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Cardiologia negli Ospedali n° 154 Novembre/Dicembre 2006 - Anmco

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meglio rischiare anche (non solo) sui nuovi ingressi, saranno<br />

meno competenti ma garantiranno ricambio, entusiasmo e<br />

crescita. Se si è lavorato nell’ambito delle varie cariche per<br />

l’Associazione, dovrà pur esserci il modo per mantenere<br />

compatta un’Associazione, reclutando nuove forze e non<br />

escludendo le vecchie che vogliano continuare ad impegnarsi<br />

e guidare le nuove leve.Tutti verrebbero gratificati.<br />

Penso che bisogna evitare il rischio di costituire una<br />

“subANMCO giovani”, destinata magari ad autonomizzarsi<br />

quando si diviene adulti! D’altro canto se si è giovani e bravi<br />

dovrà pur essere benvenuto il contributo di adulti accreditati.<br />

Con questo spirito l’iniziativa nasce per promuovere<br />

crescita, sviluppo delle professionalità, integrazioni e non<br />

frammentazioni.<br />

Penso che bisognerebbe studiare la possibilità di periodi di<br />

stage presso istituzioni italiane e straniere o istituti qualificati<br />

come il Mario Negri o istituzioni con importante impronta<br />

epidemiologica come l’Istituto Superiore di Sanità o<br />

corsi-master organizzativi presso le varie università accreditate,<br />

luoghi nei quali persone giovani possano maturare, crescere<br />

e divenire dirigenza clinica, organizzativa ed associativa,<br />

con un implicito impegno a farsi a loro volta promotori.<br />

Il mio impegno in ANMCO è iniziato nel 1992. Avevo 28<br />

anni.<br />

Gigi Tavazzi coordinava l’Area Scompenso Cardiaco e credo<br />

presiedesse contemporaneamente l’ANMCO Nazionale.<br />

Era un trascinatore. Grande intelligenza, lucidità di pensiero,<br />

vasta cultura, attitudine a trasferire conoscenze. Invidiabile<br />

economia del tempo e capacità di concentrazione pur nella<br />

molteplicità degli impegni. Fu lui a telefonarmi per dirmi:<br />

“vuoi far parte di una squadra che si occuperà di promuovere<br />

cultura ed organizzazione nel campo dello scompenso”.<br />

Grande gratificazione e motivazione. Del gruppo facevano<br />

parte anche Gavazzi, Opasich, Rapezzi e Scherillo.<br />

Penso che a 20-40 giovani professionisti d’Italia dovrebbe<br />

giungere una telefonata inattesa, che proponga un coinvolgimento<br />

in gruppi di studio, comitati scientifici, commissioni,<br />

solo a riconoscimento di meriti reali, culturali o organizzativi.<br />

Fuori da logiche di gruppi di appartenenza. Ognuno di<br />

loro catalizza su altri 4 e la catena continua. Il Centro Studi,<br />

anche in questo contesto, secondo me ha un ruolo fondamentale.<br />

I giovani sono per definizione più recettivi alle<br />

Vincent Van Gogh, Fiore di mandorlo, 1890<br />

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