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PIANO GESTIONE FORESTALE 2 - Amici Parco del Ticino

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trasformare gradualmente le formazioni antropogene (rimboschimenti), in cenosi naturali in<br />

linea con le caratteristiche ambientali. Tali interventi se effettuati in modo graduale non<br />

incideranno negativamente né sul paesaggio, né sulla fauna.<br />

mantenimento di radure e di spazi aperti frammisti a cenosi forestali chiuse, utili a favorire<br />

l’entomofauna legata alle associazioni erbacee e alla fioritura di erbe, quali lepidotteri ed<br />

ortotteri e indispensabili per la termoregolazione di rettili ed anfibi.<br />

conservare le formazioni arbustive intercluse al bosco, che rappresentano stadi dinamici<br />

<strong>del</strong>la vegetazione utilizzati come siti riproduttivi per diverse specie faunistiche.<br />

mantenere una diversificazione degli habitat boschivi consentendo la conservazione <strong>del</strong><br />

maggior grado di biodiversità.<br />

15.5 ANALISI DELLE INCIDENZE<br />

15.5.1 Considerazioni generali<br />

Se si analizzano le minacce che gravano sulle specie e sugli ambienti si osserva che in assoluto i<br />

fattori che compaiono più di frequente sono trasformazioni e modificazioni <strong>del</strong>l’habitat naturale,<br />

dovute soprattutto alle attività antropiche. La costruzione di nuove infrastrutture, le bonifiche,<br />

l’immissione di sostanze inquinanti e in generale tutti i cambiamenti <strong>del</strong> territorio hanno dei<br />

pesanti riflessi diretti e indiretti sulla sopravvivenza di molte popolazioni. Va ricordato inoltre<br />

che solo il 22% dei fattori che gravano sulla conservazione <strong>del</strong>le specie incluse nella lista rossa e<br />

negli allegati <strong>del</strong>le direttive comunitarie e <strong>del</strong>le convenzioni internazionali, sono da imputarsi a<br />

cause naturali, mentre il 77% <strong>del</strong>le cause di minaccia sono di natura antropica. Nel caso specifico<br />

<strong>del</strong> <strong>Parco</strong> Naturale “Valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>”, la non corretta gestione <strong>del</strong>la risorsa bosco ha portato alla<br />

diffusione “patologica” di specie esotiche invasive che hanno spesso soppiantato le specie<br />

autoctone, semplificando la biodiversità vegetale ed animale, ovvero impedendo la rigenerazione<br />

<strong>del</strong> bosco seminaturale.<br />

L’estesa ceduazione avvenuta in passato, in alcuni casi molto spinta, ha comportato gravi<br />

ripercussioni sulla fauna causa l’alterazione <strong>del</strong>l’habitat con effetti negativi sui microclimi locali<br />

(maggior insolazione al suolo e quindi aumento <strong>del</strong>la xericità), riduzione <strong>del</strong>le zone di rifugio,<br />

aumento <strong>del</strong>la frammentazione, riduzione <strong>del</strong>lo strato di humus, estesa invasione di specie<br />

esotiche. Non bisogna inoltre dimenticare che le alterazioni <strong>del</strong>l’habitat portano varie specie a<br />

spostamenti sul territorio alla ricerca di condizioni migliori con rischi di investimento,<br />

predazione ed isolamento di piccoli nuclei.<br />

Una corretta gestione forestale ed in particolar modo quella di un SIC deve saper guardare con<br />

attenzione ai vari ecosistemi presenti nel territorio e porsi l’obiettivo di mantenere elevati valori<br />

di biodiversità naturale, attraverso la diversificazione degli habitat.<br />

Risulta di fondamentale importanza valutare se gli interventi selvicolturali, previsti nel presente<br />

piano, potrebbero alterare o pregiudicare la conservazione degli ambienti e gli equilibri fra le<br />

varie componenti <strong>del</strong>le biocenosi, con specifico riferimento ad habitat forestali e specie<br />

d’interesse comunitario interagenti tra loro o se, al contrario, potrebbero avere incidenze positive<br />

per la conservazione stessa.<br />

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