Cardiologia negli Ospedali n° 154 Novembre/Dicembre 2006 - Anmco
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V I A G G I O I N T O R N O A L C U O R E<br />
ne. Nel nostro mestiere, corrisponde<br />
a un talento composito<br />
che sappiamo riconoscere e<br />
apprezzare più di ogni altro, e che<br />
chiede il prezzo dell’esperienza:<br />
vogliamo chiamarlo occhio clinico<br />
Capacità di sintesi culturale<br />
Manualità Tutte queste cose<br />
Come nel caso di Chuang-Tzu, è<br />
una rapidità che giunge molto<br />
lentamente: per un cardiologo,<br />
disegnare bene il proprio granchio<br />
richiede ben oltre dieci anni,<br />
dal primo giorno di università fino<br />
alla specializzazione e alla formazione<br />
sul campo.<br />
Esattezza<br />
La definizione del concetto di<br />
esattezza, variamente intesa come<br />
attenzione ai dettagli, minuziosità<br />
nella descrizione/raffigurazione, rispondenza a criteri logici<br />
prefissati e precisione di linguaggio, sembrerebbe un richiamo<br />
più adatto all’ambito letterario-umanistico che non a<br />
quello delle scienze, che su tale concetto sono basate. Se<br />
Calvino sente il bisogno di insistere sull’esattezza, è perché<br />
avverte il pericolo di un linguaggio “usato in modo approssimativo,<br />
causale, sbadato”. Aggiunge:“Il mio disagio è per la<br />
perdita di forma che constato nella vita, e a cui cerco di<br />
opporre l’unica difesa che conosco: un’idea della letteratura.”<br />
Ed è difficile dar torto al suo disagio, anche se le difese<br />
che ciascuno può opporvi sono forse più ampie e varie.<br />
Non mi sembra che i medici siano poco attenti all’esattezza,<br />
né che, a livello individuale, ne siano carenti. Se Calvino<br />
fosse stato cardiologo, mi chiedo semmai cosa avrebbe<br />
pensato di noi a livello collettivo, di sistema, e della galassia<br />
di pseudo-esattezze e di semi-certezze in cui ci muoviamo<br />
un po’ troppo appagati. Una letteratura medica scarsamente<br />
indipendente da interessi commerciali, il proliferare di<br />
convegni scientifici di non ubiquitaria utilità, il ruolo claudicante<br />
delle Università nella formazione e nella ricerca, le<br />
scatole cinesi costruite su slogan meritori ma disattesi<br />
(ECM, evidence-based medicine, clinical governance, e<br />
quant’altro). Tutto questo, credo, avrebbe osservato<br />
Calvino, con acutezza e ironia. E molto di più.<br />
Visibilità<br />
A mio modesto parere, quello che nel libro viene definito<br />
col termine di visibilità, è in realtà la visionarietà, cioè la<br />
“immaginazione come repertorio del potenziale, dell’ipotetico,<br />
di ciò che non è né stato né forse sarà ma che avrebbe<br />
potuto essere”. In altre parole, si tratta della capacità<br />
interiore di generare immagini nuove, del processo ideativo-creativo<br />
alla base di ogni arte ma anche del progresso<br />
Muro di parole<br />
della scienza. È forse banale ricordare<br />
come la medicina si sia evoluta<br />
grazie a dei visionari, le cui<br />
ipotesi oniriche si sono poi dimostrate<br />
vere al vaglio del metodo<br />
scientifico. I quantum leaps della<br />
nostra disciplina sono originati<br />
dagli stessi circuiti neuronali da cui<br />
Calvino ha generato i suoi mondi<br />
fantastici. Anche di questa virtù, la<br />
visione, abbiamo quindi bisogno,<br />
come lui.<br />
Molteplicità<br />
Il quinto valore, la molteplicità, è<br />
proposta come coscienza contemporanea<br />
e sinottica dei diversi<br />
aspetti della vita, della natura,<br />
del sapere, dell’interiorità. Calvino<br />
propugna una concezione della<br />
letteratura come arte smisurata<br />
nell’ambizione di racchiudere e rappresentare l’universo,<br />
ma anche cosciente che un simile, enciclopedico compito è<br />
inesauribile. Di più, essere molteplici per lui vuol dire essere<br />
pronti ad accogliere per ciascun momento storico la rete<br />
di destini alternativi che si realizzano solo in universi potenziali;<br />
gli infiniti sistemi epistemologici paralleli mai realizzati,<br />
ma comunque possibili. È vero che questa continua consapevolezza<br />
del tutto può avere un effetto paralizzante nelle<br />
sue infinite ramificazioni – gli esempi di Musil e di Gadda<br />
come narratori enciclopedici ma incapaci di concludere<br />
sono illuminanti in questo contesto.Tuttavia, l’assenza di tale<br />
complessità è un impoverimento che priva di spessore<br />
tutta la narrazione.<br />
La molteplicità come richiamo a non sacrificare il tutto per<br />
la parte è straordinariamente appropriato per il mondo<br />
medico in generale, e per i cardiologi in particolare.<br />
L’eccellenza nel nostro mestiere richiede ormai ultraspecializzazione<br />
e settorialità, come naturale conseguenza dell’avanzamento<br />
culturale e tecnologico. Quello che Calvino ci<br />
ricorda, però, è che la perfezione nel dettaglio non può<br />
essere raggiunta dimenticando il quadro d’insieme; che è<br />
indispensabile mantenere una coscienza olistica del soggetto<br />
paziente e del problema salute. Questa coscienza fa la<br />
differenza tra il medico e la creatura ricombinante che definirei<br />
riparatore biologico scotomizzato.<br />
Conclusione<br />
Accanto al Visconte Dimezzato e al Barone Rampante, ho<br />
provato a immaginare il Cardiologo Inarrivabile: leggero, rapido,<br />
esatto, visionario, e molteplice. Confesso che mi piace.<br />
Confesso che è diventato il mio eroe. Con i migliori propositi,<br />
ne faccio la personale, stimolante eredità di un grande<br />
scrittore.<br />
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