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Cardiologia negli Ospedali n° 154 Novembre/Dicembre 2006 - Anmco

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L’“INCONSAPEVOLE” EVOLUZIONE DELL’ESSERE (O NON ESSERE) CARDIOLOGI:<br />

ALLA RICERCA DI UNA NUOVA IDENTITÀ<br />

di Gian Luigi Nicolosi<br />

E ormai imminente una nuova importante sfida per i Cardiologi e per la <strong>Cardiologia</strong>, per la quale non sembra però sia maturata<br />

né una adeguata consapevolezza né una sufficiente attenzione. Personalmente ritengo invece che sarà la base di una<br />

vera rivoluzione culturale, alla quale sarebbe opportuno, se non addirittura essenziale, giungere profondamente preparati.<br />

È infatti ormai tempo, per i Cardiologi e per la <strong>Cardiologia</strong>, di ripensare a se stessi e al proprio ruolo per il futuro.<br />

E che la specialità sia in qualche modo in pericolo lo dimostrano gli atteggiamenti da isolazionismo superspecialistico di molti<br />

colleghi Cardiologi emodinamisti interventisti e di molti elettrofisiologi, che si presentano sempre più interessati alla sola procedura<br />

di competenza, piuttosto che al paziente nella sua complessità e nella sua storia di continuità assistenziale, sempre<br />

più esecutori di prestazioni, su indicazioni poste spesso da<br />

altri.<br />

Tali modalità di comportamento racchiudono in sé il grande<br />

pericolo di far apparire decaduta, se non inutile e<br />

superflua, la specificità cardiologica nel suo insieme, a<br />

favore di una nuova “nobiltà” supertecnologica, che risulta<br />

però drammaticamente debole e dai “piedi di argilla” dal<br />

punto di vista clinico. Se infatti il Cardiologo emodinamista<br />

ed elettrofisiologo eseguono solo prestazioni e non “curano”<br />

più i pazienti, vi saranno altri professionisti (internisti,<br />

pneumologi, geriatri, diabetologi, intensivisti, medici della<br />

medicina di urgenza, medici di medicina generale, ecc.)<br />

che dovranno prendersi cura dei suoi bisogni, anche cardiologici,<br />

di salute.<br />

In questo contesto il laboratorio di emodinamica e quello<br />

di elettrofisiologia perdono però la loro specificità nel percorso<br />

di continuità assistenziale del paziente e assumono<br />

I due medici Boekelman e Six mostrano un cuore artificiale costruito secondo il metodo<br />

di Swammerdam - Museo Boerhaave, Leida<br />

il significato più “economico” e “budgettario” di sedi dove vengono eseguite procedure ad alta sofisticazione, ma soprattutto<br />

ad alto costo, che utilizzano sistemi radiologici e cateteri e materiali assimilabili a quanto viene eseguito ed utilizzato in una<br />

struttura di radiologia. E infatti la Radiologia è nata da sempre come una sede di esecuzione di prestazioni, anche di alta<br />

sofisticazione e di tipo interventistico, ma richieste da altri professionisti, in genere clinici.<br />

A questo punto potrà forse apparire logico, ergonomico ed economico gestire il “budget” di tali laboratori nel contesto della<br />

Radiologia, piuttosto che in una <strong>Cardiologia</strong> dalla identità divenuta debole e dalla specificità non più identificabile e diluita.A<br />

questo porta anche il fatto che alcuni laboratori di emodinamica hanno già avviato nel loro ambito procedure interventistiche<br />

non solo sulle arterie coronarie, ma anche sulle arterie carotidi, sulle arterie renali o sulle arterie periferiche, con ciò dimostrando<br />

la grande manualità e duttilità dei Cardiologi emodinamisti, ma anche una maggiore propensione al meccanicismo<br />

dei processi di dilatazione/occlusione piuttosto che alla fisiopatologia e alla clinica che sottende una stenosi o un quadro anatomico,<br />

con ovvie ripercussioni sulle decisioni procedurali. E la fisiopatologia coronarica risulta spesso sufficientemente complessa,<br />

alla luce dei quadri Cardiologici clinici, da far emergere dubbi sulla possibilità di acquisire e mantenere nella stessa<br />

professionalità una competenza di eccellenza anche sulla fisiopatologia del circolo cerebrale, renale, periferico, ecc.<br />

Questo tipo di evoluzione può essere ulteriormente facilitato anche dal fatto che la radiologia sta potenziando la visualizzazione<br />

incruenta delle arterie coronarie con la TAC multistrato e lo studio anatomo-funzionale del cuore, grandi vasi e vitalità<br />

miocardica con la Risonanza Magnetica. Oltre a ciò gli ospedali di nuova concezione e nuova costruzione e disegno stanno<br />

orientandosi verso una organizzazione di assistenza per intensità di cure e di accorpamento delle funzioni assimilabili, con<br />

ovvi rischi nei riguardi della continuità assistenziale cardiologica, se non percepita e vissuta dai Cardiologi come un valore e<br />

una specificità professionale, oltre che un plusvalore, da offrire al paziente per risolvere i suoi problemi.<br />

Ma dove sono i Cardiologi clinici In questo scenario il Cardiologo clinico sembra vivere una nuova e più profonda frustrazione,<br />

subendo come un limite la propria professionalità non interventista, invece che riscoprire di poter essere, e forse dover<br />

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