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Febbraio 2013 - Accademia Italiana della Cucina

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manifestati dai soggetti stessi nello<br />

spazio sociale.<br />

Con riferimento al campo proprio<br />

<strong>della</strong> cucina, ampiamente trattato<br />

dall’analisi, è possibile trarre utili<br />

spunti di riflessione per svolgere personali<br />

considerazioni - pur nella consapevolezza<br />

che la materia meriterebbe<br />

opportune sistematiche ricerche -<br />

sull’odierna realtà del nostro Paese,<br />

riguardata proprio alla luce di alcuni<br />

degli aspetti ivi sottolineati. Va comunque<br />

osservato come la società sia<br />

intanto profondamente cambiata,<br />

specie negli ultimi decenni, e come le<br />

conclusioni del citato autore, al di là<br />

degli schemi metodologici adottati,<br />

non risultino ormai più applicabili,<br />

tanto meno alla nostra realtà.<br />

È indubbio che, al di là <strong>della</strong> posizione<br />

reddituale, è la dimensione culturale<br />

a permeare notevolmente il gusto<br />

alimentare nei diversi contesti sociali:<br />

può accadere infatti che, a parità<br />

di reddito, si accompagnino consumi<br />

alimentari dalla struttura completamente<br />

eterogenea, riflettenti una diversa<br />

sensibilità, in termini di conoscenze<br />

e di esperienze accumulate, in<br />

materia di ’alimentazione.<br />

Da osservare, per quanto concerne<br />

il nostro Paese, come proprio negli<br />

anni più recenti la conoscenza di<br />

prodotti, alimenti e pietanze si sia<br />

progressivamente affermata anche<br />

nella fasce medie e più giovani <strong>della</strong><br />

CULTURA & RICERCA<br />

popolazione, grazie<br />

soprattutto all’interessesuscitato<br />

dalla crescente<br />

risonanza dei media.<br />

Fenomeno<br />

per molti versi<br />

nuovo risulta, infatti,<br />

quello di esibire,<br />

come segno<br />

di distinzione sociale,<br />

una certa<br />

cultura gastronomica<br />

nei diversi<br />

contesti di espressione<br />

<strong>della</strong> socialità:<br />

negli incontri<br />

con familiari, amici<br />

e conoscenti la<br />

discussione cade sovente su prodotti,<br />

processi e pietanze, oltre che su ristoranti<br />

frequentati, su cui ciascuno si<br />

sente in dovere di mostrare le proprie<br />

conoscenze. Lo sviluppo di una sempre<br />

più diffusa cultura gastronomica<br />

trova altresì conferma nell’accresciuto<br />

interesse verso le specificità alimentari,<br />

i prodotti di nicchia e quelli biologici,<br />

spesso direttamente reperibili solo<br />

presso gli stessi produttori. Si assiste<br />

così all’utilizzo del tempo libero<br />

per la ricerca di alimenti di qualità,<br />

solitamente di non comune reperibilità,<br />

che possano soddisfare il palato e<br />

offrire al tempo stesso maggiori garanzie<br />

contro i rischi di sofisticazioni<br />

e di adulterazioni.<br />

L’accesso al ristorante, che presenta<br />

pur sempre apparenti aspetti di distinzione,<br />

non è da considerarsi evento<br />

straordinario come nel passato: è<br />

più facile percepirlo oggi come naturale<br />

momento di libertà e di sospensione<br />

dalle restrizioni ordinarie, oltre<br />

che come occasione di fruizione di<br />

un pasto speciale. La crescente attenzione<br />

agli aspetti di linea e di immagine,<br />

conseguenti al sistema di alimentazione<br />

adottato, nonché i sempre<br />

presenti problemi di spesa fanno<br />

tuttavia propendere per la scelta di<br />

poche pietanze, magari rappresentanti<br />

l’eccellenza o la specialità di quell’esercizio.<br />

Il ristorante finisce anche per essere<br />

CIVILTÀ DELLA TAVOLA <strong>2013</strong> • N. 246 • PAGINA 20<br />

valida alternativa, più o meno ricorrente<br />

a seconda delle disponibilità,<br />

alla cucina familiare di tipo tradizionale,<br />

dove l’esigenza di economizzare<br />

tempo e impegno viene a coniugarsi<br />

pure con una sempre più accentuata<br />

predilezione per i cibi leggeri (carni<br />

alla griglia, verdure crude, insalate<br />

miste, piatti pronti in pochi minuti<br />

per il consumo).<br />

Il pieno esercizio del gusto, compatibilmente<br />

con il possesso di una certa<br />

sensibilità gastronomica, rimane in<br />

ogni caso prerogativa delle classi più<br />

abbienti, in quanto la libertà di scelte<br />

alimentari preferenziali sta purtroppo<br />

diventando sempre più esigua, considerato<br />

che gran parte <strong>della</strong> popolazione<br />

è alle prese con seri problemi<br />

di bilancio familiare. Certamente non<br />

mancano soggetti sociali in grado di<br />

operare scelte alimentari massimamente<br />

libere, ma è facile rinvenire, in<br />

tali casi, un lodevole habitus di ritegno<br />

verso l’ostentazione.<br />

In definitiva, le differenze tra le maniere<br />

più popolari e quelle borghesi<br />

di preparare, consumare e interpretare<br />

il bisogno di cibo si vanno attenuando<br />

a livello esteriore: spingono<br />

in tale direzione la sopravvenuta disponibilità<br />

di un’ampia gamma di<br />

prodotti di qualità a prezzi relativamente<br />

convenienti, lo sviluppo delle<br />

conoscenze nella specifica materia,<br />

l’omogeneizzazione dei comportamenti<br />

indotta dall’influenza dei media,<br />

l’esiguità dei tempi disponibili.<br />

È probabile tuttavia che nelle case<br />

permangano ancora comportamenti<br />

riflettenti un diverso equilibrio nel<br />

rapporto tra sostanza e forma: rilevano<br />

in tal caso, quali segni di distinzione,<br />

l’utilizzo dello stesso ambiente di<br />

cucina o <strong>della</strong> sala da pranzo, l’ordine<br />

e le modalità di servizio, la sostituzione<br />

di piatti e posate tra una portata<br />

e l’altra, l’uso di stoviglie, posateria<br />

e piatti comuni o di pregio, l’atteggiamento<br />

smodato o discreto nel servirsi,<br />

i ritmi veloci o lenti nel mangiare,<br />

lo spazio riservato agli aspetti di convivialità.<br />

DONATO PASQUARIELLO<br />

See International Summary page 70

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