sempre quando non era vista, ma a sua volta il giovineaveva chinato la fronte sulla palma della mano destra, ilgomito appoggiato sul ginocchio, e pensava intensamente.Pensava allo strano affetto provato sempre per Ninnia, airicor<strong>di</strong> bizzarri, in<strong>di</strong>stinti, come <strong>di</strong> sogni o <strong>di</strong> un'altra vitatrascorsa prima della presente, come nelle Novellefantastiche <strong>di</strong> Tarchetti, ricor<strong>di</strong> che venivano <strong>di</strong> tanto intanto a sconvolgergli il pensiero, ma che sfumavano senzach'egli avesse potuto afferrarli così a lungo da schiarirli,che lo lasciavano con la mente offuscata, che venivano aperio<strong>di</strong> fissi, potentissimi nel mese in cui compiva glianni... Pensava agli spaventi provati allorché bambino, nonamante ancora <strong>di</strong> <strong>Stella</strong>, nelle veglie delle notti invernali,pensando a Ninnia gli sembrava amarla più d'ogni personaal mondo, anche più <strong>di</strong> sua madre, e alla strana ripugnanzache sentiva <strong>di</strong> sé stesso dopo aver detto qualche parolainsolente a quella donna così buona e mite cheinstintivamente senza essergli mai stato suggerito danessuno, egli chiamava sempre la mia gran mammà. Ecento ricor<strong>di</strong> venivano nella sua mente: la sua in<strong>di</strong>fferenza,per il lusso, per le ricchezze, per i titoli; la smania d'esseresempre occupato; il rimorso che provava allorché, nonavendo lungo il giorno fatto qualche lavoro ancheinsignificante, considerava, come Tito, perduta quellagiornata; e i pensieri, le me<strong>di</strong>tazioni che lo tormentavanoquando, aristocratico e silenzioso socialista, pensava allafolla dei poveri, degli operai, dei proletari, che passanonella vita senza potersi un giorno solo chiamar sod<strong>di</strong>sfattinel fisico e nel morale, mentre lui trovavasi così<strong>di</strong>soccupato, così beato, senza pensieri e possessore <strong>di</strong> tantericchezze con cui si sarebbero potuti sod<strong>di</strong>sfare per tutta la140
loro vita migliaia <strong>di</strong> quegli esseri: e la in<strong>di</strong>gnazione cheprovava quando, esprimendo quei pensieri a don Francescood agli amici, veniva chiamato democratico filantropo insessantaquattresimo, il piacere che invece sentiva nelparlare famigliarmente coi suoi subalterni, nello stringerela mano a qualche uomo del popolo e quando, seguendo iprecetti <strong>di</strong> Cristo, poteva beneficare la povera gente senzache nessuno lo sapesse! Poi, tornando a Ninnia, ricordavache più <strong>di</strong> una volta, quando ancor fanciulla le avevamancato <strong>di</strong> rispetto, aveva passato intere notti senzadormire pentendosi <strong>di</strong> ciò, sembrandogli che i dolcirimproveri da lei ricevuti si trasformassero in tante spinesparse nel suo letto che non sparivano se non allorché sialzava, batteva sommessamente all'uscio della nutrice e lechiedeva scusa. Poi, quand'egli viaggiando scriveva senzaun motivo al mondo, a Ninnia, alla misteriosa gioia cheprovava nel leggere le sue risposte dalla grossa e sbagliatacalligrafia, gioia che non sentiva neanche leggendo lelettere <strong>di</strong> don Francesco, <strong>di</strong> donna Anna e <strong>di</strong> <strong>Stella</strong>, nonancora amata che qual sorella; e la strana inquietitu<strong>di</strong>neprovata nell'apprendere una volta una grave malattia dellavecchia. E il bacio, l'ultimo bacio da lui ricevuto al suoritorno? Qual dolce impressione non aveva egli provato nelriceverlo, con quale tenerezza non lo avevacontraccambiato? L'ultimo ricordo riposava su una <strong>di</strong>sputaavuta una sera con un suo amico circa la così detta voce delsangue in cui egli, Maurizio, aveva combattuto la realtà <strong>di</strong>questa voce, chiamandola pura e semplice superstizione!Ora invece si accorgeva essere essa cosa vera; cosasoprannaturale, ma vera! Forse che tutti i sentimenti da luiprovati per Ninnia erano altro che la voce del sangue?141
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accia eburnee e la baciò sulle got
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piccola sconosciuta, dimentico quas
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un giorno amerò, con l'amore immen
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Marco, non ostante la sua cecità e
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Appoggiato ad un muro rimpetto alla
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finestra. Nessuno poteva vederla n
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terra e un sorriso indefinito, stra
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suicidio. Ma vide gente: i suoi con
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cominciò a piangere da quella nott
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XIV.Dopo quasi un quarto d'ora Stel
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- Sarà così! Ma quanta luce c'è
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Quando uscì, alla luce pallida e p
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lagrima?... Perché in quest'ora tr
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tipica delle figlie della borghesia
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tardi, miss.- Ciò non importerebbe
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importa a me tutto ciò?... Che mi
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quel fantasma bello, palpitante d'a
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amaramente col solito sorrise nervo
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ma è ancora un'altra storia quella
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