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PIANO GESTIONE FORESTALE 2 - Amici Parco del Ticino

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specie; la capacità di disseminazione è infatti elevata e i semi sono dispersi nel raggio di 100<br />

metri intorno al portaseme.<br />

Prima di effettuare qualsiasi intervento che interrompa o modifichi la copertura <strong>del</strong> bosco<br />

occorre dunque vagliare attentamente l’abbondanza e lo stadio di sviluppo <strong>del</strong> prugnolo tardivo,<br />

in particolare la presenza di individui in fruttificazione; se tale presenza è cospicua andranno<br />

evitate interruzioni <strong>del</strong>la copertura e diradamenti intensi.<br />

Il controllo di questa specie, soprattutto nel medio-lungo periodo, può essere effettuato creando<br />

condizioni sfavorevoli al suo sviluppo (elevata copertura, creazione di popolamenti<br />

pluristratificati, disetanei e possibilmente polispecifici), favorendo sempre la rinnovazione <strong>del</strong>le<br />

specie autoctone. Una gestione selvicolturale disetanea, per piede d’albero o per piccoli gruppi,<br />

in grado di creare una pluristratificazione <strong>del</strong>le chiome, può portare ad un contenimento e, nel<br />

lungo periodo, ad un ridimensionamento <strong>del</strong>la presenza di questa specie, impedendogli di<br />

raggiungere il piano dominante. Sono quindi sconsigliate aperture di grosse dimensioni perché<br />

offrono le migliori condizioni per l’affermazione <strong>del</strong>la rinnovazione di questa specie.<br />

In pratica le strategie di contenimento <strong>del</strong> ciliegio tardivo, sia in popolamenti puri che misti in<br />

varie proporzioni con le altre specie, devono agire su due livelli, uno di pianificazione (generale)<br />

e uno di singolo popolamento.<br />

A livello territoriale occorre:<br />

1) individuare i Tipi forestali o gli habitat meno idonei al ciliegio tardivo: questi possono<br />

rappresentare punti di conservazione dei portaseme <strong>del</strong>le specie autoctone;<br />

2) definire indici di monitoraggio e/o di allerta per prevenire la diffusione in popolamenti non<br />

ancora invasi;<br />

4) <strong>del</strong>imitare i soprassuoli temporaneamente non oggetto d’intervento ove la specie esotica è<br />

assente o presente con pochi individui in modo da ridurre la frequenza di arrivo <strong>del</strong>la luce al<br />

suolo, determinare l’invecchiamento dei soggetti adulti di ciliegio tardivo ed opprimere la<br />

rinnovazione;<br />

5) allungare i turni e, ove possibile, posticipare l’utilizzazione dei soggetti adulti di specie<br />

autoctone;.<br />

5) impostare una selvicoltura per gruppi di piccole dimensioni o per piede d’albero e di mo<strong>del</strong>li<br />

gestionali flessibili, che si adattino all’invasività <strong>del</strong> ciliegio tardivo;<br />

6) attivare modalità di divulgazione e formazione a chi opera in bosco circa la pericolosità di tale<br />

specie.<br />

A livello di singolo popolamento o nell’applicazione di ogni intervento selvicolturale le azioni da<br />

intraprendere sono diverse a seconda <strong>del</strong> livello d’invasione (vedi paragrafo 5.3.1) come indicato<br />

nella tabella seguente.<br />

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