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Cardiologia negli Ospedali n° 154 Novembre/Dicembre 2006 - Anmco

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mizzati e in 75 nessuna documentazione di vitalità.<br />

L’end-point composito (morte/reIMA/angina instabile<br />

a 6 mesi) fu significativamente più basso nel gruppo<br />

trattato invasivamente rispetto a quello trattato in modo<br />

conservativo (6.6% vs 15.5%, p=0.04). Questa riduzione<br />

era legata principalmente alla riduzione dell’evento<br />

angina instabile.<br />

Questo è il primo studio che dimostra che, dopo un infarto<br />

miocardico STEMI, i pazienti che mostrano vitalità<br />

nel territorio infartuato traggono beneficio dal trattamento<br />

invasivo. Le limitazioni sono legate al fatto che<br />

i pazienti trattati e non trattati con trombolisi rappresentano<br />

due popolazioni eterogenee in termini di pervietà<br />

coronarica e vitalità miocardica.<br />

Inoltre il tempo di trattamento invasivo sembra essere<br />

eccessivamente lungo (48-72 ore) e contrasta con i benefici<br />

di un intervento precoce documentati da altri studi.<br />

Infine la differenza dell’end-point è dovuta alla riduzione<br />

dell’incidenza di angina instabile, evento “soft” e il<br />

basso numero di pazienti randomizzati rende deboli i<br />

risultati finali.<br />

Scompenso cardiaco<br />

R. Willenheimer ha riportato i dati dello studio CIBIS-<br />

III. L’obiettivo di questo studio era quello di confrontare<br />

uno schema di trattamento iniziale in pazienti (età<br />

65 anni) con scompenso cardiaco cronico (classe<br />

NYHA II e III, FEVS 35%) con un beta-bloccante selettivo<br />

B1, Bisoprololo (al quale veniva successivamente,<br />

dopo 6 mesi, aggiunto Enalapril) ad un regime terapeutico<br />

che iniziava con Enalapril (al quale veniva successivamente,<br />

dopo 6 mesi, aggiunto Bisoprololo) in termini<br />

di effetto sulla morte improvvisa.<br />

I risultati a 6 mesi, quindi in corso di monoterapia, mostrano<br />

un trend non significativo, di superiorità di Bisoprololo<br />

vs Enalapril. La differenza diventa significativa a<br />

1 anno, mentre successivamente (il follow-up è attualmente<br />

a 18 mesi) tende a ridursi. La riduzione della<br />

morte improvvisa per i pazienti trattati inizialmente con<br />

Bisoprololo era accompagnata da una riduzione non significativa<br />

di mortalità globale e da un trend non significativo<br />

di incremento di ospedalizzazioni per peggioramento<br />

dello scompenso cardiaco.<br />

Secondo L. Tavazzi, che ha commentato lo studio, i beta<br />

bloccanti possono essere iniziati come prima terapia in<br />

pazienti selezionati con scompenso cardiaco, ma i risultati<br />

del CIBIS-III attualmente non ci consentono di raccomandare<br />

questa strategia nella pratica clinica.<br />

Per quanto riguarda il problema scompenso cardiaco<br />

con funzione sistolica conservata (FEVS 45%), segni<br />

ecocardiografici di disfunzione diastolica, età 70 anni<br />

sono stati presentati i risultati dello studio PEP-CH (Perindopril<br />

in Elderly People with Chronic Heart Failure).<br />

È stata documentata, nel gruppo Perindopril, una riduzione<br />

non significativa dell’end-point primario (mortalità/ricovero<br />

per CHF), ma un significativo miglioramento<br />

degli end-point secondari, in particolare il miglioramento<br />

della classe funzionale e della distanza del<br />

six-minute-walk. Nel commento finale si sottolineava<br />

che, nonostante il miglioramento dello stato funzionale<br />

dimostrato, al momento sulla base dei dati presentati è<br />

prematuro raccomandare questa terapia nei pazienti<br />

con scompenso cardiaco diastolico.<br />

Altri spunti interessanti sono emersi da altri studi che<br />

hanno esplorato nuove modalità di terapia come la modulazione<br />

immunitaria, il testosterone, la terapia marziale<br />

o con darbepoietina.<br />

In breve, per quanto riguarda la terapia di modulazione<br />

immunitaria (ACCLAIM), l’end-point primario non è<br />

stato raggiunto, ma ci sono stati benefici su alcuni sottogruppi,<br />

in particolare nei pazienti con scompenso cardiaco<br />

ad eziologia non ischemica e in quelli con scompenso<br />

cardiaco lieve.<br />

Lo scompenso cardiaco cronico è associato a disadattamento<br />

e a prolungata attivazione del sistema neuro-ormonale<br />

e delle citokine proinfiammatorie che provocano<br />

uno spostamento metabolico verso il catabolismo, il<br />

deficit vasodilatatorio e la perdita di funzione e massa<br />

muscolare. Il testosterone determinante della funzione<br />

anabolica e forza muscolare, possiede anche proprietà<br />

anti-infiammatorie e vasodilatatorie.<br />

C. Malkin ha presentato i risultati di un piccolo studio<br />

su 76 pazienti maschi in classe NYHA II e III, randomizzati<br />

al trattamento con testosterone o placebo. L’endpoint<br />

primario era la capacità funzionale valutata con<br />

shuttle walk test. È stato documentato un significativo<br />

miglioramento della capacità funzionale a 12 mesi nei<br />

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