutralizzare almeno in parte<br />

le manifestazioni di irredentismo da parte degli italiani. Alla fine degli anni Sessanta<br />

i rapporti tra le due comunità divennero ancora più tesi, perché gli Sloveni non<br />

nascondevano le loro aspettative nei confronti del governo asburgico che avrebbe<br />

dovuto premiare la loro fedeltà, accogliendo richieste fino ad allora inascoltate. Può<br />

essere interessante ricordare che Giuseppe Mazzini, Vincenzo Gioberti, Cesare Balbo<br />

e più tardi Giuseppe Garibaldi, in nome <strong>della</strong> solidarietà tra i popoli che lottavano per<br />

la libertà contro gli Asburgo si interessarono agli Slavi, tanto che si costituì a Torino<br />

<strong>nel</strong> 1849 la “Società per l’alleanza italo-slava”, ma l’affermarsi dell’irredentismo italiano<br />

<strong>nel</strong>la <strong>Venezia</strong> <strong>Giulia</strong> incrinò i rapporti.<br />

Dopo il 1866, negli ambienti borghesi cittadini si diffusero fermenti irredentistici,<br />

anche a seguito <strong>della</strong> costituzione del Regno d’Italia, che aveva portato dopo la terza<br />

guerra d’Indipendenza i suoi confini fino alla Contea. Il governo austriaco rispose<br />

soffocando le aspirazioni italiane e tagliando i collegamenti tra la città e le province<br />

venete: fu vietato ai goriziani frequentare le università italiane e venne repressa<br />

con severità ogni manifestazione di sentimenti italiani. Proprio per questo furono condannati<br />

per alto tradimento gli autori di un testo di geografia che affermavano che<br />

Gorizia, Trieste e l’Istria erano italiane. L’Impero, allarmato dalle manifestazioni dell’irredentismo<br />

italiano, limitò l’immigrazione dal territorio del Regno d’Italia e appoggiò<br />

il movimento degli Sloveni, incoraggiandoli con una politica favorevole. Intanto<br />

proseguiva in città l’afflusso di manodopera slava per gli impianti industriali. Gli slavi<br />

scesero dalla fascia collinare e, migliorata la condizione economica e culturale, chiesero<br />

di partecipare attivamente al governo <strong>della</strong> città e di ottenere l’istituzione di<br />

scuole slovene. I cittadini del Comune di Gorizia , <strong>nel</strong>la quasi totalità italiani, si opposero,<br />

sentendosi minacciati, e per reazione sentirono crescere ancora di più il desiderio<br />

di unirsi all’Italia. Iniziarono così in questo periodo quei contrasti sempre più profondi<br />

tra i due gruppi etnici che dureranno a lungo. L’ascesa sociale <strong>della</strong> componente<br />

slovena acuì i contrasti nazionali che proseguirono fino allo scoppio <strong>della</strong> prima<br />

guerra mondiale.<br />

Si può parlare di vere e proprie lotte politiche a partire dal 1861, quando i due grup-

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