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CNEL - Rapporto Integrazione Immigrati in Italia

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unipersonali, sebbene la percentuale di famiglie straniere <strong>in</strong> cui un solo componente lavori resti più<br />

elevata di quella che si riscontra tra le famiglie di italiani anche quando il numero di componenti<br />

aumenti.<br />

Infatti mentre nella famiglie numerose di italiani (4 componenti o più) la circostanza che a<br />

lavorare sia un solo componente si verifica <strong>in</strong> poco più di un terzo dei casi (37,5%), tra le<br />

corrispondenti famiglie straniere quelle sostenute da un solo reddito da lavoro sono quasi la metà<br />

(47,3%) e riguardano soprattutto nuclei marocch<strong>in</strong>i e albanesi. Si tratta di famiglie<br />

particolarmente vulnerabili, sia perché, dovendo un nucleo numeroso fare affidamento su un solo<br />

reddito da lavoro, la capacità economica di soddisfare pienamente i bisogni familiari risulta<br />

presumibilmente scarsa, sia perché l‟eventuale perdita del lavoro da parte dell‟unico occupato le<br />

farebbe automaticamente cadere nell‟<strong>in</strong>digenza.<br />

A tal riguardo, nei 4 qu<strong>in</strong>ti delle famiglie pluricomponenti straniere con un solo occupato<br />

questi è un uomo, per lo più lavoratore a tempo pieno e <strong>in</strong>determ<strong>in</strong>ato. Casi di m<strong>in</strong>ore solidità<br />

riguardano quei nuclei pluricomponenti <strong>in</strong> cui il lavoratore (o i lavoratori) abbiano impieghi a<br />

tempo parziale (si tratta di famiglie soprattutto filipp<strong>in</strong>e) a cui a volte si aggiunge anche la<br />

temporaneità del rapporto di lavoro (specialmente famiglie marocch<strong>in</strong>e e ucra<strong>in</strong>e). In generale, i<br />

nuclei familiari di più componenti <strong>in</strong> cui due o più lavorano ma <strong>in</strong> forma precaria sono più<br />

ricorrenti tra gli stranieri (11,7%) che tra gli italiani (4,0%).<br />

Salvo i casi di nuclei stranieri unipersonali (<strong>in</strong> cui l‟unico componente ha, nel 75,8% dei<br />

casi, un lavoro a tempo <strong>in</strong>determ<strong>in</strong>ato e a tempo pieno, a fronte dell‟84,3% dei nuclei unipersonali<br />

italiani), la significativa <strong>in</strong>cidenza, sopra menzionata, di famiglie <strong>in</strong> cui vi sia almeno un<br />

componente straniero conferma quanto gli immigrati <strong>in</strong> <strong>Italia</strong> vivano <strong>in</strong> gran parte <strong>in</strong>seriti <strong>in</strong> un<br />

contesto familiare, ovvero all‟<strong>in</strong>terno di una rete affettiva che, come cellula primaria della società,<br />

costituisce anche la base di una stabilità e di un radicamento significativi sul territorio.<br />

Il che ha una sua importanza soprattutto per quel 25% di famiglie straniere unipersonali a<br />

maggiore precarietà di impiego (a tempo determ<strong>in</strong>ato o a collaborazione, spesso anche <strong>in</strong> regime di<br />

part-time) a cui si aggiunge anche la mancanza di una rete parentale di sostegno.<br />

In questo panorama, sono oltre 8 su 10 (81,1%) le famiglie con almeno un componente<br />

straniero <strong>in</strong> cui ad essere straniero sia anche il capofamiglia, ovvero il membro che detiene la<br />

responsabilità giuridica della famiglia e che, quando sia occupato, spesso co<strong>in</strong>cide con il suo<br />

maggior percettore di reddito. Il dato è significativo <strong>in</strong> quanto proprio nel “capofamiglia” risiede,<br />

appunto, la capacità giuridica e (almeno <strong>in</strong> parte) economica di costituire (o ri-costituire, attraverso<br />

il ricongiungimento) il proprio nucleo familiare, per cui essere capofamiglia significa, <strong>in</strong> ogni<br />

caso, possedere la capacità di “<strong>in</strong>iziativa familiare”.<br />

Al netto dei nuclei unipersonali (dove comunque l‟unico componente è chiamato ad avere<br />

un‟autonomia economica per autosostentarsi), il fatto che <strong>in</strong> una maggioranza così notevole di<br />

famiglie con almeno un componente straniero sia straniero (almeno) il capofamiglia denota, <strong>in</strong><br />

generale, l‟elevata capacità di <strong>in</strong>iziativa nel radunare <strong>in</strong>torno a sé una comunità familiare. Capacità<br />

che gli immigrati hanno raggiunto <strong>in</strong> forza di una certa sufficiente stabilità economica e giuridica, la<br />

quale consente loro questo protagonismo che non è privo di significatività <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i di<br />

valutazione del loro <strong>in</strong>serimento nel tessuto socio-economico.<br />

Indicatori di <strong>in</strong>serimento occupazionale<br />

Impiego di manodopera immigrata. In base ai dati Inail, di tutti i lavoratori che abbiano avuto<br />

almeno un‟occupazione nel corso del 2008 <strong>in</strong> <strong>Italia</strong> (19.309.254), quelli nati all’estero sono stati<br />

quasi 3 milioni (2.998.462), ovvero ben il 15,5%, poco meno di un sesto del totale. Si tratta di<br />

un‟<strong>in</strong>cidenza praticamente doppia rispetto a quella che i residenti stranieri detengono sulla<br />

popolazione nazionale complessiva.<br />

E, sebbene il dato richieda di essere ridimensionato (il Dossier Statistico Immigrazione<br />

2009 lo abbassa, per stima, a circa un decimo di tutti gli occupati, mentre l‟Istat, nell‟<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e<br />

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