Febbraio 2013 - Accademia Italiana della Cucina
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CULTURA & RICERCA<br />
I pregi delle lenticchie<br />
DI PUBLIO VIOLA<br />
Delegato di Roma Appia<br />
Oltre a regalarci l’illusione<br />
di un nuovo anno fortunato,<br />
queste leguminose sono<br />
dotate di pregi organolettici<br />
e salutistici.<br />
Le lenticchie (Lens esculenta), legumi<br />
che hanno costituito uno<br />
dei primi alimenti di natura vegetale<br />
per l’uomo, sono molto apprezzate<br />
dai consumatori, specialmente<br />
in occasione delle festività natalizie,<br />
in particolare all’inizio dell’anno.<br />
La loro origine è antichissima. Reperti<br />
di alcuni giacimenti farebbero<br />
riscontrare infatti la loro comparsa<br />
nel periodo neolitico e avrebbero<br />
rappresentato una fonte alimentare<br />
fin dall’Età del bronzo. La coltivazione<br />
ai fini alimentari sembra sia iniziata<br />
nei paesi orientali, specialmente<br />
in Mesopotamia e in India,<br />
dove le lenticchie erano<br />
molto conosciute, per<br />
diffondersi poi gradualmente<br />
verso<br />
l’Occidente, passando<br />
dapprima<br />
in Siria e in Turchia,<br />
come risulta<br />
da alcuni scavi<br />
effettuati che<br />
evidenziano la<br />
loro esistenza fin<br />
dai tempi dell’antica<br />
Troia.<br />
Di esse ci parla ampiamente<br />
la Bibbia nella<br />
“Genesi”, ricordandoci come Esaù,<br />
ritornando un giorno dal lavoro nei<br />
campi, stanco e affamato, avesse<br />
chiesto al fratello Giacobbe di cedergli<br />
il piatto di lenticchie che stava<br />
mangiando, e, per ottenerlo,<br />
avrebbe ceduto i diritti <strong>della</strong> primogenitura.<br />
Accanto agli Ebrei, comunque,<br />
altri popoli le conoscevano e le<br />
consumavano. Molto note erano infatti<br />
anche in Egitto, come si desume<br />
da alcuni dipinti delle tombe faraoniche<br />
<strong>della</strong> dodicesima dinastia<br />
(2200 a.C.), dove sono state riscon-<br />
CIVILTÀ DELLA TAVOLA <strong>2013</strong> • N. 246 • PAGINA 13<br />
trate dipinte sulle pareti, riprodotte<br />
in maniera inequivocabile. Dall’Egitto<br />
si diffusero poi in Grecia, dove<br />
ebbero un grande successo, tanto<br />
che il poeta Aristofane ne parla nelle<br />
sue commedie, per giungere<br />
quindi a Roma, come ci confermano<br />
sia la testimonianza di Catone, il<br />
quale descrive ai Romani come coltivarle,<br />
sia la testimonianza di Plinio,<br />
il quale, oltre ad apprezzarne il valore<br />
gastronomico, sosteneva che<br />
erano utili per la salute perché donavano<br />
tranquillità a chi le consumava.<br />
Più tardi arrivarono anche<br />
nella Gallia, dove, oltre ad essere<br />
consumate abitualmente, venivano<br />
considerate migliori<br />
del grano perché si<br />
potevano conservare<br />
a lungo onde<br />
utilizzarle nei<br />
momenti di carestia.<br />
Continuate ad<br />
essere consumate<br />
nei secoli<br />
successivi, furono<br />
sempre apprezzate<br />
dalla popolazione<br />
italiana,<br />
ma trovarono anche alcuni<br />
critici, come il naturalista<br />
Bartolomeo Crescenzio, il quale<br />
nel “De Agricoltura” scriveva che<br />
potevano danneggiare gli occhi e la<br />
vista; altrettanto affermava Castore<br />
Durante, il quale temeva che un loro<br />
eccessivo consumo potesse provocare<br />
una serie di disturbi organici,<br />
ma anche psichici come la “melanconia”<br />
e far sognare “cose tremende<br />
e paurose”. Tali credenze, peraltro<br />
infondate, sono ormai scomparse e<br />
anzi, nonostante le preoccupazioni<br />
dei due citati studiosi, le lenticchie<br />
hanno mantenuto un posto d’onore