26.12.2014 Views

Cardiologia negli Ospedali n° 154 Novembre/Dicembre 2006 - Anmco

Cardiologia negli Ospedali n° 154 Novembre/Dicembre 2006 - Anmco

Cardiologia negli Ospedali n° 154 Novembre/Dicembre 2006 - Anmco

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

della difficoltà di aver costruito in terra di Sicilia quella referenza<br />

ed eccellenza. Negli anni il numero di strutture di<br />

eccellenza è certamente aumentato. C’è stata certamente<br />

<strong>negli</strong> ultimi anni un’importante periferizzazione delle realtà<br />

assistenziali cardiologiche, UTIC ed emodinamiche incluse, si<br />

tratta per lo più di realtà ospedaliere che avendo creato<br />

ambiti di autonomia ed efficienza stanno consentendo maggior<br />

equità d’accesso alle cure anche relativamente a zone<br />

una volta non ben servite.<br />

A che età sei diventato primario della SOC di<br />

<strong>Cardiologia</strong> di Trieste<br />

A 35 anni. Camerini divenne senatore della repubblica nel<br />

1996. Io ero in predicato di un comando a Denver in<br />

Colorado per approfondire alcuni aspetti relativi alla terapia<br />

beta-bloccante nello scompenso cardiaco, campo nel quale<br />

eravamo stati fra i primi in Italia ad acquisire esperienza e<br />

risonanza scientifica. Decisi di restare a Trieste. Il biennio<br />

post Camerini è stato durissimo, per una serie complessa di<br />

vicende, ma ha misurato una capacità rimarchevole di tenuta<br />

di gruppo medico ed infermieristico, motivata dalla tensione<br />

a far bene “per i malati” ed a mantenere l’importante<br />

referenza costruita da Camerini. In quel frangente il capitale<br />

umano e professionale lasciato da Camerini ha dato i suoi<br />

frutti neutralizzando situazioni difficili e potenzialmente<br />

destabilizzanti. Nel 1999, ereditai tutto questo. Eravamo al<br />

Maggiore, ma era già molto forte in tutti la tensione alla<br />

nuova sede di Cattinara. Avevo all’inizio dell’incarico 15 colleghi,<br />

alcuni dei quali parecchio più grandi di me, tutti molto<br />

qualificati. Hanno avuto certamente affetto e stima per me.<br />

Molti mi hanno aiutato. Lo spirito di sacrificio è stato forte.<br />

La determinazione a crescere in quantità e qualità è stata<br />

altissima, anche per dimostrare la capacità di cogliere l’opportunità<br />

che veniva fornita. L’approccio condiviso ha funzionato<br />

nei confronti di molti. La nomina di un primario di<br />

35 anni è stato un evento dirompente, che ha richiesto<br />

intanto la forte assunzione di responsabilità dell’allora<br />

Direttore Generale dell’Azienda, Dott. Gino Tosolini. Su di<br />

lui voglio spendere qualche parola. È stato medico internista<br />

in prima linea per molti anni, ha contribuito a creare aree<br />

di emergenza che funzionano in una regione che aveva aree<br />

geografiche scoperte da assistenza qualificata e tempestiva.<br />

Ha promosso il collegamento fra periferia e centri ospedalieri<br />

anche quando le logiche di rete hub-spoke non erano<br />

entrate ancora nell’organizzazione sanitaria formalizzata.<br />

Aveva e mantiene attenzione alla medicina basata sulle<br />

prove di efficacia non disgiunta da obiettivi realistici di “best<br />

medical practice” e cost-effectiveness. Mostra una capacità<br />

di pensiero ampia che sa guardare alla soluzione della contingenza<br />

senza perdere di vista aspetti generali che promuovendo<br />

salute nella popolazione generale possano concorrere<br />

a contrarre i bisogni contingenti. La sua gestione mi<br />

ha abituato a fissare obiettivi, misurare esiti, analizzare reportistiche<br />

periodiche, avere una mission più o meno inespressa<br />

che costituisce il metodo (qualificazione, organizzazione,<br />

innovazione) ma anche l’obiettivo del nostro operare. A lui<br />

credo di aver sentito dire una volta che la mission di un<br />

Ospedale si “identifica con i bisogni di coloro che di esso<br />

si servono” e che ciò identifica la nostra ragione di esistere<br />

come uomini e professionisti. Nel 2002 sentii la<br />

necessità di integrare alcune opportunità formative offerte<br />

dall’ANMCO con un Master in Economia e Gestione<br />

Sanitaria, promosso dall’Università di Tor Vergata.<br />

Alcune tappe del mio primo triennio sono state dolorose,<br />

mi hanno sottratto ed hanno sottratto alla mia famiglia<br />

risorse preziose, ma sono trascorse ed ho rimosso. Qualche<br />

amicizia si è incrinata, e ciò mi spiace, ma credo sia inevitabile<br />

nel governo di realtà complesse e con numerosi operatori.<br />

Volontà determinate di ostacolo vi sono state e vi<br />

saranno, è nella natura dell’uomo. L’importante andare avanti<br />

con determinazione.<br />

Errori ne ho certamente compiuti. Di molti ho consapevolezza.<br />

Cerco di mantenere un forte spirito autocritico, per<br />

evitare di reiterarli.<br />

Il risultato finale con un fortissimo spirito di squadra è stato<br />

straordinario e dal 1999 al 2004 le attività di ricovero ed<br />

ambulatoriali sono quasi raddoppiate con un mantenimento<br />

di forte referenza esterna ed attrazione in Area Vasta ed<br />

extra regione.<br />

L’opportunità della Direzione del Dipartimento Interaziendale<br />

di <strong>Cardiologia</strong> di Area Vasta, affidatami nel 2004,<br />

costituisce un contesto molto favorevole per la promozione<br />

di vera interazione in rete di strutture cardiologiche non<br />

dotate di cardiologia invasiva e per sentire molto forti non<br />

solo i problemi dell’area provinciale che è più direttamente<br />

pertinente ma anche quella delle aree che interagiscono,<br />

con una forte istanza a garantire equità di accesso. Il<br />

Dipartimento Interaziendale è stato inoltre il tipico contesto<br />

dove elaborare protocolli condivisi che generano omogeneità<br />

d’approccio e gestione.<br />

Come vedi i rapporti tra i giovani Cardiologi e la<br />

nostra Associazione<br />

Degli oltre 5.000 Soci ANMCO, il 9% ha un’età minore a 40<br />

anni e l’età media dei Soci è di circa 52 anni. Quali sono le<br />

motivazioni di questa scarsa partecipazione dei giovani alla<br />

vita associativa Quali misure, secondo te, il Consiglio<br />

Direttivo e Consiglio Nazionale dovrebbero adottare per<br />

incentivare i giovani alla partecipazione attiva e propositiva<br />

Io credo che la vera crisi è nello “spirito associativo”, nel<br />

senso che si sta diffondendo la percezione che l’ANMCO<br />

sia uno strumento per consentire a pochi di progredire. La<br />

percezione esterna può divenire quella di un circolo chiuso<br />

accessibile a pochi o a gruppi. Bisogna aprirsi ed aprire<br />

opportunità. C’è bisogno di leader culturali ed organizzativi<br />

che sappiano suscitare interesse e partecipazione. Uno dei<br />

Consigli Nazionali ai quali partecipai come Presidente<br />

Regionale, affrontò il problema della “rieleggibilità in successione<br />

su cariche importanti”. Confesso di aver sottovalutato<br />

in quell’occasione la possibilità che questo meccanismo<br />

possa utilmente garantire una crescita in competenza associativa.<br />

Ma rischia di limitare questa crescita a pochi! Forse è<br />

70

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!