Febbraio 2013 - Accademia Italiana della Cucina
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Quale arte gastronomica?<br />
DI GIOVANNI BALLARINI<br />
Presidente dell’<strong>Accademia</strong><br />
Le preparazioni<br />
gastronomiche<br />
sono entità culturali<br />
dalla struttura aperta,<br />
con un fortissimo legame<br />
con il flusso <strong>della</strong> storia,<br />
fatto dalle interpretazioni<br />
passate, presenti e future.<br />
Aperta deve essere anche<br />
la logica utilizzata<br />
per comprenderle<br />
e interpretarle.<br />
Cari Accademici, se si chiede ad<br />
un esperto di cucina cosa sia<br />
un piatto o una preparazione<br />
gastronomica, intesa come arte <strong>della</strong><br />
cucina, ben difficilmente è in grado<br />
di dare una risposta convincente. Al<br />
più potrà disquisire tra alta e bassa<br />
cucina, o riferirsi a qualche preparazione<br />
classica, o richiamarsi a una<br />
tecnica (“fatto a regola d’arte”), dimenticando<br />
che le tecniche e le regole<br />
sono in continua evoluzione. Se<br />
la gastronomia è un’arte intesa in<br />
senso moderno, la sua condizione è<br />
comune ad ogni altra arte: da quando<br />
si è formato e diffuso il concetto<br />
stesso di “arte”, sempre ci si chiede<br />
che cosa sia un’opera d’arte. Ogni<br />
volta, infatti, che si tenta di definirla,<br />
vi è sempre un artista o un gruppo<br />
d’artisti che produrrà un’opera che<br />
renderà vano ogni precedente tentativo<br />
di definizione.<br />
CARI ACCADEMICI...<br />
Le definizioni che sono state date,<br />
o si è tentato di dare, dell’arte in<br />
gastronomia si sono sempre rivelate<br />
astratte e inefficaci, anche per la<br />
straordinaria attitudine alla variabilità<br />
propria delle opere d’arte, senza<br />
tenere conto delle diversità culturali<br />
e delle diverse sensibilità interpretative<br />
<strong>della</strong> cucina. In proposito<br />
è illuminante la situazione che<br />
oggi, sempre più spesso, si pone<br />
agli occidentali, che si trovano a<br />
giudicare una preparazione gastronomica<br />
di una delle tante e diverse<br />
cucine asiatiche. In un mondo, anche<br />
gastronomico, in rapida mondializzazione,<br />
non dovremmo forse<br />
modificare radicalmente i nostri<br />
strumenti concettuali di valutazione?<br />
Ovviamente senza rinunciare ai<br />
valori di una tradizione acquisita<br />
nel corso di una storia, che per le<br />
grandi cucine tradizionali è di secoli<br />
e spesso di millenni.<br />
Le preparazioni artistiche gastronomiche<br />
sono sui generis e, diversamente<br />
dalle preparazioni di cucina<br />
tradizionale, non possiedono strutture<br />
predeterminate (strutture che, peraltro,<br />
sono spesso frutto di una precedente<br />
innovazione gastronomica,<br />
divenuta tradizione). Al contrario di<br />
queste ultime, come il linguaggio, le<br />
opere dell’arte gastronomica, attraverso<br />
una continua sperimentazione,<br />
si rivelano con strutture culturali perennemente<br />
modificabili. Ciò che<br />
porta avanti la ricerca artistica e la<br />
modifica, anche in gastronomia, è<br />
l’esperienza <strong>della</strong> fruizione e la continua<br />
attività d’interpretazione <strong>della</strong><br />
materia alimentare e delle sensazioni<br />
che derivano dalla loro trasformazione<br />
culinaria, cui sono sottoposte nelle<br />
varie epoche storiche e nei vari<br />
contesti sociali.<br />
Un esempio tra tutti. Le lasagne<br />
CIVILTÀ DELLA TAVOLA <strong>2013</strong> • N. 246 • PAGINA 3<br />
sono una preparazione nota fin dal<br />
basso Medioevo e <strong>della</strong> quale abbiamo<br />
una descrizione sufficientemente<br />
esatta nei trattati attribuiti a<br />
Federico II, con una ricetta da sempre<br />
soggetta a innumerevoli interpretazioni.<br />
Non ha senso, applicando<br />
una norma bivalente e manichea<br />
di “vero” e “falso”, giudicare<br />
vera la ricetta federiciana e falsa<br />
ogni altra interpretazione e variazione,<br />
senza dimenticare che neppure<br />
tale ricetta è “originale”, e<br />
quindi essa stessa dovrebbe essere<br />
ritenuta “falsa”. Allo stesso modo<br />
non bisogna commettere l’errore di<br />
considerare solo la ricetta come<br />
l’originale ideale, e ritenere le sue<br />
interpretazioni, necessariamente<br />
collegate a ogni esecuzione, solo<br />
vili concretizzazioni, se non spesso<br />
dei “tradimenti”. Secondo una possibile<br />
logica relativistica e un nuovo<br />
uso <strong>della</strong> storia, tutte le interpretazioni<br />
di una ricetta, anche tradizionale,<br />
sono “originali”, nella misura<br />
in cui interpretano un modello più<br />
o meno iniziale e ne mettono in luce<br />
una o più “verità”, in quel modello<br />
ancora non espresse o solo<br />
parzialmente mostrate. Le lasagne<br />
federiciane, per rimanere nell’esempio,<br />
sono “vere” anche per la capacità<br />
che hanno avuto d’incorporare<br />
il ragù di carne, il pomodoro e via<br />
dicendo. Nel loro insieme tutte le<br />
interpretazioni, quale più e quale<br />
meno, costituiscono e rappresentano<br />
la storia evolutiva di una preparazione<br />
culinaria. Lo stesso avviene<br />
per una sinfonia, un dipinto, una<br />
serie di stampe e ogni altra produzione<br />
umana nella quale si sviluppi<br />
una dimensione artistica.<br />
Nella natura delle preparazioni<br />
gastronomiche, bisogna precisare e<br />
ribadire, è compresa non solo la