26.12.2014 Views

Cardiologia negli Ospedali n° 154 Novembre/Dicembre 2006 - Anmco

Cardiologia negli Ospedali n° 154 Novembre/Dicembre 2006 - Anmco

Cardiologia negli Ospedali n° 154 Novembre/Dicembre 2006 - Anmco

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

V I A G G I O I N T O R N O A L C U O R E<br />

ne. Nel nostro mestiere, corrisponde<br />

a un talento composito<br />

che sappiamo riconoscere e<br />

apprezzare più di ogni altro, e che<br />

chiede il prezzo dell’esperienza:<br />

vogliamo chiamarlo occhio clinico<br />

Capacità di sintesi culturale<br />

Manualità Tutte queste cose<br />

Come nel caso di Chuang-Tzu, è<br />

una rapidità che giunge molto<br />

lentamente: per un cardiologo,<br />

disegnare bene il proprio granchio<br />

richiede ben oltre dieci anni,<br />

dal primo giorno di università fino<br />

alla specializzazione e alla formazione<br />

sul campo.<br />

Esattezza<br />

La definizione del concetto di<br />

esattezza, variamente intesa come<br />

attenzione ai dettagli, minuziosità<br />

nella descrizione/raffigurazione, rispondenza a criteri logici<br />

prefissati e precisione di linguaggio, sembrerebbe un richiamo<br />

più adatto all’ambito letterario-umanistico che non a<br />

quello delle scienze, che su tale concetto sono basate. Se<br />

Calvino sente il bisogno di insistere sull’esattezza, è perché<br />

avverte il pericolo di un linguaggio “usato in modo approssimativo,<br />

causale, sbadato”. Aggiunge:“Il mio disagio è per la<br />

perdita di forma che constato nella vita, e a cui cerco di<br />

opporre l’unica difesa che conosco: un’idea della letteratura.”<br />

Ed è difficile dar torto al suo disagio, anche se le difese<br />

che ciascuno può opporvi sono forse più ampie e varie.<br />

Non mi sembra che i medici siano poco attenti all’esattezza,<br />

né che, a livello individuale, ne siano carenti. Se Calvino<br />

fosse stato cardiologo, mi chiedo semmai cosa avrebbe<br />

pensato di noi a livello collettivo, di sistema, e della galassia<br />

di pseudo-esattezze e di semi-certezze in cui ci muoviamo<br />

un po’ troppo appagati. Una letteratura medica scarsamente<br />

indipendente da interessi commerciali, il proliferare di<br />

convegni scientifici di non ubiquitaria utilità, il ruolo claudicante<br />

delle Università nella formazione e nella ricerca, le<br />

scatole cinesi costruite su slogan meritori ma disattesi<br />

(ECM, evidence-based medicine, clinical governance, e<br />

quant’altro). Tutto questo, credo, avrebbe osservato<br />

Calvino, con acutezza e ironia. E molto di più.<br />

Visibilità<br />

A mio modesto parere, quello che nel libro viene definito<br />

col termine di visibilità, è in realtà la visionarietà, cioè la<br />

“immaginazione come repertorio del potenziale, dell’ipotetico,<br />

di ciò che non è né stato né forse sarà ma che avrebbe<br />

potuto essere”. In altre parole, si tratta della capacità<br />

interiore di generare immagini nuove, del processo ideativo-creativo<br />

alla base di ogni arte ma anche del progresso<br />

Muro di parole<br />

della scienza. È forse banale ricordare<br />

come la medicina si sia evoluta<br />

grazie a dei visionari, le cui<br />

ipotesi oniriche si sono poi dimostrate<br />

vere al vaglio del metodo<br />

scientifico. I quantum leaps della<br />

nostra disciplina sono originati<br />

dagli stessi circuiti neuronali da cui<br />

Calvino ha generato i suoi mondi<br />

fantastici. Anche di questa virtù, la<br />

visione, abbiamo quindi bisogno,<br />

come lui.<br />

Molteplicità<br />

Il quinto valore, la molteplicità, è<br />

proposta come coscienza contemporanea<br />

e sinottica dei diversi<br />

aspetti della vita, della natura,<br />

del sapere, dell’interiorità. Calvino<br />

propugna una concezione della<br />

letteratura come arte smisurata<br />

nell’ambizione di racchiudere e rappresentare l’universo,<br />

ma anche cosciente che un simile, enciclopedico compito è<br />

inesauribile. Di più, essere molteplici per lui vuol dire essere<br />

pronti ad accogliere per ciascun momento storico la rete<br />

di destini alternativi che si realizzano solo in universi potenziali;<br />

gli infiniti sistemi epistemologici paralleli mai realizzati,<br />

ma comunque possibili. È vero che questa continua consapevolezza<br />

del tutto può avere un effetto paralizzante nelle<br />

sue infinite ramificazioni – gli esempi di Musil e di Gadda<br />

come narratori enciclopedici ma incapaci di concludere<br />

sono illuminanti in questo contesto.Tuttavia, l’assenza di tale<br />

complessità è un impoverimento che priva di spessore<br />

tutta la narrazione.<br />

La molteplicità come richiamo a non sacrificare il tutto per<br />

la parte è straordinariamente appropriato per il mondo<br />

medico in generale, e per i cardiologi in particolare.<br />

L’eccellenza nel nostro mestiere richiede ormai ultraspecializzazione<br />

e settorialità, come naturale conseguenza dell’avanzamento<br />

culturale e tecnologico. Quello che Calvino ci<br />

ricorda, però, è che la perfezione nel dettaglio non può<br />

essere raggiunta dimenticando il quadro d’insieme; che è<br />

indispensabile mantenere una coscienza olistica del soggetto<br />

paziente e del problema salute. Questa coscienza fa la<br />

differenza tra il medico e la creatura ricombinante che definirei<br />

riparatore biologico scotomizzato.<br />

Conclusione<br />

Accanto al Visconte Dimezzato e al Barone Rampante, ho<br />

provato a immaginare il Cardiologo Inarrivabile: leggero, rapido,<br />

esatto, visionario, e molteplice. Confesso che mi piace.<br />

Confesso che è diventato il mio eroe. Con i migliori propositi,<br />

ne faccio la personale, stimolante eredità di un grande<br />

scrittore.<br />

77

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!