Febbraio 2013 - Accademia Italiana della Cucina
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no sono tardive e prevedono una<br />
misura di diversa qualità di sali, pepe<br />
bianco, aromi vegetali vari, quali<br />
sedano, origano, zafferano e prezzemolo.<br />
Un altro elemento basilare <strong>della</strong><br />
cucina romana era l’aceto di vino,<br />
che non veniva usato soltanto per le<br />
insalate e la conservazione, ma anche<br />
in diversi composti in mescolanza<br />
con pepe, mieli, fichi secchi, per<br />
la preparazione di salse aromatizzate.<br />
I cuochi avevano bisogno anche<br />
di vini cotti o di vini aromatizzati<br />
con pepe, cumino, coriandolo e altri<br />
profumi-spezie spesso esotiche. Del<br />
vino si usavano in cucina anche i<br />
fondi, aromatizzati con pepe e sale,<br />
che formavano una salsa piccante<br />
adatta soprattutto alle carni arrostite<br />
di selvaggina.<br />
Il più celebre e forse il più misterioso<br />
ingrediente <strong>della</strong> cucina romana<br />
era il “garum” (liquamen), ottenuto<br />
dalla macerazione sotto sale di<br />
pesci grossi di qualunque qualità, in<br />
prevalenza lo sgombro, ma anche le<br />
anguille, le sardine, il salmone. Oltre<br />
al sale era necessaria una larga scelta<br />
di aromi quali finocchio, sedano, ruta,<br />
mentuccia e inoltre vino, aceto,<br />
pepe. Molto costoso era il vero e<br />
proprio “liquamen”, parte eletta <strong>della</strong><br />
poltiglia liquida che si formava e<br />
si filtrava in un apposito cestello posto<br />
al centro del recipiente in cui avveniva<br />
la macerazione.<br />
L’“alec” era la salsa secondaria,<br />
meno costosa, riservata alle classi<br />
meno abbienti. Ricca di amminoacidi<br />
liberi, immediatamente assimilabili<br />
dall’organismo, altamente proteica,<br />
aveva un sapore forte e acuto tanto<br />
da far dire a Marziale che l’alito graveolente<br />
di un certo Papilio era capace<br />
di trasformare in garum l’unguento<br />
più profumato. Il sapore<br />
molto salato-acidulo e l’odore forte<br />
possano essere vagamente assimilati<br />
alla pasta di acciughe e alla colatura<br />
di alici di Cetara, e forse la salsa che<br />
più vi si avvicina è la salsa vietnamita<br />
“Nuoc-man”.<br />
CANDIDA SULPIZI<br />
See International Summary page 70<br />
CULTURA & RICERCA<br />
LE RICETTE D’AUTORE<br />
SALSA CRUDA PER POLLO LESSO<br />
Versa nel mortaio semi di aneto, menta secca, radice di laser, tempera<br />
con l’aceto e aggiungi datteri carioti, versa il garum, un po’ di senape<br />
e olio; manipola col mosto cotto e presentalo così. MARCO GAVIO APICIO<br />
da “De re coquinaria” (I sec. d.C.)<br />
FRICASSEA DI POLLO<br />
Spezza il pollo in più parti e metti in un tegame con burro o lardo a<br />
soffriggere, quando ha messo il colore metti un poco di brodo e una<br />
meza cipolla e mezo limone così interi e un mazzetto di prezemolo,<br />
salato a proporzione e metti spezierie se ne vuoi e tutto fa’ cuocere insieme.<br />
Quando è cotto getta via il limone e la cipolla e piglia il prezzemolo<br />
e battilo e mettilo in un pentolo con un uovo o due seconda la<br />
quantità e agro di limone e dimenandolo ben bene, averti che non<br />
s’assodi troppo dopo che l’hai versato nel tegame sopra la carne.<br />
GIOVANNI DEL TURCO<br />
da “Epulario” (1602)<br />
POLLASTRI FARSITI<br />
Si disossano li Pollastri crudi e si riempiono di salsa di Vitello ed un<br />
Ragù di animelle, tartufi, prugnoli, agresta e targone; e poi cotti in<br />
stufa si servono con Colì di Vitello e sapor di targone.<br />
VINCENZO CORRADO<br />
da “Il cuoco galante” (1786)<br />
ARROSTO DI POLLI NOVELLI ALLA CASALINGA<br />
Appena ammazzati i polli e puliti con panno senza acqua, e salati<br />
interno con ramoscello di rosmarino si porranno allo spiedo e di bel<br />
colore di serviranno con insalata verde.<br />
GIUSEPPE RIVA “IL BIONDO”<br />
da “Trattato di cucina semplice” (1878)<br />
INSALATA DI POLLO<br />
Tagliuzzate in dadini una giusta quantità di bianco di pollo, qualche<br />
tartufo bianco, qualche gamba di sedano e del formaggio parmigiano.<br />
In una tazzina preparate il condimento che unirete poi al resto,<br />
composto di olio, aceto, pepe e sale, legato con qualche cucchiaino di<br />
maionese e profumato con un po’ di senape francese e di pasta di acciuga.<br />
da “Il Quattrova illustrato” (1931)<br />
CIVILTÀ DELLA TAVOLA <strong>2013</strong> • N. 246 • PAGINA 12