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CNEL - Rapporto Integrazione Immigrati in Italia

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annuale sulle forze lavoro, lo calcola al 7,5%) poiché, tra gli occupati nati all’estero, è compresa<br />

anche una quota <strong>in</strong>def<strong>in</strong>ita di italiani, figli di connazionali emigrati, che sono rientrati nel Paese<br />

d‟orig<strong>in</strong>e dei loro genitori e qui hanno <strong>in</strong>iziato a lavorare, tuttavia esso conferma l‟elevato tasso di<br />

occupazione degli stranieri <strong>in</strong> <strong>Italia</strong>.<br />

In effetti, stando all‟<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e annuale sulle forze lavoro dell‟Istat, nel 2008 i lavoratori<br />

stranieri hanno mostrato un tasso di occupazione (% di occupati tra la popolazione <strong>in</strong> età<br />

lavorativa, ossia quella di età compresa tra i 15 e i 64 anni) pari al 67,1%, una quota superiore di 9<br />

punti percentuali a quello degli italiani, con punta dell‟81,9% tra i soli uom<strong>in</strong>i.<br />

In occupazione persiste dunque un ampio divario di genere tra i lavoratori immigrati (come<br />

pure tra quelli italiani), dovuto tra l‟altro sia a una più ampia presenza di donne presenti <strong>in</strong> <strong>Italia</strong> per<br />

motivi familiari, sia per una maggiore esposizione della componente femm<strong>in</strong>ile al lavoro nero.<br />

Tuttavia nel 2008 la forbice è andata dim<strong>in</strong>uendo rispetto all‟anno precedente, grazie a un<br />

tendenziale calo dell’occupazione maschile e un contestuale aumento di quella femm<strong>in</strong>ile,<br />

quest‟ultima soprattutto <strong>in</strong> virtù di crescenti impieghi nei servizi alle famiglie (collaborazione<br />

domestica e/o assistenza agli anziani), negli alberghi (governanti) e nei ristoranti (cameriere, lavapiatti<br />

o aiuto cuochi), rami <strong>in</strong> cui risulta occupata almeno la metà delle lavoratrici straniere<br />

(specialmente romene).<br />

Questa tendenza positiva dell‟occupazione femm<strong>in</strong>ile si riscontra soprattutto nel Centro-<br />

Nord (<strong>in</strong> particolare <strong>in</strong> Emilia Romagna, con un aumento annuo di ben 4 punti percentuali, qu<strong>in</strong>di <strong>in</strong><br />

Piemonte e Toscana, dove l‟<strong>in</strong>cremento è stato di 3 punti).<br />

Del resto, il tasso di occupazione viene <strong>in</strong>crementando man mano che aumenta il tempo<br />

di permanenza <strong>in</strong> <strong>Italia</strong> e le difficoltà di <strong>in</strong>serimento vengono progressivamente riducendosi: se gli<br />

stranieri presenti da meno di 3 anni ne hanno uno medio del 41,2%, per quelli presenti da 3 a 5 anni<br />

il tasso sale al 56,1%, per toccare la punta del 74,4% per gli immigrati presenti da oltre 10 anni.<br />

Vi sono tuttavia delle collettività i cui processi di <strong>in</strong>serimento occupazionale sono<br />

mediamente più rapidi: c<strong>in</strong>esi, polacchi e filipp<strong>in</strong>i registrano tassi di occupazione superiori al<br />

60% già a meno di 3 anni dall’<strong>in</strong>gresso <strong>in</strong> <strong>Italia</strong>, probabilmente grazie a efficaci catene<br />

migratorie orientate a nicchie di mercato fortemente “etnicizzate”.<br />

In effetti, la concentrazione <strong>in</strong> determ<strong>in</strong>ate nicchie occupazionali varia da collettività a<br />

collettività: i lavoratori filipp<strong>in</strong>i, che rappresentano il 5% degli occupati stranieri, arrivano a<br />

<strong>in</strong>cidere per il 15% nei servizi alle famiglie; i c<strong>in</strong>esi (3% dell‟occupazione straniera complessiva)<br />

<strong>in</strong>cidono per il 13,1% nel commercio, per il 6,9% negli alberghi e ristoranti, per il 5,6% nella<br />

trasformazione <strong>in</strong>dustriale; albanesi e romeni (11,6% e 19,4% di tutti gli occupati stranieri), pesano<br />

rispettivamente per il 24,5% e il 30,4% nell‟edilizia.<br />

In generale, stando ai dati Inail, i lavoratori stranieri risultano occupati per oltre la metà<br />

(54,5%) nei servizi, dove spiccano quelli nelle imprese, come le pulizie (12,2%), quelli presso le<br />

famiglie (11,5%) e negli alberghi e ristoranti (10,1%); segue l‟<strong>in</strong>dustria (33,6%), dove si segnala il<br />

settore sui generis dell‟edilizia (14,2%); qu<strong>in</strong>di l‟agricoltura, con il 7,7% della manodopera<br />

straniera complessiva.<br />

Tornando ai dati Istat, si rileva che anche il tasso di attività degli stranieri (% delle forze<br />

lavoro, costituite da persone occupate o <strong>in</strong> cerca di occupazione, sulla popolazione <strong>in</strong> età<br />

lavorativa), che nel 2008 è stato del 73,3%, ha superato quello degli italiani (62,3%) di ben 11<br />

punti percentuali, con punta dell‟87,1% ancora una volta tra i soli uom<strong>in</strong>i.<br />

Tuttavia, agli alti tassi medi di occupazione e di attività, fa da contrappunto, tra gli stranieri,<br />

il crescente tasso di disoccupazione (% delle persone <strong>in</strong> cerca di occupazione tra le forze lavoro):<br />

8,5% nel 2008, quasi 2 punti percentuali <strong>in</strong> più rispetto a quello degli italiani (6,6%); si tratta di<br />

un dato più accentuato tra le sole donne (11,9%), sebbene l‟andamento decrescente del loro dato<br />

(era il 12,7% nel 2007) sia <strong>in</strong> controtendenza rispetto al dato complessivo e dunque rispetto a quello<br />

degli uom<strong>in</strong>i, che hanno maggiormente accusato la diffusione della disoccupazione nel 2008,<br />

soprattutto nella fascia d‟età tra i 40 e i 49 anni.<br />

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