ottobre 2011 - Bambini - Qui - appunti dal presente
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la cassetta con i giochi, le matite colorate, il pongo,<br />
le cose che uso nelle consultazioni in psichiatria<br />
infantile e nelle psicoterapie. La mia scelta è<br />
un po’ una scommessa, la scommessa che i bambini<br />
siano sempre comunque bambini in ogni<br />
parte del mondo, a qualsiasi latitudine, quali che<br />
siano le esperienze, anche molto terribili, che<br />
hanno avuto. “Scommessa” non è un termine molto<br />
scientifico, certo, ma il fatto è che in letteratura<br />
non abbiamo trovato nulla di psicologico, di psichiatrico,<br />
e in fondo neanche di sociologico. Di<br />
questi bambini, delle loro strutture mentali, di come<br />
elaborino le esperienze e i conflitti non so nulla.<br />
È la prima volta che mi confronto con una<br />
cultura così poco studiata <strong>dal</strong> mio vertice professionale<br />
e mi pongo domande su domande. Come<br />
reagiranno i bambini? Vorranno stare con me? Mi<br />
comunicheranno le loro angosce, le loro terribili<br />
storie?<br />
Infine, eccomi seduta nella sala riunioni del centro<br />
di Matete. Piero tradurrà per me <strong>dal</strong>l’italiano<br />
in francese e Guillain, l’educatore, tradurrà in lingala,<br />
una delle tante lingue meticcie.<br />
Entra il primo ragazzino, Exaucee. Dovrebbe avere<br />
dodici anni, ma esserne certi è impossibile.<br />
Tiene la testa bassa e sembra a disagio. Gli dico:<br />
“Io lavoro con i bambini e i bambini mi raccontano<br />
le loro storie, e le storie si possono raccontare<br />
parlando, giocando, disegnando”. Exaucee non<br />
esita un attimo. “Racconto la mia storia” mi dice.<br />
Così inizia a parlare e non smette più. Con i mattoncini<br />
di legno colorato mette in scena i personaggi<br />
della sua famiglia. La storia che racconta è<br />
terribile. Dopo il divorzio dei genitori viene trasferito<br />
da un posto a un altro: prima va a stare con<br />
i nonni, poi con la madre e infine con il padre a<br />
p. 25