il sentiero, dopo il colloquio con miss Ellen, mormorando:– Che dovevo io fare?... – Si sentiva immensamenteturbato, come in preda ad uno strano e indefinibilemalessere, <strong>di</strong> quelli che eccitando orribilmente i nervifanno ogni tanto sussultare senza saperne un perché. Amisura che saliva, che la notte <strong>di</strong>ventava più oscura con lesue scialbe trasparenze lunari che lasciavano la lontananzaavvolta in una specie <strong>di</strong> nebbia vagolante e azzurrognola,gli sembrava <strong>di</strong> veder miss Ellen in ogni macchia, ritta, ilgran ventaglio nero aperto, che fissandolo in viso coi suoiocchi azzurri velati da una calma triste, fatale, lointerrogava freddamente con lo sguardo. Allora ripeteva asé stesso: – Che dovevo io fare?... – Ma a quella domanda,non che sparire gli pareva che Ellen si moltiplicasseall'infinito, che fosse circondato da ogni parte da mille missEllen che correvano, giravano, s'incrociavano, parlavano,gridandogli con voce tremula, dolcissima: – Amami!Amami! Amami!...E da per tutto ventagli neri, rosseggianti, scossi damani ardenti, lunghe, <strong>di</strong>afane, che emettevano strani cigolii<strong>di</strong> car<strong>di</strong>ni arrugginiti, strani fruscii <strong>di</strong> sospiri e <strong>di</strong> baci... Aun punto la luna si nascose <strong>di</strong>etro una nuvoletta che correvasolitaria attraverso il cielo argenteo e splendente: Maurizioprovò un lungo brivido a quell'improvvisa oscurità. Gliparve che una <strong>di</strong> quelle mani si fosse allungata insino alcielo e col ventaglio avesse coperto la luna... e nel suobizzarro incubo alzò gli occhi e le braccia in <strong>di</strong>rezione dellaMambrilla, verso le finestre illuminate <strong>di</strong> <strong>Stella</strong>,mormorando: – Oh, <strong>Stella</strong>, mia <strong>di</strong>letta <strong>Stella</strong>, <strong>di</strong>glielo tuperché non la posso amare!...Si sedette su un tronco, quasi fosse stanchissimo, e118
aspettò che la luna riapparisse, che la nuvola sfumasse tra ifulgi<strong>di</strong> bagliori <strong>di</strong> essa, e poi riprese il cammino, gli occhisempre fissi verso le finestre <strong>di</strong> <strong>Stella</strong>. In realtà Maurizioera un buon giovine, uno <strong>di</strong> quei giovani assai rari in questitempi, per uno dei quali se una donna <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> amarlo sopraogni cosa della terra, ha pienamente ragione <strong>di</strong> farlo.Arrivato a Mambrilla Maurizio si ritirò nella suacamera da letto ed esaminò, forse per la centesima volta inquel giorno, un piccolo oggetto che aveva trovato lamattina in fondo al giar<strong>di</strong>no, vicino alla spalliera <strong>di</strong>verzura. Era un medaglione d'oro, e Maurizio avevaindovinato che apparteneva a <strong>Stella</strong>, riconoscendo nelritrattino postovi sopra, Maria Franchetti, somigliantissimaa sua figlia. Baciatolo con rispetto ed amore, come cosasacra, aveva aperto il medaglione, ma vistavi la carta, loaveva tosto religiosamente rinchiuso senza leggerla, easpettava <strong>di</strong> veder la fanciulla per restituirglielo in propriemani: ma <strong>Stella</strong> non s'era ancora lasciata vedere.Maurizio, raccolto il medaglione, si recò da donnaAnna e le chiese: – Ma... <strong>Stella</strong> è proprio malata?– Oh, è nulla! Un po' <strong>di</strong> stanchezza. Domani si leverà!Il giovine però passò una triste notte in dormivegliapesante, pieno <strong>di</strong> strani sogni. Sul tar<strong>di</strong> gli sembrò u<strong>di</strong>repiccoli rumori nella villa, ma li credette <strong>di</strong> quei bizzarriscricchiolii <strong>di</strong> mobili, così percettibili e misteriosi fra iprofon<strong>di</strong> silenzi della notte; poi un rimbombo lontano,smorzato nell'aria, come uno sparo o il brontolio <strong>di</strong> untuono... trasalì ma non udendo più nulla ricadde nella suadormiveglia sino all'alba. Si levò presto e scese in giar<strong>di</strong>no.Trovò il giar<strong>di</strong>niere che si strofinava gli occhi, ma che alvederlo si levò rispettosamente il berretto e salutandolo gli119
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Marco, non ostante la sua cecità e
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finestra. Nessuno poteva vederla n
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terra e un sorriso indefinito, stra
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cominciò a piangere da quella nott
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Filanderi...- Grazie, grazie ancora
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senza volerlo, rapito la prima fida
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Ruggero: vide come realmente stavan
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