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"Stella d'Oriente" di Grazia Deledda - Altervista

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il sentiero, dopo il colloquio con miss Ellen, mormorando:– Che dovevo io fare?... – Si sentiva immensamenteturbato, come in preda ad uno strano e indefinibilemalessere, <strong>di</strong> quelli che eccitando orribilmente i nervifanno ogni tanto sussultare senza saperne un perché. Amisura che saliva, che la notte <strong>di</strong>ventava più oscura con lesue scialbe trasparenze lunari che lasciavano la lontananzaavvolta in una specie <strong>di</strong> nebbia vagolante e azzurrognola,gli sembrava <strong>di</strong> veder miss Ellen in ogni macchia, ritta, ilgran ventaglio nero aperto, che fissandolo in viso coi suoiocchi azzurri velati da una calma triste, fatale, lointerrogava freddamente con lo sguardo. Allora ripeteva asé stesso: – Che dovevo io fare?... – Ma a quella domanda,non che sparire gli pareva che Ellen si moltiplicasseall'infinito, che fosse circondato da ogni parte da mille missEllen che correvano, giravano, s'incrociavano, parlavano,gridandogli con voce tremula, dolcissima: – Amami!Amami! Amami!...E da per tutto ventagli neri, rosseggianti, scossi damani ardenti, lunghe, <strong>di</strong>afane, che emettevano strani cigolii<strong>di</strong> car<strong>di</strong>ni arrugginiti, strani fruscii <strong>di</strong> sospiri e <strong>di</strong> baci... Aun punto la luna si nascose <strong>di</strong>etro una nuvoletta che correvasolitaria attraverso il cielo argenteo e splendente: Maurizioprovò un lungo brivido a quell'improvvisa oscurità. Gliparve che una <strong>di</strong> quelle mani si fosse allungata insino alcielo e col ventaglio avesse coperto la luna... e nel suobizzarro incubo alzò gli occhi e le braccia in <strong>di</strong>rezione dellaMambrilla, verso le finestre illuminate <strong>di</strong> <strong>Stella</strong>,mormorando: – Oh, <strong>Stella</strong>, mia <strong>di</strong>letta <strong>Stella</strong>, <strong>di</strong>glielo tuperché non la posso amare!...Si sedette su un tronco, quasi fosse stanchissimo, e118

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