PIANO GESTIONE FORESTALE 2 - Amici Parco del Ticino
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9.2.3 Gestione <strong>del</strong>le Pinete di pino silvestre<br />
Nel paragrafo relativo alla descrizione <strong>del</strong>le caratteristiche vegetazionali ed evolutivo colturali<br />
<strong>del</strong>le pinete di pino silvestre si è accennato al fatto che la presenza <strong>del</strong> pino silvestre sui terrazzi<br />
più alti <strong>del</strong>la pianura piemontese e lombarda, pur favorita dall’uomo fin dalla metà <strong>del</strong> XVI<br />
secolo, è possibile come pioniera nei querceti <strong>del</strong>l'alta pianura, assieme ad altre latifoglie.<br />
Pertanto l’obiettivo gestionale per le pinete di pino silvestre presenti nel <strong>Parco</strong> <strong>del</strong>la Valle <strong>del</strong><br />
<strong>Ticino</strong> è la conservazione <strong>del</strong>la specie per scopi naturalistici, valorizzando proprio il ruolo di<br />
specie pioniera suddetto; in prospettiva, infatti, non è più proponibile il mantenimento o la<br />
costituzione di estesi popolamenti più o meno puri e coetanei di pino, quanto la presenza di<br />
singoli individui, gruppi di poche migliaia di metri quadri all’interno di cenosi miste di latifoglie,<br />
da gestire e rinnovare in futuro con tagli a scelta colturali per gruppi. Il mantenimento <strong>del</strong>la<br />
pineta pura in piccoli popolamenti (1-2 ha al massimo) più o meno coetanei, ma sempre in<br />
mosaico con lembi di brughiera e boschi di latifoglie, sarà possibile solo sui terrazzi meno fertili<br />
ove il pino silvestre mantiene una buona competitività con le latifoglie.<br />
In base a questo principio generale, occorre procedere attraverso la diversificazione strutturale e<br />
compositiva, a garanzia di maggiore stabilità e di valorizzazione <strong>del</strong> ruolo originario di specie<br />
pioniera nel ciclo silvigenetico, tenuto conto che la selvicoltura di questi soprassuoli non può<br />
essere vista separatamente da quella dei querceti per le stretti relazioni dinamiche, unitamente al<br />
ruolo <strong>del</strong>la robinia o di altre specie esotiche. Il pino silvestre recupererà quindi il ruolo di specie<br />
pioniera al pari <strong>del</strong> pioppo tremolo o <strong>del</strong>la betulla, costituendo assieme alle querce e alle altre<br />
latifoglie un mosaico intertemporale. Parallelamente occorre mantenere o ricreare le radure a<br />
brughiera intercluse, contenere ed eliminare le specie esotiche invasive, che per altro non sono<br />
diffusissime. I turni ipotizzabili per il pino silvestre, variabili in relazione alla fertilità stazionale,<br />
potranno variare tra i 60 e gli 80 anni.<br />
Il mantenimento o la gestione a governo misto <strong>del</strong>le Pinete, infine, non è più proponibile in<br />
quanto non compatibile con le finalità <strong>del</strong>l’area protetta come già indicato, oltre al fatto che la<br />
specie prevalente nel ceduo è il castagno con i noti problemi fitosanitari e ridotte possibilità di<br />
mantenimento future.<br />
Tabella 60. Tipologie di intervento per le Pinete di pino silvestre<br />
Tipo<br />
forestale<br />
Interventi<br />
Diradamento-conversione Diradamento Evoluzione controllata<br />
ha %<br />
PS10B 59,01 12,09 4,9 76 19,4<br />
PS10C 11,88 24,19 70,41 106,5 27,1<br />
PS10D 5,25 6,29 1,33 12,9 3,3<br />
PS10X 31,34 165,44 196,8 50,2<br />
76,14 73,91 242,08 392,1 100<br />
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