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CNEL - Rapporto Integrazione Immigrati in Italia

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Per il resto, quasi tutte le altre regioni che occupano la metà <strong>in</strong>feriore della graduatoria<br />

assoluta, e qu<strong>in</strong>di con i potenziali di <strong>in</strong>tegrazione più bassi, <strong>in</strong> quella differenziale si piazzano <strong>in</strong><br />

posizioni analoghe, attestando così anche una più rilevante disparità di <strong>in</strong>serimento socioeconomico<br />

tra immigrati e autoctoni al proprio <strong>in</strong>terno, a svantaggio dei primi.<br />

I casi <strong>in</strong> questione sono quelli della Liguria, 12 a nella graduatoria assoluta e 14 a <strong>in</strong> quella<br />

differenziale (-0,31); dell‟Umbria, 15 a nel primo caso e 17 a (-0,33) nel secondo; dell‟Abruzzo, 18°<br />

<strong>in</strong> entrambe le graduatorie (con valore differenziale di -0,38); della Puglia, penultima nella prima e<br />

ultima nella seconda (dove registra un valore pari a -0,40, il differenziale di <strong>in</strong>serimento sociooccupazionale<br />

tra stranieri e autoctoni più elevato di tutte le regioni italiane).<br />

Fanno eccezione le Marche che, pur con un medio potenziale di <strong>in</strong>tegrazione degli<br />

immigrati (14° posto nella graduatoria assoluta), tuttavia precipitano alla penultima posizione della<br />

graduatoria differenziale (-0,39), attestando così condizioni generali di <strong>in</strong>serimento socio-lavorativo<br />

degli stranieri che vivono <strong>in</strong> loco sensibilmente svantaggiate rispetto a quelle degli autoctoni.<br />

Questo ”salto” <strong>in</strong>verso, per cui da posizioni medio-alte della graduatoria assoluta si scende a<br />

posizioni medio-basse di quella differenziale, riguarda anche diverse regioni che, nella prima,<br />

risultano tra le prime 10. Ciò vuol dire che, nonostante le condizioni strutturali di partenza<br />

consentano loro di offrire agli immigrati degli standard effettivi di <strong>in</strong>serimento sociale e<br />

occupazionale tra i più apprezzabili nel panorama nazionale, questi standard sono, nel complesso,<br />

ancora piuttosto ridotti rispetto a quanto tali regioni sono potenzialmente <strong>in</strong> grado di offrire e che si<br />

rispecchia nei livelli medi di <strong>in</strong>serimento socio-lavorativo della popolazione autoctona.<br />

In questi contesti sussiste, perciò, un marg<strong>in</strong>e ancora piuttosto ampio di miglioramento<br />

nella capacità di offrire agli stranieri livelli di <strong>in</strong>serimento corrispondenti alle reali<br />

potenzialità del territorio.<br />

Assumendo, come si è fatto nel presente studio, che il valore differenziale 0 (zero)<br />

dell‟<strong>in</strong>dice corrisponde a una sostanziale parità degli immigrati con gli italiani, quanto al grado<br />

complessivo di <strong>in</strong>serimento socio-occupazionale, e che questa parità rappresenta l‟obiettivo m<strong>in</strong>imo<br />

per dare ai processi di <strong>in</strong>tegrazione locali i presupposti effettivi per una plausibile riuscita, si può<br />

dire che, <strong>in</strong> rapporto alle proprie capacità (riflesse nei livelli di <strong>in</strong>serimento socio-occupazionale<br />

degli autoctoni), questi contesti presentano un marg<strong>in</strong>e di miglioramento, che ancora li separa<br />

da tale obiettivo, il quale va dal 38-40% di Abruzzo, Marche e Puglia al 31-33% di Liguria,<br />

Calabria, Toscana e Umbria (con la Calabria e la Toscana rispettivamente 9 a e 7 a nella<br />

graduatoria assoluta), al 27-30% di Emilia Romagna e Lombardia (1 a e 3 a nell‟<strong>in</strong>dice assoluto),<br />

f<strong>in</strong>o al 20-22% di Veneto (5°) e Basilicata.<br />

Si tratta di un marg<strong>in</strong>e significativo che, anche stando alla sola graduatoria assoluta, si<br />

deduce dalla circostanza – già rilevata – per cui non solo le regioni del Nord Est con Lombardia e<br />

Lazio, ma <strong>in</strong> generale buona parte delle regioni ai primi 10 posti, detengono valori dell‟<strong>in</strong>dice<br />

(compresi all‟<strong>in</strong>circa tra 47 e 61) i quali, su una scala centesimale come è quella di cui fanno parte,<br />

mostrano come esse siano comunque lontane dal detenere un potenziale di <strong>in</strong>tegrazione<br />

apprezzabilmente consistente. La stessa regione che guida la graduatoria – si è visto – non riesce<br />

che a lambire appena, unica tra tutte, la fascia dei valori alti.<br />

Sotto questo aspetto, la graduatoria differenziale è ancor meno confortante, visto che le<br />

regioni si distribuiscono per metà nella fascia dei valori medi e per metà <strong>in</strong> quella dei valori bassi.<br />

A livello di prov<strong>in</strong>ce, tra le prime 10 di questo <strong>in</strong>dice differenziale è stato già segnalato<br />

come la Sicilia ne vanti ben 4, <strong>in</strong> l<strong>in</strong>ea con la posizione di prem<strong>in</strong>enza che la regione <strong>in</strong>sulare<br />

occupa nella corrispondente graduatoria territoriale (oltre a Enna, che primeggia a livello nazionale,<br />

si tratta di Palermo, al 4° posto con un valore di -0,04, di Catania, al 6° con -0,08, e di Siracusa, al<br />

9° con -0,14); la Sardegna 2 (Nuoro e Cagliari, rispettivamente con -0,03 e -0,13) e il Piemonte<br />

una (Biella, con valore pari a 0,00). Il quadro si completa con la lombarda Como (5° posto con -<br />

0,07), la pugliese Taranto (8° con -0,14) e la friulana Pordenone (10° con -0,14).<br />

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