Cardiologia negli Ospedali n° 154 Novembre/Dicembre 2006 - Anmco
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va locale molto frammentata e diversificata in ambito<br />
cardiologico, potenzialmente altrettanto destruente.<br />
Esiste infatti una realtà locale estremamente eterogenea,<br />
caratterizzata da una ampia costellazione di<br />
Divisioni di <strong>Cardiologia</strong> ospedaliere e universitarie,<br />
Istituzioni Pubbliche o Private a varia connotazione,<br />
Servizi di <strong>Cardiologia</strong> con letti, Servizi Cardiologici<br />
senza letti di degenza, Unità di Terapia Intensiva<br />
Coronarica in Divisioni Cardiologiche, ma anche all’interno<br />
di Servizi con letti, Strutture sia autonome che<br />
aggregate. Ne deriva che molte strutture cardiologiche<br />
corrono il rischio di perdere la propria autonomia,<br />
attraverso l’inserimento in aree omogenee o<br />
Dipartimenti di Medicina e/o di Emergenza-Urgenza o<br />
di Riabilitazione. Il rischio maggiore è quindi la diluizione<br />
progressiva della specificità cardiologica attraverso<br />
lo smembramento delle cardiologie e la realizzazione<br />
Elettrocardiografo di Einthoven<br />
di nuove entità dove, ad esempio, l’Unità Coronarica<br />
possa venire aggregata al Dipartimento di Emergenza, il Reparto di Degenza a quello di Medicina Interna, i Laboratori di<br />
<strong>Cardiologia</strong>, fra cui quello di Ecografia Cardiovascolare, al Dipartimento di Immagine, e così via.Tali soluzioni organizzative,<br />
così devastanti dal punto di vista della continuità assistenziale e della centralità del paziente, sono purtroppo un pericolo<br />
incombente, qua e là già in fase di realizzazione, spesso sull’onda di motivazioni di economia gestionale.<br />
L’organizzazione dei percorsi assistenziali fra ospedale e territorio, nell’ambito di una Rete Cardiologica Integrata per bacino<br />
di utenza.<br />
Attraverso il recupero della continuità del percorso assistenziale cardiologico da un lato e della competenza clinica dall’altro,<br />
il cardiologo può esprimere al meglio la propria specificità e identità, costruita e consolidata <strong>negli</strong> anni, secondo canoni di<br />
appropriatezza, efficacia ed efficienza.<br />
In questo ambito il percorso assistenziale cardiologico va ripensato e ricostruito per intero, dall’attività del cardiologo del territorio,<br />
all’intervento nella struttura ospedaliera per acuti, al superspecialista del laboratorio di Ecografia Cardiovascolare, di<br />
Emodinamica, di Elettrofisiologia, all’attività riabilitativa e preventiva.<br />
In questa visione perde significato la struttura cardiologica così come siamo stati abituati ad immaginarla <strong>negli</strong> anni, confinata<br />
autarchicamente nella “ristrettezza” di una struttura muraria, per divenire espressione di una competenza complessiva<br />
non fisicamente confinata, se non in un’area geografica di uno specifico bacino di utenza, entro la quale tutte le necessità del<br />
paziente, dall’emergenza alla situazione più complicata sul piano diagnostico e terapeutico, alla terapia delle patologie croniche,<br />
alla riabilitazione e prevenzione, trovano risposta attraverso percorsi diagnostico terapeutici preordinati e condivisi.Tutti<br />
gli anelli della catena o della “filiera” produttiva concorrono a fornire le risposte cardiologiche più appropriate nell’ambito organizzativo<br />
di una Rete Cardiologica Integrata disegnata per bacino d’utenza, area vasta, provincia, area metropolitana o comunque<br />
nell’ambito di un contesto geografico definito. In tal modo la competenza complessiva del sistema è mantenuta qualunque<br />
sia l’operatore coinvolto nel processo o il punto di accesso alla rete.<br />
Conclusioni<br />
La realizzazione di un progetto di efficace continuità assistenziale fra ospedale e territorio, rappresenta per i Cardiologi una<br />
nuova grande sfida, ma anche una grande opportunità, che potrà aiutare a superare sia la settorializzazione subspecialistica<br />
e ipertecnologica che la possibile perdita e diluizione di specificità di una parte della <strong>Cardiologia</strong>. Il progetto necessita però<br />
di una analisi attenta e realistica dei bisogni attuali e prospettici di ogni realtà locale; deve prevedere una organizzazione istituzionalizzata<br />
che rispetti, per quanto possibile, l’esistente, e diversifichi il grado di autonomia e l’entità della integrazione fra<br />
le diverse strutture, attraverso una progettualità realizzativa graduale, condivisa e partecipata attraverso la negoziazione. Un<br />
progetto di continuità assistenziale va comunque ricercato da parte dei Cardiologi come soluzione organizzativa dei flussi<br />
operativi, non solo per fornire prestazioni, ma per gestire servizio; va accettato come sfida propositiva di integrazione fra ospedale<br />
e territorio e fra differenti realtà cardiologiche, piccole, medie e grandi, che presidiano a diverso titolo un determinato<br />
bacino di utenza in rete assistenziale funzionalmente integrata.<br />
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