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Cardiologia negli Ospedali n° 154 Novembre/Dicembre 2006 - Anmco

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Costruire, mantenere e difendere questa fisionomia di Ospedale inserito nel territorio e al servizio<br />

della gente, malgrado le progressive trasformazioni aziendalistiche del Servizio Sanitario, è stato un<br />

altro merito di Franco.<br />

Il suo rigore assistenziale si nutriva di una lunga consuetudine alla ricerca clinica, culminata nella<br />

sua direzione dello studio GISSI-Prevenzione. Ancora una volta è stato anticipatore: la sfida era<br />

quella di verificare se i ricercatori italiani, che avevano avuto tanto successo con i primi studi GISSI<br />

limitati alla fase acuta e subacuta dell’infarto, sarebbero stati altrettanto efficienti e costanti nel<br />

gestire uno studio di lunga durata. E la sfida è stata vinta: oltre 11.000 infartuati italiani seguiti<br />

per quattro anni hanno dimostrato la capacità del sistema di ricerca cardiologica ospedaliera di<br />

reggere anche la sfida sul lungo periodo.<br />

Ricordo ancora la tensione di Franco quando a New Orleans doveva presentare i risultati all’<br />

American College, cioè alla platea cardiologica più affollata e più esigente del mondo: lo fece come<br />

era nel suo stile, con rigore e senza enfasi.<br />

Ma il profilo scientifico di Franco non può concludersi senza ricordare il suo impegno per la prevenzione<br />

della malattie cardiovascolari.<br />

Non vorrei sembrare monotono ma ancora una volta fu un anticipatore: il primo cardiologo clinico<br />

in Italia ad occuparsi professionalmente di prevenzione e di strategie di popolazione, il primo a<br />

volere che la scuola fosse l’ambito privilegiato dell’intervento preventivo. Mentre i più ignoravano il<br />

problema o si facevano belli di qualche lettura sulle esperienze condotte all’estero, lui già lavorava<br />

concretamente; costituiva l’associazione Monza-Brianza di cui la moglie Gabriella Rota, assieme a<br />

lui fu l’anima. E mentre altri si facevano inutilmente belli esibendo sporadicamente i camici bianchi<br />

tra i banchi delle scuole, lui con testardaggine e in silenzio formava gli insegnanti (a Monza,<br />

ma anche in tutta Italia) perchè il messaggio ai ragazzi sulla promozione della salute non fosse<br />

effimero ma entrasse a far parte del reale curriculum formativo.<br />

Questo percorso scientifico e professionale lo ha portato quasi inevitabilmente, e malgrado la sua<br />

ritrosia, alla presidenza nazionale della Heart Care Foundation.<br />

È stato questo l’ultimo impegno istituzionale interpretato con serietà e discrezione: poche le sue<br />

apparizione pubbliche, ma indefesso il lavoro quotidiano per preparare documenti, sostenere iniziative,<br />

gestire rapporti. Chi gli è stato vicino in quest’ultima fatica ha sicuramente potuto apprezzare<br />

il suo spirito di servizio, che non è mai venuto meno, anche quando la perdita dell’amata<br />

Gabriella ha progressivamente spento la sua gioia di vivere e la sua speranza, malgrado il sostegno<br />

degli amici e la vicinanza dei tre splendidi figli.<br />

In un mondo in cui spesso la superficialità, il dilettantismo e la voglia di apparire sembrano prevalere<br />

sui veri valori, la sua vita fatta di serietà, impegno nascosto e rigore scientifico devono essere<br />

per tutta la comunità cardiologica uno stimolo a proseguire per la strada che lui ha contributo<br />

a tracciare.<br />

Carlo Schweiger<br />

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