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CNEL - Rapporto Integrazione Immigrati in Italia

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Questa crescita della disoccupazione ha <strong>in</strong>vestito soprattutto peruviani, tunis<strong>in</strong>i, c<strong>in</strong>galesi<br />

e marocch<strong>in</strong>i; <strong>in</strong> misura meno accentuata gli ucra<strong>in</strong>i, mentre, se per i romeni il tasso (8,0%) è<br />

rimasto sostanzialmente <strong>in</strong>variato rispetto all‟anno precedente, per i filipp<strong>in</strong>i esso è andato<br />

addirittura dim<strong>in</strong>uendo rispetto alla già esigua quota (3,7%) del 2007.<br />

L‟area italiana <strong>in</strong> cui si concentrano <strong>in</strong> misura preponderante gli immigrati <strong>in</strong> cerca di<br />

occupazione è il Nord: Piemonte, Lombardia e Veneto accolgono da sole ben il 43% dei 162.000<br />

disoccupati stranieri rilevati dall‟<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e Istat nel 2008.<br />

In modo <strong>in</strong>verso rispetto a quanto osservato per il tasso di occupazione, quello di<br />

disoccupazione tende a dim<strong>in</strong>uire man mano che aumentano gli anni di permanenza degli stranieri<br />

<strong>in</strong> <strong>Italia</strong>, oscillando tra il 19,2% di quanti sono presenti da meno di 3 anni e il 6,4% dei presenti da<br />

oltre 10 anni.<br />

Non bisogna <strong>in</strong>tendere come contraddittoria la coesistenza di elevati tassi di occupazione e<br />

di attività con l‟altrettanto alto tasso di disoccupazione, giacché al d<strong>in</strong>amismo occupazionale degli<br />

stranieri, testimoniato dai primi due tassi, fa da contrappeso il fatto che molti di essi trov<strong>in</strong>o<br />

ancora lavori precari e temporanei. Perciò, pur restando <strong>in</strong>teressati a trovare lavoro e qu<strong>in</strong>di<br />

<strong>in</strong>seriti nelle forze lavoro (tasso di attività), alternano periodi di occupazione effettiva (tasso di<br />

occupazione) a periodi di <strong>in</strong>attività e di attesa (tasso di disoccupazione), anche a causa della<br />

tipologia di lavori tradizionalmente appannaggio degli immigrati, caratterizzati da grande<br />

stagionalità e precarietà.<br />

Basti pensare che tra i lavoratori stranieri dipendenti (che sono la stragrande maggioranza:<br />

84,8%, contro il 73,7% degli italiani, con punta di 9 ogni 10 tra le sole donne), l‟<strong>in</strong>cidenza dei<br />

lavoratori temporanei (15,6%, che arriva a 1 su 5 nel Mezzogiorno) supera quella riscontrata tra i<br />

lavoratori italiani (13,1%), senza peraltro significative differenze di genere, diventando<br />

particolarmente rilevante nei settori dell’agricoltura, alberghiero-ristorativo e del commercio.<br />

E anche quando si tratti <strong>in</strong>vece di impieghi a tempo <strong>in</strong>determ<strong>in</strong>ato (comunque<br />

maggioritari, salvo essere la quasi totalità tra filipp<strong>in</strong>i, c<strong>in</strong>galesi e c<strong>in</strong>esi), lo scotto per<br />

accaparrarseli (essendo la garanzia per poter soggiornare regolarmente sul territorio italiano) è<br />

spesso quello di accettarne <strong>in</strong> settori poco qualificati e poco retribuiti. A tal riguardo, nonostante i<br />

lavoratori stranieri possiedano titoli di studio generalmente medio-alti (il 54,1% ha un diploma o<br />

una laurea, contro il 62,3% dei lavoratori italiani), quasi i 3 quarti di loro (73,4%, a fronte di<br />

appena il 32,9% degli italiani) svolge una professione non qualificata. Si tratta soprattutto di<br />

lavoro domestico per le donne (ramo <strong>in</strong> cui la manodopera straniera risulta impiegata 7 volte più<br />

rispetto a quella italiana); di impieghi nell‟edilizia (dove la manodopera immigrata è co<strong>in</strong>volta 2<br />

volte più di quella italiana), specialmente come manovali, muratori ecc.; e nell‟<strong>in</strong>dustria,<br />

soprattutto come fonditori o saldatori, per gli uom<strong>in</strong>i.<br />

Sono gli stessi settori, <strong>in</strong>sieme a quelli alberghiero-ristorativo e di servizi alle imprese<br />

(pulizie degli edifici), <strong>in</strong> cui è più diffuso il lavoro part-time, il quale riguarda <strong>in</strong> misura<br />

considerevole soprattutto le lavoratrici straniere: è impiegato a tempo parziale il 37,4% di esse,<br />

(contro il 6,6% degli uom<strong>in</strong>i), una quota oltre 10 punti percentuali superiore a quella delle<br />

lavoratrici italiane (27,1%).<br />

E per metà delle lavoratrici straniere si tratta di un part-time <strong>in</strong>volontario, ossia di un<br />

lavoro accettato per mancanza di un impiego a tempo pieno: è il fenomeno della cosiddetta<br />

sottoccupazione (lavorare, <strong>in</strong>dipendentemente dalla propria volontà, meno ore di quanto si dichiara<br />

di volere o potere fare), che colpisce il 7,0% dei lavoratori stranieri (<strong>in</strong>cidenza più che doppia<br />

rispetto a quella degli italiani), con valori di punta proprio tra le donne (7,3% contro il 6,7%<br />

degli uom<strong>in</strong>i) e tra alcune collettività (peruviani 13,7%, ecuadoriani 12,6%).<br />

Capacità di assorbimento del mercato lavorativo. Nel 2008 si sono contati 1.346.626 lavoratori<br />

nati all’estero che hanno conosciuto almeno un‟assunzione (o ri-assunzione) nel corso dell‟anno, i<br />

quali hanno <strong>in</strong>ciso per il 23,2% sul totale dei 5.795.168 lavoratori assunti, almeno una volta, nello<br />

stesso periodo; d‟altra parte sono stati 1.312.419 i lavoratori nati all’estero che, nello stesso<br />

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