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"Stella d'Oriente" di Grazia Deledda - Altervista

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non c'è balsamo più potente a confortare un'anima<strong>di</strong>laniata, della parola <strong>di</strong> Dio.Qualche giorno dopo <strong>Stella</strong> si presentò all'Agenzia <strong>di</strong>collocamento, ove le <strong>di</strong>ssero che la gentildonna era lavecchia contessa <strong>di</strong> Farnoli.– Farnoli! Farnoli?... – mormorò <strong>Stella</strong> – dove hointeso questo nome?Si ricordò: e prendendo più minute informazionis'assicurò essere la contessa madre del fidanzato <strong>di</strong> missEllen. Pensò: – Poco importa io non <strong>di</strong>rò nulla che possarivelare il mio vero essere, tanto più che Ellen, qualoratornasse a Roma, non verrebbe certo dalla contessa che nonvuol neanche sentirne il nome.Si erano presentate varie altre fanciulle, ma nessunaaveva contentato la contessa. Nell'Agenzia, <strong>Stella</strong> subì unaspecie <strong>di</strong> esame, raccontò la sua storia a suo modo, e fupresentata al palazzo <strong>di</strong> Farnoli.La contessa – vedova, <strong>di</strong> due mariti – madre <strong>di</strong>Ruggero, figlio del secondo marito, era molto vecchia; mauna vecchia tutta gentile, aristocratica; gli occhi sempremalati, e il viso bianco che ricordava una bellezza mortaormai sotto le rughe della vecchiaia. Accolse <strong>Stella</strong>affabilmente, l'esaminò a lungo coi suoi occhiali d'oro, edopo un'ora ella era completamente affascinata dallabellezza mesta, dall'accento meri<strong>di</strong>onale, dalla squisitaistruzione della fanciulla. Le <strong>di</strong>sse:– Piccina mia, sono vecchia, ve<strong>di</strong>, sono viziosa;compatisci le mie debolezze, contentami, e non te nepentirai...<strong>Stella</strong> le baciò la mano mormorando commossa:– Signora contessa, io sono sola al mondo; lei è mia105

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