Cardiologia negli Ospedali n° 154 Novembre/Dicembre 2006 - Anmco
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Erice. Lì nel 1985, quindi durante il Corso di Patologia<br />
Medica, si tenne un Corso sulla Patologia della Diastole.<br />
Sorrido pensando al corso sulla diastole di Erice perché<br />
sono convinto che ha segnato le mie scelte e la mia vita.<br />
Sorrido perché lì, anche un po’ incerto sull’ascolto dell’inglese<br />
scientifico, ascoltai per la prima volta Bruno Pinamonti<br />
adesso mio collaboratore e Responsabile dell’Ecocardiografia,<br />
Claudio Rappezzi, sagace ed aggressivo <strong>negli</strong> interventi,<br />
la Prof. Modena, garbata ed incisiva nell’intervenire su<br />
problematiche ecocardiografiche. Camerini fu straordinario:<br />
presentò in italiano ed inglese, aveva una iconografia fantastica<br />
sull’amiloidosi cardiaca ed era straordinariamente efficace<br />
nel relazionare.Tornai a casa dicendo a mio padre che<br />
mi sarebbe piaciuto in futuro, approfondire la <strong>Cardiologia</strong> e<br />
che avevo ascoltato un docente straordinario. Nel 1987,<br />
preparavo la tesi in anatomia patologica sulla miocardite a<br />
cellule giganti, con un patologo e ricercatore accuratissimo,<br />
Emiliano Maresi dell’Università di Palermo, anche lui molto<br />
dedicato alla didattica e capace di suscitare fascino per gli<br />
argomenti di studio. Con lui pubblicai il mio primo lavoro<br />
che tuttora figura all’inizio delle mie pubblicazioni sul difetto<br />
interventricolare associato ad anomalie dell’aorta (Acta<br />
<strong>Cardiologia</strong> Mediterranea). Maresi organizzò un Meeting<br />
sulla Biopsia Endomiocardica. Partecipavano Camerini,<br />
Thiene ed Arbustini, tutti eccezionalmente bravi ed efficaci.<br />
Thiene, che riaccompagnai in aeroporto, mi disse: “se decidi<br />
di venire su, fatti vivo”.<br />
In quel periodo maturò la decisione definitiva sulla<br />
<strong>Cardiologia</strong>. Andai per un mese al St. Gorge Hospital ma<br />
decisi che era meglio completare la specialità in Italia.<br />
Ottenni un colloquio con il Prof. Geraci, amico di papà ma<br />
che non conoscevo e gli chiesi consiglio. Geraci, che di me<br />
aveva saputo da Pagliaro, mi disse: “se vuoi formarti seriamente<br />
in <strong>Cardiologia</strong> Clinica io credo che Università di<br />
Bologna-Magnani o di Trieste-Camerini siano due luoghi<br />
notevolmente qualificati. Preparati molto bene perché sono<br />
entrambi luoghi molto esigenti”. Lo studio non era un problema.<br />
Il cerchio si chiudeva. Riempii gli scatoloni di libri e<br />
partii per Trieste. Ricordo ancora che era il 13 ottobre<br />
1987. Mio Padre, allora coordinatore sanitario di una grande<br />
USL, non mi ostacolò. Mia Madre fu forte. Partii. Ed alloggiai<br />
per un paio di anni in un residentato universitario (eufemismo)<br />
di Monaci Francescani a Trieste, che ricordo con<br />
affetto.<br />
Quali considerazioni e confronti potresti fare per<br />
allora e per ora sull’ambiente (geografico, sanitario,<br />
umano) siciliano e friulano<br />
Arrivai a Trieste in una giornata di bora che chiamano<br />
“nera”, quando si associano cielo coperto e pioggia. Non<br />
era il massimo. Il salto di temperatura (la bora tira giù un<br />
grado ogni 10 km all’ora di vento), credo sia stato di 10<br />
gradi rispetto a Palermo, dove spesso ad ottobre c’è un<br />
clima ancora caldo. L’Ospedale Maggiore era affascinante<br />
dall’esterno e nella villa interna, ma i reparti erano veramente<br />
obsoleti con malati nei corridoi e servizi comuni per<br />
sezioni da 6-7 malati ciascuna. Incontrai Camerini in una<br />
grande stanza con tantissimi libri ed una foto di Einstein<br />
sullo sfondo. Sull’armadio c’era una frase che evocava l’impegno<br />
allo studio e la necessità di misurarsi costantemente<br />
in termini di capacità cognitive, gestuali e relazionali.<br />
Camerini, al quale consegnai una lettera di presentazione di<br />
Geraci, fu cortese; mi affidò ad un clinico capace e con<br />
grande attenzione umana ai malati: Ezio Alberti. Lì iniziarono<br />
nove anni di convivenza fianco a fianco di Camerini, personalità<br />
capace di coniugare a livello altissimo, cultura, umanità,<br />
leadership nella conduzione del gruppo, capacità di<br />
motivare la ricerca e di promuovere relazioni. Camerini è<br />
stato un incontro straordinario, la crescita culturale avveniva<br />
per “osmosi”, con generosità a trasferire. Era capace di<br />
domande difficilissime quanto imprevedibili. Poteva rimproverare<br />
mantenendo sorriso e self control. I pazienti non lo<br />
stancavano mai. Lavorava sette giorni su sette. L’eccezione<br />
era la domenica, perché andava in ospedale solo il pomeriggio.<br />
Aveva interessi in molti campi. Viaggiava molto per<br />
studio e collaborazioni scientifiche. Amava la montagna.<br />
Parlava con affetto e partecipazione della famiglia.<br />
È riuscito a costruire una importante referenza, in una città<br />
ai confini d’Italia. Città interessante Trieste, multietnica, di<br />
grande cultura, con un ambiente naturale fantastico fra il<br />
Carso e l’Adriatico, con alcune difficoltà di integrazione fra i<br />
sistemi scientifici qualificati che vi risiedono ed un certo torpore<br />
nostalgico.<br />
A me, che adesso opero in una realtà strutturalmente fantastica,<br />
il nuovo Dipartimento Cardiovascolare di Cattinara,<br />
Camerini ha insegnato che elevata competenza professionale,<br />
capacità d’ascolto e riuscire a donare un sorriso e un<br />
po’ di speranza, possono rendere sereni i pazienti anche in<br />
una realtà disastrata come l’Ospedale Maggiore. L’agire clinico<br />
di Camerini, aveva un respiro clinico ampio, un’attitudine<br />
straordinaria alla confutazione costante come elemento<br />
per avvicinarsi alla verosimiglianza nella valutazione di un<br />
problema e nei percorsi diagnostico-terapeutici. A ciò ero<br />
stato ben allenato anche da Pagliaro, ma Camerini era un<br />
terzo grado. I primi tempi mi faceva domande su cardiopatie<br />
congenite complesse, che mi richiedevano lo sforzo di<br />
comprendere la terminologia della domanda ancor prima<br />
dei contenuti della risposta (“cianosi differenziale invertita”!).<br />
C’era una quantità elevata di meeting interni, discussioni collegiali,<br />
incontri con i cardiochirurghi.<br />
La <strong>Cardiologia</strong> era già una realtà molto affermata in città<br />
con un radicamento sociale molto forte ed una sensibilità<br />
alta da parte di associazioni e benefattori. C’era confronto<br />
su molti temi anche quelli relativi alla ristrutturazione della<br />
nuova cardiologia. Camerini era decisamente attento ai rapporti<br />
con la gente, la medicina generale, le associazioni di<br />
cardiopatici.<br />
Non ho elementi di conoscenza sufficienti a giudicare le<br />
realtà cardiologiche siciliane all’inizio degli anni ’80. Sono tuttavia<br />
convinto dell’eccellenza rappresentata da alcune realtà<br />
come l’Ospedale Cervello (di cui era Primario Geraci) e<br />
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