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CNEL - Rapporto Integrazione Immigrati in Italia

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INDICE DI INSERIMENTO OCCUPAZIONALE 11<br />

Nonostante la difficile congiuntura <strong>in</strong>ternazionale, esplosa con la crisi f<strong>in</strong>anziaria<br />

dell‟autunno del 2008 e con riflessi di non poco conto sul tessuto economico italiano, la quota più<br />

consistente dei flussi migratori ha cont<strong>in</strong>uato ad essere sollecitata essenzialmente da motivi<br />

lavorativi. Lo stesso Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes, nell‟edizione del 2009, ha<br />

rimarcato la sostanziale «stabilità dell‟occupazione immigrata, malgrado la crisi, e nonostante le<br />

perdite di posti di lavoro fra gli italiani» (p. 235). Proprio la crisi ha messo a nudo alcune fragilità<br />

del nostro sistema produttivo, confermando al tempo stesso l‟irr<strong>in</strong>unciabilità di un apporto, quello<br />

conferito dal lavoro degli immigrati, nel garantire maggiore robustezza all‟<strong>in</strong>tero tessuto economico<br />

del Paese.<br />

È fuor di dubbio che il dato nazionale non può (e non deve) nascondere le difformità, <strong>in</strong><br />

alcuni casi profonde, esistenti nei s<strong>in</strong>goli contesti regionali e f<strong>in</strong>anche prov<strong>in</strong>ciali. Proprio per tale<br />

ragione, il presente <strong>Rapporto</strong> cerca di cogliere, se possibile <strong>in</strong> tutta la loro complessità, le differenti<br />

articolazioni di una realtà <strong>in</strong> cont<strong>in</strong>uo divenire e con specificità che <strong>in</strong>trecciano l‟esperienza del<br />

lavoro degli immigrati con la storia delle varie comunità locali che compongono il Paese. Per<br />

rispondere a tale f<strong>in</strong>alità, l‟<strong>in</strong>dice d‟<strong>in</strong>serimento occupazionale è stato predisposto <strong>in</strong> modo da<br />

contemplare c<strong>in</strong>que dist<strong>in</strong>ti <strong>in</strong>dicatori, laddove possibile con l‟apporto di specifici comparazioni<br />

differenziali: l‟<strong>in</strong>dicatore d‟impiego della manodopera immigrata; quello riguardante la capacità di<br />

assorbimento del mercato lavorativo; quello relativo al reddito da lavoro dipendente; l‟<strong>in</strong>dicatore<br />

del differenziale retributivo di genere e, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, quello riguardante i lavoratori autonomi.<br />

L‟analisi d‟<strong>in</strong>sieme di tali <strong>in</strong>dicatori permette di tracciare una graduatoria complessiva<br />

dell‟<strong>in</strong>dice d‟<strong>in</strong>serimento occupazionale, che evidenzia una collocazione regionale differenziata:<br />

- nella fascia d‟<strong>in</strong>tensità media si collocano ben 11 regioni: 7 del Nord (Lombardia, Friuli<br />

Venezia Giulia, Emilia Romagna, Veneto, Trent<strong>in</strong>o-Alto Adige, Piemonte e Liguria), 2 del Centro<br />

(Toscana e Lazio) e 2 del Sud (Calabria e Campania);<br />

- nella fascia d‟<strong>in</strong>tensità bassa 8 regioni, delle quali 5 dell‟area meridionale e <strong>in</strong>sulare<br />

(Sicilia, Molise, Sardegna, Abruzzo e Basilicata), 2 del Centro (Marche e Umbria) e una del Nord<br />

(Valle d‟Aosta);<br />

- nella fascia d‟<strong>in</strong>tensità m<strong>in</strong>ima, <strong>in</strong>vece, si colloca una sola regione: la Puglia.<br />

Considerando le differenze regionali, la graduatoria per aree territoriali contiene delle novità<br />

rispetto al passato: la fascia più alta è costituita da quella “media”, ed è occupata unicamente<br />

dall‟area dell‟<strong>Italia</strong> centrale, seguita <strong>in</strong> fascia “bassa” dal Nord (orientale ed occidentale) e dalle<br />

Isole. In fondo alla graduatoria si posiziona il Sud, <strong>in</strong> fascia “m<strong>in</strong>ima”, separata dal Centro da ben<br />

36,1 punti.<br />

Per valutare la “distanza” esistente tra le condizioni d‟<strong>in</strong>serimento occupazionale degli<br />

stranieri e quelle dei locali si fa ricorso all‟<strong>in</strong>dice differenziale, che tiene conto dello scarto medio<br />

esistente fra le due componenti residenti <strong>in</strong> un medesimo territorio. Secondo tale approccio, lo<br />

scenario precedentemente descritto viene confermato solo <strong>in</strong> parte. Di fatti, come nel passato, è<br />

ancora una volta la Sardegna a porsi al vertice della graduatoria comparativa (<strong>in</strong> fascia “alta”),<br />

seguita da 15 regioni <strong>in</strong> fascia “media” e, <strong>in</strong> fondo alla classifica, da 4 regioni <strong>in</strong> fascia “bassa”.<br />

Proprio questa graduatoria permette di formulare alcune rapide considerazioni. Anzitutto l‟esistenza<br />

di m<strong>in</strong>ori differenze fra italiani e stranieri, nelle condizioni d‟<strong>in</strong>clusione lavorativa, <strong>in</strong> regioni dal<br />

tessuto economico e occupativo piuttosto fragile (come la Sardegna, la Campania e la Sicilia) o <strong>in</strong><br />

contesti che offrono ancora dei marg<strong>in</strong>i d‟<strong>in</strong>serimento (come il Lazio e la Valle d‟Aosta). Inoltre,<br />

differenze assai marcate si rilevano <strong>in</strong> alcune regioni centrali, quali l‟Umbria e le Marche, e del<br />

Sud, come la Puglia (che non “brillano” neppure nella graduatoria riguardante l‟<strong>in</strong>dice assoluto),<br />

nonché <strong>in</strong> alcune aree dell‟<strong>Italia</strong> Nord Orientale, a com<strong>in</strong>ciare dall‟Emilia e dalla Lombardia.<br />

11 A cura di Raffaele Callia, Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes.<br />

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