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CNEL - Rapporto Integrazione Immigrati in Italia

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Il potenziale di <strong>in</strong>tegrazione dei territori italiani: analisi dell’<strong>in</strong>dice f<strong>in</strong>ale<br />

Su questa base, è possibile ora analizzare i risultati f<strong>in</strong>ali della ricerca su base territoriale,<br />

ovvero per s<strong>in</strong>gole regioni e prov<strong>in</strong>ce italiane.<br />

È significativo che <strong>in</strong> questo <strong>in</strong>dice f<strong>in</strong>ale, sia esso assoluto o differenziale, le fasce<br />

d‟<strong>in</strong>tensità estreme, m<strong>in</strong>ima e massima, sono entrambe vuote, tanto per le regioni quanto per le<br />

prov<strong>in</strong>ce, a <strong>in</strong>dicare la mancanza, <strong>in</strong> <strong>Italia</strong>, sia di contesti territoriali dalle condizioni strutturali<br />

complessive oltremodo sfavorevoli ai processi di <strong>in</strong>tegrazione degli immigrati, sia di contesti <strong>in</strong> cui<br />

tali processi trov<strong>in</strong>o condizioni strutturali che, nel loro <strong>in</strong>sieme, risult<strong>in</strong>o spiccatamente <strong>in</strong>centivanti.<br />

Le graduatorie territoriali assolute<br />

Nella graduatoria assoluta dell‟<strong>in</strong>dice f<strong>in</strong>ale l‟Emilia Romagna si conferma come la regione<br />

con il più alto potenziale di <strong>in</strong>tegrazione degli immigrati a livello nazionale, con un valore<br />

medio complessivo di 60,82.<br />

Tuttavia il valore massimo detenuto da questa regione le consente, per appena una frazione<br />

di punto, di affacciarsi soltanto – unica tra tutte le regioni italiane – nella fascia di <strong>in</strong>tensità alta<br />

dell‟<strong>in</strong>dice (quella i cui valori vanno da 60,01 a 80,00) mentre – come anticipato – nessun contesto<br />

regionale detiene un valore dell‟<strong>in</strong>dice f<strong>in</strong>ale (risultante dalla media dei valori di <strong>in</strong>serimento<br />

sociale e occupazionale) che lo collochi <strong>in</strong> fascia massima (da 80,01 a 100,00).<br />

La circostanza è piuttosto significativa, <strong>in</strong> quanto rivela che, anche nel caso di eccellenza<br />

relativa di questo <strong>in</strong>dice – quello dell‟Emilia Romagna, appunto –, il marg<strong>in</strong>e di miglioramento<br />

del proprio potenziale complessivo resta ancora piuttosto ampio.<br />

In particolare il valore dell‟<strong>in</strong>dice f<strong>in</strong>ale dell‟Emilia Romagna s<strong>in</strong>tetizza quello (70,4), di<br />

eguale <strong>in</strong>tensità alta, che la regione ha totalizzato nell’<strong>in</strong>dice di <strong>in</strong>serimento sociale, nella cui<br />

graduatoria risulta ugualmente al 1° posto (peraltro distaccando nettamente il blocco compatto, e<br />

immediatamente seguente, delle altre regioni del Nord est – nell‟ord<strong>in</strong>e Friuli Venezia Giulia,<br />

Veneto e Trent<strong>in</strong>o Alto Adige – comprese tra valori di 61 e 64), e il valore (51,3 e fascia media)<br />

che essa ha totalizzato nell’<strong>in</strong>dice di <strong>in</strong>serimento occupazionale, dove <strong>in</strong>vece occupa il 5° posto,<br />

preceduta rispettivamente da Lombardia (56,6), Toscana (54,8), Lazio (54,6) e Friuli Venezia<br />

Giulia (54,0).<br />

Per L‟Emilia Romagna il punto di forza relativamente maggiore risiede, qu<strong>in</strong>di, nelle<br />

condizioni di <strong>in</strong>serimento sociale che essa sa offrire agli immigrati, soprattutto – stando agli<br />

<strong>in</strong>dicatori qui considerati – per quel che riguarda l’<strong>in</strong>serimento scolastico degli alunni stranieri<br />

(basso tasso di non ammissione all‟esame f<strong>in</strong>ale di III media: 6,7% contro una media nazionale<br />

dell‟8,5%, che le vale il 2° posto nella graduatoria dell‟<strong>in</strong>dicatore, preceduta solo dall‟Umbria), il<br />

tasso di naturalizzazione (3,01 casi ogni mille residenti, secondo dato migliore dopo quello del<br />

Trent<strong>in</strong>o Alto Adige e sensibilmente superiore alla media nazionale di 1,99 per mille) e il tasso di<br />

costitutività familiare (83,1% di famiglie con almeno un componente straniero <strong>in</strong> cui a essere<br />

straniero sia anche il capofamiglia: una quota di 2 punti percentuali superiore alla media nazionale e<br />

preceduta solo da quella di Lazio, Veneto, Lombardia e Umbria), tutti <strong>in</strong>dicatori che denotano un<br />

forte radicamento territoriale degli stranieri.<br />

Non mancano, tuttavia, ambiti di <strong>in</strong>serimento occupazionale <strong>in</strong> cui la regione spicca<br />

altrettanto positivamente: si tratta, <strong>in</strong> particolare, del tasso di impiego della manodopera straniera<br />

(i lavoratori stranieri <strong>in</strong>cidono sul totale degli occupati per il 18,8%, oltre 3 punti <strong>in</strong> più rispetto alla<br />

media nazionale, dato che le vale il 3° posto nella corrispondente graduatoria dopo Trent<strong>in</strong>o Alto<br />

Adige e Friuli Venezia Giulia), del reddito da lavoro dipendente (2.566 euro superiore alla soglia<br />

m<strong>in</strong>ima annua di povertà assoluta, uno scarto positivo di 236 euro superiore a quello media<br />

nazionale, il 6° più elevato tra le regioni italiane) e dell‟<strong>in</strong>cidenza dei titolari d’impresa stranieri<br />

(4,7% sul totale dei lavoratori <strong>in</strong> proprio del luogo, seconda percentuale più elevata del Paese dopo<br />

quella della Toscana, a fronte di una media nazionale del 3,1%).<br />

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