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Storia della Venezia Giulia - Associazione Giuliani nel Mondo

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governo sottomettendo le popolazioni locali e fortificando le difese del territorio <strong>nel</strong><br />

tentativo di respingere i popoli barbarici, che proprio attraverso le valli dell’Isonzo e del<br />

Vipacco transitarono per scendere in Italia. Fu poi la volta, <strong>nel</strong>l’Alto Medioevo, degli<br />

scontri tra Longobardi e Slavi, delle scorrerie degli Ungari, delle contese tra il<br />

Patriarcato bizantino di Grado e quello longobardo di Cividale, seguite da quelle tra il<br />

Patriarcato e i conti di Gorizia, per proseguire <strong>nel</strong> Cinquecento e <strong>nel</strong> Seicento con le<br />

incursioni dei Turchi, con i contrasti tra la Repubblica di <strong>Venezia</strong> e gli Asburgo, fino ad<br />

arrivare all’età contemporanea, che ha visto Gorizia, la <strong>Venezia</strong> <strong>Giulia</strong> e l’Istria contese<br />

tra italiani e tedeschi <strong>nel</strong> primo conflitto mondiale, e tra italiani e slavi <strong>nel</strong> secondo.<br />

Dopo aver convissuto per secoli in modo abbastanza pacifico, le genti di queste regioni<br />

vissero <strong>nel</strong> secondo dopoguerra la “guerra fredda” e lo scontro tra comunismo e anticomunismo,<br />

qui più che in altre regioni d’Italia, sia perché proprio qui fu tracciato quel<br />

confine che privava la città di ben due terzi del suo territorio e divideva non solo due<br />

stati, ma due blocchi ideologicamente contrapposti, sia a causa delle conseguenze dei<br />

tragici episodi avvenuti a guerra finita, quando le truppe del Maresciallo Tito deportarono<br />

e uccisero centinaia di cittadini goriziani inermi gettandoli <strong>nel</strong>le foibe.<br />

Gli ultimi sessant’anni hanno visto l’arrivo e l’integrazione <strong>nel</strong> tessuto sociale di migliaia<br />

di esuli, in fuga dalle terre d’Istria, Fiume e Dalmazia, cedute alla Jugoslavia, i problemi<br />

economici dovuti alla crisi del dopoguerra, l’acuirsi prima e lo stemperarsi poi delle<br />

tensioni con il nazionalismo comunista di Tito, ed infine, negli anni Novanta, la dissoluzione<br />

<strong>della</strong> Jugoslavia e la nascita dalle sue ceneri di diverse repubbliche, tra le quali<br />

quelle di Slovenia e di Croazia.<br />

Se guardiamo indietro troviamo pagine che preferiremmo dimenticare, ma solo il ricordo<br />

può impedire di ripercorrere la stessa strada e di commettere gli stessi errori. Per<br />

questo motivo nessuna pagina <strong>della</strong> nostra storia può essere cancellata. La nostra terra,<br />

plurietnica e di confine, dovrebbe divenire laboratorio di pacifica convivenza, per trarre<br />

beneficio dal confronto e dal rispetto reciproco. Per farlo però è indispensabile riconoscere<br />

meriti ma anche ammettere sbagli e responsabilità, fare chiarezza e accettare<br />

il passato per costruire il futuro. È questa la sfida dei prossimi anni.<br />

Maria Grazia Ziberna

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