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"Stella d'Oriente" di Grazia Deledda - Altervista

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<strong>di</strong> esso; ho pregato, ho pianto, non <strong>di</strong>rò l'altra parola"bestemmiato" perché io non avevo chi male<strong>di</strong>re,conservando sino a pochi istanti fa un barlume <strong>di</strong> speranza;– mi chinai tanto che strisciai davanti a voi, chiedendovipietà, a voi che forse mentre io mi uccido non pensate a meche per chiamarmi romantica, come mi chiamaste perrispondere al gemito <strong>di</strong> dolore che s'alzava a voi dall'animamia <strong>di</strong>laniata... Ma allorché saprete la mia triste finecrederete almeno che quanto vi <strong>di</strong>ssi era verità, terribileverità; credete almeno alla tremenda passione che nutrivoper voi nel mio cuore! Muoio perché ciò sia; muoio perchése vivessi questa passione mi ucciderebbe a fuoco lento,con straziante agonia... E perché subir tal martirio quandola si può finire subito? oh, Maurizio! Maurizio! Qui,innanzi alla morte che mi sorride con l'occhio scintillantedella mia rivoltella, io non vi male<strong>di</strong>co, ma, amandovisempre sino all'ultimo anelito della vita, prego chegiammai conosciate la terribile tortura dell'anima che adorasenza speranza, che delira nel pensare che il suo amore nonsolo non è corrisposto, ma forse anche deriso...«Se volessi male<strong>di</strong>rvi, getterei su <strong>di</strong> voi questamale<strong>di</strong>zione; ma, ve lo ripeto, io vi amo, immensamente viamo, e appunto perché sento che il mio amore durerà,sinché durerà il veleno della vita, – io mi uccido!«Nessuna speranza, nessuna gioia m'arride sulla terra.«Voi veniste sul mio sentiero come una fulgida stellasul cielo triste del pellegrino; ma dopo il colloquio <strong>di</strong>stasera quella stella, lo sento sin da un'ora, si è cangiata inun sole immenso <strong>di</strong> fuoco che abbrucierebbe la mia anima,la mia esistenza, se seguitassi a vivere.«Oh, non chiamatemi sciagurata – voi cattolico, per97

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