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CNEL - Rapporto Integrazione Immigrati in Italia

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Con riferimento all‟equazione “più immigrazione più crim<strong>in</strong>alità” il <strong>Rapporto</strong> rappresenta i<br />

dati 2005-2008 per i quali “l‟aumento degli immigrati non si traduce <strong>in</strong> un automatico aumento<br />

proporzionale delle denunce penali nei loro confronti” e le stesse collettività considerate di volta <strong>in</strong><br />

volta “canaglie” sono <strong>in</strong>teressate da una quota percentuale di denunce penali <strong>in</strong>feriore alla loro<br />

quota sui residenti stranieri: Romania -6,5 punti, Albania -4,8 punti, C<strong>in</strong>a Popolare -1,8 punti.<br />

Pur <strong>in</strong> questo quadro, il <strong>Rapporto</strong> sottol<strong>in</strong>ea alcune criticità. “Le maggiori collettività<br />

africane (Marocco, Senegal, Tunisia, Nigeria ed Egitto) totalizzano il 29,6% delle denunce<br />

presentate contro gli stranieri a fronte di una quota del 18,7 % sui soggiornanti.” Particolarmente<br />

critica è la esposizione dei marocch<strong>in</strong>i.<br />

Come gli altri Rapporti, anche questo, dunque, non misura i livelli di <strong>in</strong>tegrazione effettiva<br />

degli immigrati nelle diverse regioni e prov<strong>in</strong>ce italiane, ma le potenzialità, le condizioni più o<br />

meno favorevoli per lo sviluppo e per il buon esito di processi di <strong>in</strong>tegrazione.<br />

Il <strong>Rapporto</strong> evidenzia, particolarmente, come <strong>in</strong> <strong>Italia</strong> non risultano contesti territoriali<br />

potenzialmente né oltremodo sfavorevoli né spiccatamente <strong>in</strong>centivanti rispetto ai processi di<br />

<strong>in</strong>tegrazione degli immigrati.<br />

Il <strong>Rapporto</strong> offre ai decisori politici di ogni livello istituzionale la conoscenza del quadro<br />

complesso della realtà immigratoria italiana, li sollecita alla verifica e al confronto, ad <strong>in</strong>dividuare<br />

le criticità e a mirare le nuove azioni.<br />

Le criticità e l’urgenza di una politica lungimirante<br />

Questo <strong>Rapporto</strong> è reso pubblico mentre il Governo presenta il Piano per l’<strong>in</strong>tegrazione<br />

nella sicurezza Identità e Incontro, cioè la sua strategia sulle politiche per l‟<strong>in</strong>tegrazione per le<br />

persone immigrate.<br />

Le criticità messe <strong>in</strong> luce da questo e dai più recenti Rapporti ci permettono una prima<br />

valutazione di questo documento programmatico del governo.<br />

E‟ un punto di chiarezza di rilievo nel documento governativo la <strong>in</strong>dividuazione di un<br />

modello italiano di <strong>in</strong>tegrazione da un forte contenuto personalistico.<br />

Protagoniste dell‟<strong>in</strong>tegrazione non sono le culture <strong>in</strong> astratto ma le persone nei luoghi della<br />

vita di tutti i giorni, dal lavoro, alla scuola, al quartiere.<br />

E‟ la valorizzazione della esperienza di questi anni nei territori, come documentato anche da<br />

questo VII <strong>Rapporto</strong>, sostenuta da un grande impegno politico delle istituzioni e sussidiario, con<br />

associazionismo e volontariato, delle comunità locali.<br />

Il documento prende le distanze sia dalle pretese dell‟assimilazionismo che dalla tolleranza<br />

del multiculturalismo con la codificazione delle diversità. Entrambi questi modelli, d‟altronde, sono<br />

<strong>in</strong> profonda crisi <strong>in</strong> Europa, nei Paesi di più antica tradizione immigratoria.<br />

L’idea di <strong>in</strong>tegrazione della nostra esperienza si fonda sulla valorizzazione di un dialogo e<br />

di un confronto rispettosi tra culture diverse. Più questi sono autentici, più tendono a un reciproco<br />

arricchimento, a una crescita comune, alla prospettiva di una società nuova che sta già crescendo.<br />

In essa le diversità convivono e si affermano condizioni nuove di coesione, nel presupposto,<br />

ovviamente, della condivisione e del rigoroso rispetto dei valori della nostra Costituzione.<br />

L‟obiettivo è tanto più complesso <strong>in</strong> una fase <strong>in</strong> cui tutti si devono misurare con tante<br />

<strong>in</strong>sicurezze m<strong>in</strong>acciose, dalla crisi f<strong>in</strong>anziaria della globalizzazione, alla crisi economica, ai rischi<br />

del terrorismo e delle guerre, alle forti tensioni religiose e tra culture.<br />

C‟è da auspicare che questo punto di chiarezza sulla condivisione del modello di<br />

<strong>in</strong>tegrazione liberi la politica governativa sull‟immigrazione da una logica di identificazione con<br />

l‟emergenza sociale e la sicurezza pubblica.<br />

Questa politica con recenti misure, tra le quali alcune riassorbite <strong>in</strong> Parlamento, altre<br />

cancellate dalla Corte Costituzionale, ha messo a rischio diritti civili riconosciuti dalla Costituzione<br />

ad ogni persona e soprattutto ha creato un clima che serve a suscitare gli ist<strong>in</strong>ti di una subcultura<br />

xenofoba, che compromette una ord<strong>in</strong>ata convivenza civile ed è al servizio di miopi identità<br />

elettoralistiche.<br />

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