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"Stella d'Oriente" di Grazia Deledda - Altervista

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a passeggiare a lunghi passi attraverso la camera, e si fermònell'u<strong>di</strong>re la voce del padre che la chiamava. Uscì frettolosaed entrando nella camera, Maria esclamò: – Mi haichiamata?– Sì! Mi pareva sentire dei rumori nella tua camera. Ègiorno già?– No! È notte ancora, ma io veglio perché devo finireper domani mattina un ricamo... – Marco si sollevò sulgomito esclamando con inquietu<strong>di</strong>ne: – Come, Maria, tulavori <strong>di</strong> notte? No, io nol voglio! Non c'è peggior cosa chelogori la salute come il lavorare <strong>di</strong> notte. Io non voglio chetu lavori <strong>di</strong> notte: e se ti ammali?... Che avverrà <strong>di</strong> mesenza <strong>di</strong> te?...Maria alzò vivacemente la testa. Era forse la voce <strong>di</strong>Dio che le parlava per mezzo <strong>di</strong> suo padre? – Essa loamava intensamente, anzi ora le sembrava amarlo <strong>di</strong> piùnella sua <strong>di</strong>sgrazia; e balenandole nel pensiero lo statomiserabile in cui sarebbe caduto se ella moriva, provò unbrivido <strong>di</strong> terrore... Sicché si chinò verso il povero vecchiocieco, dalla fisionomia così bianca e dolce, e cingendogli ilcollo con le braccia lo baciò <strong>di</strong>cendo: – Non temere più,papà. Io non lo sapevo... Non veglierò più la notte; lavorerò<strong>di</strong> giorno, e rimarrò sempre sana ed allegra, per amarti, perfarti felice, papà, caro papà...– Va bene! – mormorò Marco con voce chemanteneva forma a stento. – Va bene, e ora ritirati. – E labaciò in fronte.Maria uscì col cuore gonfio, ma con ben altre idee <strong>di</strong>quelle <strong>di</strong> pochi minuti prima, mormorando fra sé:– È d'uopo vivere: per mio padre e per piangerel'immane colpa che ho commesso... – Si buttò sul letto e65

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