Storia della Venezia Giulia - Associazione Giuliani nel Mondo
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stanziamenti rispettivamente per 850.000 e per 97.000 corone. E’ in questo contesto<br />
che <strong>nel</strong> 1891 venne fondata <strong>nel</strong>le cinque province italiane, cioè il Trentino, il Friuli,<br />
Trieste, l’Istria e la Dalmazia, l’associazione <strong>della</strong> Lega Nazionale. Nata con lo scopo<br />
precipuo di “promuovere l’amore e lo studio <strong>della</strong> lingua italiana e soprattutto l’istituzione<br />
ed il mantenimento di scuole italiane entro i confini dell’Impero nei luoghi di<br />
popolazione mista, specialmente sul confine linguistico”, la Lega Nazionale contribuì,<br />
sin dalla sua prima manifestazione, a formare una coscienza democratico-liberale sviluppando,<br />
attraverso una strenua salvaguardia del patrimonio culturale italiano ed<br />
una mirata propaganda promozionale del proprio credo, il sentimento di amor patrio.<br />
Una difesa questa che non fu mai facile né priva di ostacoli, ma anzi spesso osteggiata<br />
ed avversata dal regime asburgico. Un successo di uomini ed azioni stretti sotto un<br />
unico emblema, quello tricolore, fece sì che questo sodalizio potesse contare sulla<br />
disponibilità di ben 45.000 soci distribuiti in 177 diverse sezioni.<br />
La sede di Gorizia, inaugurata il 21 settembre 1891, riuscì a raddoppiare in pochi anni<br />
il numero dei suoi iscritti facendosi portavoce del sentimento nazionale cittadino sotto<br />
la direzione di Giorgio Bombig, podestà e futuro sindaco <strong>della</strong> città. Distintasi soprattutto<br />
per le sue iniziative in campo educativo, la Lega di Gorizia fu in grado di finanziare<br />
propri istituti scolastici promuovendo la costruzione, <strong>nel</strong> 1892, degli asili di<br />
Piedimonte e di Ponte Isonzo e accogliendo, due anni più tardi, ben 118 allievi <strong>nel</strong>la<br />
struttura di Lucinico.<br />
Nel 1914 la Lega Nazionale poteva vantare così 76 istituti tra scuole popolari, asili<br />
d’infanzia e ricreatori, 20 scuole serali per adulti, oltre 60 biblioteche circolanti. Alla<br />
fine <strong>della</strong> prima guerra mondiale il mutevole avvicendarsi dei tempi costrinse la Lega<br />
a rinunciare a parte del suo patrimonio scolastico: il fascismo rivendicò la responsabilità<br />
di uniformare l’educazione giovanile assorbendo le strutture scolastiche<br />
<strong>nel</strong>l’Opera Nazionale Balilla mentre gli asili passavano, <strong>nel</strong> 1919, all’Opera Nazionale<br />
Italia Redenta.<br />
Intanto, dal 1857 avevano iniziato ad operare in città le Suore di Nostra Signora,<br />
giunte dalla Baviera, che inizialmente si occuparono <strong>della</strong> formazione di ragazze sordomute,<br />
ma dopo tre anni vennero invitate dalla contessa Matilde Coronini ad aprire<br />
una scuola privata tedesca, con annesso educandato, per le figlie delle famiglie nobili.<br />
Qualche anno dopo si costituì invece l’Asilo San Giuseppe, per fanciulle povere e<br />
abbandonate, che trovò la sua sede definitiva <strong>nel</strong> borgo San Rocco, <strong>nel</strong>la casa donata<br />
dalla baronessa Ritter, tra le attuali via Vittorio Veneto e dei Grabizio. Anche le Suore<br />
<strong>della</strong> Carità operavano <strong>nel</strong>l’ambito del sociale, collaborando alla gestione di un orfanotrofio<br />
e di una scuola elementare femminile, il Contavalle, fondato <strong>nel</strong> 1799 da<br />
don Giovanni Contavalle. Nel 1895 vennero chiamati in città i Salesiani. I sacerdoti<br />
si fecero apprezzare per la loro opera educativa, e grazie ai proventi di un’eredità<br />
lasciata da una benefattrice e ad alcuni prestiti riuscirono ad acquistare una villa in<br />
via Ponte Isonzo, oggi via don Bosco, circondato da due ettari di terra. Qui fu edificato<br />
l’attuale convitto, che <strong>nel</strong> 1904 ospitava ben 150 allievi dagli 11 ai 20 anni. Durante<br />
il primo conflitto mondiale il direttore, sospettato di spionaggio a favore degli italia-