ottobre 2011 - Bambini - Qui - appunti dal presente
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Brazzaville. È quando muore la nonna paterna,<br />
subito dopo i funerali, che scatta la terribile accusa:<br />
il pastore di una chiesa del risveglio lo indica<br />
come il responsabile di quella morte, come un<br />
“enfant sorcier”.<br />
E così inizia la sua odissea. Lo portano in chiesa,<br />
dove, per giorni e giorni, viene sottoposto a pratiche<br />
di “liberazione”, pratiche da non confondere<br />
con gli esorcismi. A questi ultimi la chiesa cattolica<br />
ricorre quando si ritiene che qualcuno sia<br />
posseduto <strong>dal</strong> demonio, e il loro obiettivo è l’uscita<br />
del diavolo <strong>dal</strong> corpo del posseduto. Essere<br />
stregoni, invece, non significa essere posseduti,<br />
avere un’entità dentro di sé, bensì avere un potere,<br />
l’organo della stregoneria, ed è da questo potere<br />
che bisogna liberare l’individuo. “Il pastore accese<br />
delle candele e versò su tutto il corpo del bambino<br />
della cera bollente; poi preparò una soluzione<br />
liquida da mettergli negli occhi e gli tagliò anche<br />
i capelli. Infine preparò un’altra soluzione e costrinse<br />
il bambino a prenderla. Questi vomitò molto,<br />
e il pastore disse che stava vomitando la carne<br />
umana che aveva mangiato. Poi, qualche tempo<br />
dopo, telefonò al padre dicendo che la stregoneria<br />
era finita. Il padre venne a riprendere il bambino<br />
e insieme partirono per Brazzaville.”<br />
Exaucee parla senza fermarsi un attimo. Rimango<br />
molto colpita <strong>dal</strong> tono monotono della sua voce,<br />
<strong>dal</strong> fatto che parli di sé in terza persona, come se<br />
fosse il personaggio di una storia che non gli appartiene,<br />
e <strong>dal</strong>la drammaticità di ciò che racconta.<br />
Credo che stia compiendo un’operazione complicata.<br />
È come se, per poterla raccontare, dovesse<br />
mettere una distanza fra sé e la sua storia.<br />
Dopo il ritorno del bambino a Brazzaville con il<br />
padre, muore un suo zio paterno. Il bambino è<br />
p. 26