Cardiologia negli Ospedali n° 154 Novembre/Dicembre 2006 - Anmco
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F I G U R A R E L A P A R O L A<br />
a cura di Francesco Meucci<br />
IL CAFFÈ NON FA MALE AL CUORE NEMMENO<br />
QUANDO È UNA CIOFECA…<br />
Uno studio clinico retrospettivo sulla correlazione fra<br />
consumo di caffè e malattia delle coronarie condotto<br />
<strong>negli</strong> Stati Uniti su due popolazioni molto ampie di<br />
persone sane (44.005 uomini, 84.488 donne), seguite<br />
per 20 anni di follow up, è stato recentemente pubblicato<br />
su “Circulation” (Maggio <strong>2006</strong>).<br />
I risultati sono da considerarsi una sentenza definitiva<br />
che assolve il caffè come fattore di rischio per coronaropatia:<br />
in nessun gruppo di consumatori (stratificati<br />
in base al consumo: da 6 tazze al giorno, a 1 tazzina al<br />
mese) si è potuto documentare un aumento di eventi coronarici né a breve (2-4 anni) né a<br />
lungo termine (15-20 anni).<br />
CIRCULATION <strong>2006</strong>; 113:2045-53<br />
Intanto è in corso di pubblicazione sulla rivista “Nutrition, Metabolism and Cardiovascular<br />
diseases” una meta-analisi dei principali studi clinici di correlazione fra consumo di caffè e<br />
rischio coronarico, condotta dal Prof. Gian Franco Gensini e colleghi dell’Università di Firenze<br />
che, in particolare dall’analisi degli studi di popolazione, rassicura ulteriormente sulla sicurezza<br />
dell’assunzione del caffè.<br />
Da buoni italiani, orgogliosi del nostro caffè, potremmo chiosare a questi risultati, ottenuti<br />
seguendo nel tempo soprattutto i consumatori del caffè americano (una vera ciofeca, senza<br />
offesa per nessuno naturalmente), che un analogo studio condotto nel belpaese, potrebbe<br />
portare a concludere per un effetto addirittura benefico della benemerita tazzina, tanto è il<br />
gusto, l’aroma, e dunque l’amore che ci beviamo in quei due sorsi così pregiati.<br />
“…Io per esempio a tutto rinuncerei, tranne a questa tazzina<br />
di caffè, presa tranquillamente qua, fuori dal balcone,<br />
dopo quell’oretta di sonno che uno si è fatto dopo<br />
mangiato… Chi potrebbe mai prepararmi un caffè come<br />
me lo preparo io, con lo stesso zelo…con la stessa cura...<br />
Sul becco io ci metto questo coppitello di carta… Pare<br />
niente questo coppitello, ma ci ha la sua funzione… E già<br />
perché il fumo denso del primo caffè che scorre, che poi è<br />
il più carico, non si disperde… Vedete quanto poco ci<br />
vuole per rendere felice un uomo: una tazzina di caffè, presa tranquillamente, qui fuori… con<br />
un simpatico dirimpettaio…”<br />
EDUARDO DE FILIPPO,QUESTI FANTASMI, ATTO SECONDO<br />
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