Cardiologia negli Ospedali n° 154 Novembre/Dicembre 2006 - Anmco
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scenze” ed in buona parte delle “competenze” risiede <strong>negli</strong><br />
istituti universitari, ma deve esservi una forte istanza integrativa<br />
di competenze ed esperienze attraverso incarichi di<br />
docenza, tirocini teorico-pratici, stage post-laurea. Istanza di<br />
integrazione che renda gli studi universitari realmente capaci<br />
di creare un medico e specialista funzionale ai bisogni dei<br />
pazienti e della comunità. A Trieste credo che ciò accada,<br />
almeno come auspicio.Alcuni ospedalieri di cardiologia, colti<br />
e capaci nel trasferimento di conoscenze, hanno attività<br />
didattiche integrative anche per l’insegnamento in seno ai<br />
corsi di laurea e molte strutture cardiologiche ospedaliere<br />
della Regione concorrono agli insegnamenti di specialità.<br />
Gli strumenti di verifica sull’efficacia dell’insegnamento, sul<br />
reale apprendimento e sui bisogni soddisfatti e disattesi<br />
dovrebbero essere maggiori e migliori. Ciò è, come sempre,<br />
parte dello spirito critico da mantenere, con attitudine a<br />
rivedere scelte e metodi per puntare al miglioramento continuo<br />
della qualità della didattica.<br />
È anche vero che il germe di una condizione pericolosa, si<br />
sta introducendo. Quello cioè che tutti possono essere formatori.<br />
Mentre non tutti hanno necessariamente contenuti<br />
da trasferire o lo sanno fare. In questo senso la logica ECM<br />
non ha aiutato perché chiunque in maniera autoreferenziale<br />
può identificarsi come un “formatore”. Dovrebbe esservi<br />
maggior controllo sui contenuti scientifici ed efficacia della<br />
metodologia didattica adottata. La <strong>Cardiologia</strong> può fornire<br />
un apporto fondamentale integrando il set di conoscenze<br />
teoriche, fisiopatologiche e nosografiche con un approccio<br />
per problemi maturato nel lavoro clinico quotidiano che<br />
allena alla soluzione dei problemi ed alla comunicazione.<br />
Come vedi la possibilità dell’Ospedale di insegnamento<br />
Non c’è il rischio di creare strutture ospedaliere<br />
di serie A e B<br />
È possibile ma bisogna darsi ragione che ciò che gratifica il<br />
nostro lavoro di medici è la capacità di dare risposte qualificate<br />
ai bisogni della gente e può accadere anche in ospedali<br />
che non concentrano rilevanti attività didattiche.<br />
L’importante è che questi ultimi non siano a-priori esclusi da<br />
percorsi di reclutamento in attività didattiche o dal coltivare<br />
interessi di ricerca. In questo contesto credo che continuerà<br />
a valere il merito dei singoli professionisti ed il valore<br />
aggiunto delle cordate clinico-scientifiche consorziali.<br />
Però dall’osservatorio “ospedaliero” dobbiamo evitare l’uso<br />
demagogico delle parole: in questo momento non c’è forse<br />
il rischio di introdurre una serie A, B, C, D, ecc. fra ospedali<br />
con e senza UTIC, con e senza emodinamica, con e senza<br />
emodinamica H24, con e senza cardiochirurgia<br />
Io penso che bisogna avere la maturità di ammettere che<br />
distinguo semantici (che comprendo spesso tirano implicazioni<br />
economico-finanziarie) sono possibili ma questi non<br />
devono incidere su percorsi di collaborazione, integrazione<br />
ed operatività qualificata nell’assistenza come nella ricerca e<br />
nella didattica. E tutti dovremmo essere “al servizio” dell’obiettivo<br />
assistenziale o didattico.<br />
Camerini ha diretto per anni da “ospedaliero” una struttura<br />
Tamara De Lempicka, Portrait of Doctor Boucard, 1929<br />
ospedaliera, facendo “didattica attiva”, promuovendo la<br />
“ricerca” e pubblicando bene. Non credo abbia mai nutrito<br />
astinenze da “formale” riconoscimento didattico. Quando si<br />
crearono i presupposti transitò all’Università. Ha importato<br />
cultura ed attitudini “ospedaliere” nell’università. Ha dato<br />
l’opportunità di trasferire conoscenze a molti, ha posto le<br />
premesse per il mantenimento dell’unicità cardiologica a<br />
Trieste anche adesso, che il direttore è un professore di<br />
ruolo e tutti gli altri sono ospedalieri, molti con funzioni<br />
didattiche attive riconosciute. L’Università Italiana ha apprezzato<br />
il sistema Trieste. Assistenza, didattica e ricerca ne<br />
hanno tratto vantaggio con l’apporto di tutti.<br />
In alcune regioni, come in Friuli, gli specializzandi<br />
svolgono una parte della loro formazione nei reparti<br />
ospedalieri. Pensi sia possibile e come, esportare questo<br />
modello in tutte le regioni italiane<br />
I nuovi statuti delle Scuole di Specializzazione, l’attuale<br />
Presidente SIC Prof.ssa Maria Grazia Modena e l’attuale<br />
Presidente FIC, il Prof. Attilio Maseri, promuovono forte-<br />
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