PIANO GESTIONE FORESTALE 2 - Amici Parco del Ticino
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9.1 ORIENTAMENTI GESTIONALI GENERALI PER LE AREE BOSCATE<br />
La gestione <strong>del</strong>la componente forestale attraverso interventi selvicolturali <strong>del</strong>ineata nel<br />
presente Piano pone particolare attenzione alle dinamiche naturali e, più in generale, alla tutela<br />
<strong>del</strong>la biodiversità, in accordo con le finalità istitutive <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> e <strong>del</strong> SIC di cui il presente piano<br />
ne è parte integrante. L’impostazione <strong>del</strong>la gestione forestale di seguito descritta è finalizzata, sia<br />
a massimizzare la naturalità <strong>del</strong>le cenosi non invase da specie esotiche con l’applicazione di una<br />
selvicoltura prossima alla natura sia a recuperare tale caratteristica per le altre.<br />
Occorre preliminarmente chiarire che, pur trattandosi di un <strong>Parco</strong> naturale, non può essere<br />
adottata in generale un’impostazione selvicolturale passiva, di semplice monitoraggio<br />
<strong>del</strong>l’evoluzione naturale <strong>del</strong> bosco; ciò per diversi motivi, fra cui il fatto che non possono essere<br />
lasciati alla libera evoluzione soprassuoli più o meno compromessi dalla presenza di specie<br />
esotiche invasive ed anche perché ciò contrasterebbe con alcune <strong>del</strong>le finalità istitutive <strong>del</strong>l’Area<br />
protetta.<br />
Come indicato nel paragrafo relativo agli obiettivi di piano, l’azione <strong>del</strong> selvicoltore nel contesto<br />
<strong>del</strong> <strong>Parco</strong> Naturale “Valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>” è fondamentale per correggere rapidamente le alterazioni<br />
create nel tempo per l’utilizzo passato <strong>del</strong> bosco, nell’ottica <strong>del</strong>la salvaguardia o <strong>del</strong> recupero di<br />
un bene di “interesse pubblico”.<br />
Dall’esame dei dati ottenuti dai rilievi di campagna (vedi Tipi strutturali) è emerso che il<br />
bosco nel suo complesso ed i singoli alberi (in particolare le querce), sono spesso giovani<br />
rispetto ai cicli forestali <strong>del</strong>le specie potenziali: l’età media dei Querceti è inferiore a 70 anni,<br />
valore ben lontano dalla maturità fisiologica e <strong>del</strong> ciclo dinamico naturale (150 - 200 anni). In<br />
condizioni opposte, invece, si trovano le pinete di pino silvestre la cui età media superiore ai 60<br />
anni, è più vicina alla fase finale <strong>del</strong> ciclo silvigenetico per la specie (stimato inferiore ai 100<br />
anni). Questo evidenzia che ci si trova dinanzi a situazioni diametralmente opposte; da un lato la<br />
generale non necessita di messa in rinnovazione per i popolamenti seminaturali a prevalenza di<br />
specie stabili, dall’altro la necessità di assecondare la dinamica evolutiva per i soprassuoli a<br />
prevalenza di specie pioniere, ovvero rigenerare i cedui invecchiati collassati o a rischio di crollo<br />
e trasformare i soprassuoli a prevalenza di specie esotiche. In questo quadro generale, tuttavia,<br />
anche per taluni querceti o alneti di ontano nero sono necessari tagli anticipati di rinnovazione,<br />
come nei popolamenti deperienti per cause meteoriche, ovvero per favorire la costituzione di<br />
strutture pluriplane per gruppi o per evitare il collasso dei vecchi cedui di ontano, soprattutto se<br />
in prossimità di aree a fruizione.<br />
In termini generali, a breve e medio termine, l’obiettivo di ogni intervento selvicolturale è<br />
di migliorare il grado di mescolanza fra le specie, aumentare la naturalità dei popolamenti<br />
artificiali e invasi da specie esotiche, creando le condizioni per la futura gestione con prelievi<br />
riferibili al taglio a scelta colturale per gruppi per le fustaie e il bosco a governo misto per i<br />
cedui.<br />
Tali forme di governo, basate su una gestione per “popolamenti elementari”, sono quelle che<br />
meglio si addicono a complessi forestali misti di querce (eliofile), carpino e latifoglie mesofile<br />
(tendenzialmente sciafile), in rapporto dinamico e concorrenziale con specie esotiche che si<br />
avvantaggiano molto di grandi aperture e <strong>del</strong>la semplificazione strutturale e compositiva. La<br />
gestione per gruppi, inoltre, è quella che permette la convivenza o il mantenimento di habitat<br />
d’interesse comunitario forestali e non. Occorre infatti sfruttare i numerosi nuclei o singoli<br />
soggetti di carpino bianco e i segni di rinnovazione di frassino maggiore. Il primo, benché a<br />
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